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CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE

INTERVENTO DEL CARDINALE PEDRO ODILO SCHERER,
INVIATO SPECIALE DEL PAPA E
CAPO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE

Rio de Janeiro, Brasile
Venerdì, 22 giugno 2012

   

Signora Presidente,
Eccellenze,
Signore e
Signori,

La mia delegazione ringrazia vivamente il Governo brasiliano per aver ospitato questa importante Conferenza sullo sviluppo sostenibile ed esprime la gratitudine al popolo brasiliano per la sua calorosa ospitalità; essa ha il piacere di partecipare a questo incontro che vede opportunamente riuniti i rappresentanti della comunità internazionale, in questa significativa congiuntura della storia umana.

Questo è il momento opportuno per affrontare le diverse minacce alla famiglia umana e alla sua casa terrena, dovute alla persistente ingiustizia della fame, della povertà e del sottosviluppo, che continuano a tormentare le nostre società. La Santa Sede nutre la ferma speranza che questa occorrenza possa offrire l’occasione per abbandonare l’ermeneutica del sospetto rafforzata dall’interesse di partito e dal protezionismo, a favore di una vera solidarietà tra noi, specialmente verso i più poveri. Questo è il momento opportuno per impegnarci in una distribuzione più giusta degli abbondanti beni del mondo e nella ricerca di uno sviluppo più integrale, che corrisponda alla dignità di ogni essere umano.

Per la Santa Sede ciò richiede, prima di tutto, che venga mantenuta una relazione adeguata tra i mezzi e il loro fine. Al centro del mondo creato si trova la persona umana che quindi si trova anche al centro dello sviluppo sostenibile, come afferma il Primo Principio della Dichiarazione di Rio del 1992. Ogni singola vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, ha lo stesso valore e dignità.

Qualsiasi nuovo modello di sviluppo, come quello dell’“economia verde”, deve essere ancorato a e permeato da quei principi che costituiscono la base per l’effettiva promozione della dignità umana, che sono: (1) la responsabilità, anche quando devono essere apportati cambiamenti ai modelli di produzione e di consumo; (2) la promozione e la condivisione del bene comune; (3) l’accesso ai beni primari, includendo quei beni che sono essenziali e fondamentali, come l’alimentazione, la salute, l’educazione, la sicurezza e la pace; (4) la solidarietà a livello universale, capace di riconoscere l’unità della famiglia umana; (5) la tutela del creato connessa con l’equità inter-generazionale; (6) la destinazione universale dei beni e dei frutti dell’attività umana; (7) e il principio di sussidiarietà, che permette alle autorità pubbliche, a tutti i livelli, di agire in modo efficace per la promozione di ogni persona e di ogni comunità. Ciò è ancora più evidente nelle relazioni internazionali, dove l’applicazione di tali principi tra gli Stati e all’interno degli Stati favorisce un adeguato trasferimento di tecnologia, la promozione di un sistema commerciale globale che sia giusto e includa tutti, come pure il rispetto per gli obblighi di aiuto allo sviluppo e la definizione di strumenti finanziari nuovi e innovativi, che pongano la dignità umana, il bene comune, e la tutela dell’ambiente, al centro dell’attività economica.

Il ruolo unico e fondamentale della famiglia — che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma essere la cellula fondante della società — merita qui una menzione speciale perché, di fatto, educazione e sviluppo umano cominciano nella famiglia, dove tutti questi principi vengono trasmessi e assimilati dalle generazioni future, di modo che tutti i suoi membri si assumano le proprie responsabilità nella società.

I diritti all’acqua, all’alimentazione, alla salute e all’educazione sono intrinsecamente legati al diritto alla vita e al diritto allo sviluppo. Per questo dobbiamo avere il coraggio di affermarli e allo stesso modo dobbiamo essere decisi a tener conto del fatto evidente che tali diritti sono al servizio della persona umana. Il rischio di oscurare questa giusta relazione si presenta, in modo particolare, nel caso del diritto alla salute, dove si osserva che la promozione di una certa concezione della salute minaccia profondamente la dignità della persona umana. Una sentenza di morte imposta sulle vite umane più vulnerabili — ossia quelle che sono nel santuario più sicuro che è l’utero materno — non può, per alcun motivo, essere presentata sotto il nome di “cure di salute” o semplicemente “salute”. Ciò non realizza un vero servizio allo sviluppo umano autentico e neppure al suo effettivo apprezzamento; costituisce piuttosto la più grande violazione della dignità umana e un disservizio ingiustificabile, giacché lo sviluppo, in tutte le fasi della vita, è al servizio della vita umana.

Signora Presidente,

La crisi economica e finanziaria attuale mette a rischio il grande progresso registrato nello sviluppo tecnologico e scientifico degli ultimi decenni. Affrontare i problemi in modo onesto e coraggioso può spronare la comunità internazionale a una riflessione rinnovata e profonda sul significato dell’economia e dei suoi obiettivi, come pure a un rinnovamento dei modelli di sviluppo, affinché non consentano che il “perché” dello sviluppo venga schiacciato dall’urgenza del “come” delle soluzioni tecnologiche. Quest’analisi non deve semplicemente includere lo stato di salute economica o ecologica del pianeta, ma esige anche l’affrontare la questione della crisi morale culturale, i cui sintomi sono ora evidenti in ogni parte del mondo. Questa è, senza dubbio, una sfida complessa, che deve essere accolta, ma la Santa Sede sottolinea l’importanza di passare da un modello meramente tecnologico di sviluppo a un modello integralmente umano, che abbia come punto di partenza la dignità e il valore di ciascuna persona. Ogni individuo della società è chiamato ad adottare un atteggiamento vocazionale, assumendo liberamente una responsabilità, genuinamente solidale, dell’uno per l’altro e per tutto il creato.

Signora Presidente,

In conclusione, la gestione della natura è affidata agli esseri umani, ma come tutto ciò che è umano, questa gestione possiede necessariamente una dimensione etica. Nell’esercizio di tale diritto e di tale dovere è sempre implicita una giusta solidarietà tra gli esseri umani, includendo i nascituri. Ciò presuppone un debito rispetto alle generazioni future, che erediteranno le conseguenze delle nostre decisioni. In tal senso, riteniamo che questa Conferenza offra l’opportunità ai Governi di unirsi per tracciare il cammino verso la promozione dello sviluppo per tutte le persone, specialmente quelle più bisognose.

Ancora una volta, Signora Presidente, esprimiamo la nostra riconoscenza alla leadership del Brasile per aver ospitato questa Conferenza ed auspichiamo sinceramente che essa contribuisca a promuovere quel futuro di cui tutti insieme abbiamo bisogno.

Dio illumini tutti!

     

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