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22ª SESSIONE ORDINARIA DEL
CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO SULLA TRATTA DELLE PERSONE UMANE

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
E DELLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI A GINEVRA

Ginevra
Mercoledì, 7 marzo 2013

 

Signor Presidente, lungi dal diminuire, con l’aumento della mobilità umana e la globalizzazione della comunicazione e del commercio, la piaga del traffico di esseri umani sta crescendo e si sta diversificando sempre più. L’enfasi posta nell’ultimo Rapporto del Relatore speciale sulla vendita, la prostituzione dei bambini e la pornografia infantile mette in evidenza una tendenza globale della tratta di esseri umani. L’ultima Relazione sulla tratta di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (2012) traccia un quadro lugubre di milioni di persone vittime di questa tratta ai fini dello sfruttamento sessuale e del lavoro forzato: hanno almeno 136 nazionalità diverse e sono state trovate in 118 Paesi. Sebbene la maggioranza di queste persone sia costituita da donne (55-60 per cento), il flusso di bambini sta crescendo rapidamente in modo allarmante, passando dal 20 per cento nel periodo 2003-2006 al 27 per cento tra il 2007 e il 2010. Tra tutti i casi di tratta di esseri umani identificati globalmente, quelli ai fini dello sfruttamento sessuale costituiscono il 58 per cento.

Il Rapporto del Relatore speciale mostra con accuratezza come i bambini possono diventare vittime delle fantasie sessuali degli adulti. Il fenomeno di certo non è nuovo, ma recentemente è stato accentuato dalla liberalizzazione del comportamento sessuale. Alcuni studi passati e attuali hanno mostrato chiaramente che l’interesse dei trafficanti è principalmente economico. Essi cercano di massimizzare le loro attività di profitto, utilizzando gli esseri umani come “merci”. La comunità internazionale si deve confrontare con un mercato criminale che produce miliardi di dollari per i trafficanti. Quando i rischi nel dedicarsi a tali attività sono bassi, gli alti profitti diventano una tentazione. Il Rapporto del Relatore speciale mostra che, nel caso della tratta dei bambini, i rischi sono bassi sotto diversi aspetti e in molte parti del mondo. C’è la chiara esigenza di aggiornare la legislazione, aumentare la cooperazione internazionale e regionale, condividere informazioni e buone pratiche, combattere l’impunità e la corruzione, accrescere le pratiche giudiziarie, prendersi cura delle vittime e fornire modi per reintegrarle in una vita normale e dignitosa nella società.

Signor Presidente, come in qualsiasi mercato, l’offerta corrisponde a una domanda. La tratta dei bambini esiste perché c’è domanda. Per fermare il mercato, dobbiamo affrontare e combattere i “consumatori” che sono disposti a pagare i “servizi” dei bambini. È possibile prevenire quelle attività in modo efficace promulgando e attuando una legislazione che criminalizzi il consumo di pornografia infantile o l’abuso sessuale sui bambini.

Le misure legali, però, non bastano. Come sottolinea il Rapporto del Relatore speciale, la prevenzione dovrebbe indirizzarsi anche alla cultura consumistica, che stimola e promuove i desideri sessuali insani e immaturi che spingono i “consumatori” verso questo mercato. Occorre porre domande legittime sul perché tanti turisti cercano questi “servizi”, che causano danni irreversibili ai bambini. La prevenzione dovrebbe osare chiedere che cosa è accaduto al turista che cerca quel genere di “servizio”. E, in primo luogo, come si crea il mercato dello sfruttamento sessuale? Se la comprensione della libertà individuale rifiuta i confini etici imposti dalla natura stessa, allora la tratta delle persone e la violazione della loro dignità innata continueranno a ripetersi, e l’azione dello Stato sarà inefficace.

La persistente crisi economica, le guerre e i conflitti civili attuali, i prezzi elevati del cibo, la carestia, l’abietta povertà e la migrazione, le agitazioni politiche, gli Stati falliti, sono tutte opportunità per i trafficanti di esseri umani per predare le loro vittime indifese. La pratica predatoria dei trafficanti si nutre dei più deboli, delle persone che già vivono nel bisogno e che quindi è facile sequestrare, ridurre in schiavitù, in “merci”. Un esempio concreto del traffico di esseri umani è l’organizzazione che opera nel Corno d’Africa e nella regione del Sinai; costituisce un campione di “vita reale” del ciclo di abusi che viene scatenato dal traffico delle persone umane (Mirjam van Reisen, Meron Estefanos, Conny Rijken, Human trafficking in the Sinai, Tilburg, Wolf legal publishers, 2012). Al fine di prevenire questa piaga, dobbiamo rafforzare la sicurezza umana e affrontare le cause fondamentali che rendono le persone vulnerabili. Combattere questo commercio significa scoraggiare i gruppi criminali dal cercare e sfruttare vittime innocenti.

Signor Presidente, tra le pratiche sconvolgenti della tratta di esseri umani, quelle che riguardano i bambini esigono un’attenzione e un’azione speciali e urgenti per motivi sia umanitari, sia morali. Identificare le vittime, offrire loro sostegno, prepararle a una vita produttiva libera da traumi e perseguire in modo efficace i trafficanti sono i compiti comuni del settore privato e pubblico della società. Le vittime, però, troveranno una protezione vera solo se il compito di prevenzione verrà preso sul serio, cambiando una cultura che giustifica il loro sfruttamento e tollera con impunità la violazione della sicurezza umana, terreno fertile per la vulnerabilità umana.

Papa Giovanni Paolo ii, in una Lettera in occasione della Conferenza internazionale sul tema Schiavitù del xxi secolo: la dimensione dei diritti umani nella tratta di esseri umani, affermò che la tratta di persone umane «costituisce un oltraggio alla dignità umana e una grave violazione dei diritti umani fondamentali [...]. In special modo, lo sfruttamento sessuale di donne e di giovani è un aspetto particolarmente ripugnante di questo commercio e va riconosciuto come violazione intrinseca della dignità e dei diritti umani» (Lettera all’arcivescovo Jean-Louis Tauran in occasione della Conferenza Internazionale sul tema “Schiavitù del XXI secolo: la dimensione dei diritti umani nella tratta di esseri umani”, 15 maggio 2002).

 

  

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