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4a SESSIONE DEL GRUPPO DI LAVORO APERTO
DELL'ASSEMBLEA GENERALE SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE
IN MERITO AL TEMA «SALUTE, DINAMICHE DEMOGRAFICHE»

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO FRANCIS CHULLIKATT, OSSERVATORE PERMANENTE
DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE*

New York
17-19 giugno 2013

 

Salute e dinamiche demografiche

 

Signor Co-Presidente,

Come istituzione profondamente impegnata a promuovere e a fornire accesso all’assistenza sanitaria, la mia Delegazione ritiene che il presente dibattito costituisca una gradita opportunità perché la comunità internazionale si impegni nuovamente a favore di un cammino davvero incentrato sull’uomo per le cure sanitarie e i cambiamenti demografici. Per cominciare, però, notiamo con preoccupazione la tendenza, negli ambienti delle Nazioni Unite, a collegare la “salute” con le “preoccupazioni per la popolazione” in un modo che riduce le questioni relative all’assistenza sanitaria a un’equazione risolvibile solo diminuendo il numero di persone bisognose di aiuto, invece di concentrarsi opportunamente sul rispondere a coloro che cercano accesso a una vasta gamma di servizi sanitari di base.

La Santa Sede si è sempre impegnata a favore del diritto all’assistenza sanitaria di base per tutti, che attraverso le sue numerose istituzioni nel mondo, si è impegnata a realizzare in ogni regione della terra. Oggi la Chiesa cattolica è tra i maggiori fornitori di assistenza sanitaria nel mondo. Globalmente, questo significa circa 5.400 ospedali, 17.500 dispensari, 567 lebbrosari e 15.700 case per gli anziani o i disabili. Questi sforzi dimostrano l’impegno tangibile della Santa Sede nel promuovere un accesso autentico all’assistenza sanitaria per tutto il ciclo della vita: dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Perciò, se desideriamo compiere veri progressi, sotto questo aspetto, nella nostra agenda post 2015 per lo sviluppo sostenibile, la leadership internazionale e governativa non può non tenere conto della vasta esperienza e competenza di tali istituzioni, rispettando allo stesso tempo la loro missione unica come organizzazioni religiose.

Fissando e adottando nuovi obiettivi sanitari nel quadro dello sviluppo del 2015, la Santa Sede invita gli Stati ad andare oltre la logica stanca, stereotipata e fatale che limita questo obiettivo alla mera salute sessuale e riproduttiva, la quale maschera un disfattismo nihilistico, spacciando come “servizio” sanitario la distruzione deliberata e sistematica della vita umana nascente, e ad abbracciare invece una comprensione olistica della persona umana e delle sue esigenze sanitarie. Ogni giorno, 19.000 bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono per cause che si potrebbero prevenire. Solo circa la metà delle persone nel mondo che hanno bisogno di poter accedere ai trattamenti per l’Hiv e l’Aids possono farlo — di queste, il 25 per cento riceve le cure nelle nostre cliniche e nei nostri ospedali cattolici — mentre altre 660.000 persone muoiono di malaria e 1,4 milioni di tubercolosi ogni anno (TST issues brief: Health and Sustainable Development), inutilmente. La mancanza di accesso all’assistenza sanitaria di base non è un fardello solo dei Paesi in via di sviluppo, con 100 milioni di persone nei Paesi sviluppati che ogni anno vengono spinte nella povertà dai crescenti costi sanitari.

Ciò che rende questa realtà ancora più tragica è il fatto che la comunità globale ha le capacità finanziarie e tecniche per salvare milioni di vite ogni anno, se solo smettessimo di accondiscendere a questa triste realtà. L’unica cosa che ci impedisce di adottare un impegno globale a fornire un accesso universale ai farmaci di base e alle tecnologie è la perdurante protezione di una sfrenata avidità di profitto. Spezziamo questa logica egoistica del profitto dinanzi alla dignità umana, e sostituiamola con una logica della cura, della generosità e della solidarietà con i bisognosi, per la quale l’assistenza sanitaria era conosciuta in passato.

Signor Co-Presidente,

Conoscere i cambiamenti demografici nelle società è uno strumento utile per capire i bisogni delle comunità e rispondervi. Invece di usare le statistiche demografiche come mezzo per comprendere meglio e per servire le comunità, la mia delegazione è, però, sconcertata dal costante subentrare di meccanismi di sviluppo malthusiani superati e screditati, che non rispettano la vita umana come fine a se stessa e considerano gli esseri umani come ostacoli allo sviluppo.

Le dure conseguenze di questa ossessione sono chiaramente visibili nelle comunità sempre più vecchie in molte società che promuovono questa agenda, e nella perdita di milioni di individui creativi che non hanno mai avuto l’opportunità di nascere e di contribuire con il loro potenziale umano allo sviluppo sostenibile delle nostre comunità.

La Santa Sede ritiene che, invece di aumentare ancora una volta l’impegno economico per prevenire il dono della vita, dovremmo dedicare i nostri sforzi a proteggere e a salvare la vita di quei milioni di persone che ogni anno muoiono inutilmente per cause prevenibili, abbracciando una visione dell’assistenza sanitaria più ampia rispetto alla mera mentalità contraccettiva. Così facendo, potremo non solo realizzare gli obiettivi politici per lo sviluppo sostenibile, ma anche — cosa più importante — salvare vite.

 


*L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 155, Lun. 08-Mart. 09/07/2013.

 

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