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30ª  CONFERENZA REGIONALE DELLA FAO PER L'ASIA E IL PACIFICO
[27 SETTEMBRE AL 1° OTTOBRE 2010]

INTERVENTO DI MONSIGNOR RENATO VOLANTE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO LA FAO

Giovedì, 30 settembre 2010

 

Signor Presidente,

Vorrei anzitutto ringraziarla per l'opportunità di rivolgermi a questa 3ª settimana della Conferenza della Fao per la Regione dell'Asia e del Pacifico chiamata ad approfondire piani e strategie per combattere la fame e favorire lo sviluppo del mondo rurale. Vorrei inoltre attraverso di Lei esprimere gratitudine al Governo della Repubblica dl Corea per l'accoglienza calorosa riservata a questo incontro nel quale si considera la situazione agricola e alimentare della Regione per fornire indicazioni specifiche di fronte alle nuove necessità.

La Santa Sede vuole offrire la propria disponibilità e riflettere nella prospettiva etica che appartiene alla sua natura e missione sui dati messi a disposizione della Conferenza, continuando così a mantenere una particolare attenzione alle iniziative che a livello internazionale si vanno realizzando per affrontare e risolvere le situazioni di carenza alimentare e di malnutrizione, specie di fronte all'ampliamento dei bisogni che si registra in alcune aree.

Si è appena concluso il Vertice sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nel quale, tra l'altro, i massimi Responsabili degli Stati e delle Organizzazioni internazionali hanno ribadito come primo impegno la lotta alla fame e alla povertà. Un'attenzione prioritaria, dunque, in un mondo globalizzato che sembra accettare una situazione di divario, sempre crescente, nei livelli di sviluppo dei Paesi e dove i livelli di insicurezza alimentare lasciano intuire che, nonostante i recenti miglioramenti, dimezzare il numero degli affamati entro il 2015 è un traguardo difficile, pur continuando gli sforzi compiuti dalla Fao e dai Governi per incrementare la produzione agricola, salvaguardare le risorse naturali e fronteggiare le necessità immediate mediante politiche efficaci e cioè capaci di prevedere interventi risolutivi nel lungo periodo.

All'ordirle del giorno di questa riunione è posto ancora una volta l'esame della sicurezza alimentare intesa come risultato di un impegno costante nella ricerca degli strumenti più idonei per attuare, con vigore e coerenza, programmi in grado di garantire il diritto fondamentale di ogni persona e di ogni comunità di essere liberi dalla fame. Si tratta di uno sforzo che, come è evidente, ha una diretta connessione con il rispetto della dignità dei più vulnerabili e svantaggiati. Per questo esso non può lasciarci indifferenti.

Le analisi sin qui condotte a livello interno e internazionale sono chiare nell'indicare che lo sviluppo rurale è certamente uno dei modi per superare le situazioni legate alla povertà, alla carenza di cibo ed alla difficile distribuzione dei prodotti alimentari. Ma, come sottolineano anche i dati della Fao, l'attività agricola e la produzione alimentare debbono essere coniugate a scelte accurate, a politiche appropriate e a linee guida che siano attente al profilo tecnico e operativo. Coordinare le conoscenze o gli usi tradizionali con le innovazioni frutto del progresso tecnico e scientifico è certamente una sfida che si pone anche per i Paesi della Regione dell'Asia e del Pacifico dove abita ben più della metà della popolazione mondiale.

Infatti, come ha ricordato Benedetto XVI nella sua visita alla FAO il 16 novembre 2009 in occasione del Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare: "Per combattere e vincere la fame è essenziale cominciare a ridefinire i concerti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali, così da rispondere all'interrogativo: cosa può orientare l'attenzione e la successiva condotta degli Stati verso i bisogni degli ultimi? La risposta non va ricercata nel profilo operativo della cooperazione, ma nei principi che devono ispirarla solo in nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale si può richiedere a ogni Popolo e quindi a ogni Paese di essere solidale" (n. 4). Questo senso di condivisione è certamente parte della cultura delle popolazioni della Regione e porta subito a dire quanto sia necessario intervenire nelle situazioni che impediscono a larga parte della popolazione uno sviluppo integrale, come pure a riconoscere la centralità della persona nella società o nei processi decisionali troppo spesso guidati da sole considerazioni tecniche, di vantaggio economico o di chiusura verso gli altri bisogni.

L'impegno di questa Conferenza per individuare e approntare gli strumenti e gli accorgimenti necessari a garantire lo sviluppo delle aree rurali nel lungo periodo può dare ulteriore significato a questi obiettivi. Ciò certamente significa progettare uno sviluppo del settore agricolo, forestale, dell'allevamento e della pesca finalizzato a garantire reddito e stabile disponibilità di alimenti. Ma l'attenzione sul lungo termine non può far dimenticare il dovere della Comunità internazionale, e della FAO in particolare, di ottenere risulti tanto attesi anche nell'immediato.

La realtà dei cambiamenti climatici non manca di destare preoccupazione anche nella Regione, pur in presenza di un generale e apprezzabile sviluppo nei livelli di disponibilità di alimenti destinati alla nutrizione umana. Il problema non è dato solo da instabili livelli della produzione che si registrano in alcune aree, ma da situazioni che coinvolgono più in generale i modelli di vita, le più ampie condizioni sociali, la salute della popolazione come è evidente nelle zone strutturalmente a rischio per fenomeni come la desertificazione, le inondazioni o l'innalzamento del livello del mare. Si tratta di situazioni che richiedono una maggiore attenzione ai piccoli agricoltori, ai pescatori artigianali, a quanti praticano l'allevamento su piccola scala a volte dimenticati dalle istituzioni e dalle attività di cooperazione e che spesso sono costretti ad abbandonare il loro habitat e ad assumere modelli di vita, di produzione e di consumo lontani dalla loro tradizione.

Signor Presidente,

Quello della Delegazione della Santa Sede è un invito a inquadrare i risultati di questa Conferenza in una prospettiva che coinvolga la persona nella sua completezza, richiamandosi a quei valori fondanti la storia, le diverse culture, l'esperienza religiosa, la vita sociale della Regione dell'Asia e del Pacifico. Aspetti che facilmente esprimono concetti di giustizia e di solidarietà che è possibile realizzare in politiche, norme e azioni per combattere la miseria in tutte le sue forme, materiali e spirituali. Questo, però, richiede anche di non legare la povertà e l'insicurezza alimentare alle sole situazioni di ordine tecnico che, pur importanti, rischiano di limitare la cooperazione e gli interventi di assistenza immediata.

È questo l'auspicio che desidero formulare, consapevole delle difficoltà, ma anche fiducioso nelle capacità di tutte le forze vive impegnate quotidianamente nelle differenti funzioni e responsabilità nella Regione.

   

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