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INTERVENTO DEL VESCOVO MARIO TOSO,
SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELL'UNCTAD
(CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER IL COMMERCIO E LO SVILUPPO)

Ginevra
Martedì, 17 giugno 2014

 

Signor Presidente, Signor Segretario Generale delle Nazioni Unite
Signor Segretario Generale
dell’UNCTAD

Per cominciare, la Santa Sede desidera ringraziare voi e l’UNCTAD per aver organizzato questo evento speciale in occasione del 50° anniversario dell’UNCTAD. Questo tipo di eventi ci dà l’opportunità di riflettere su quanto realizzato in passato. Cosa ancora più importante, essi dovrebbero servire anche come occasione per favorire la nostra riflessione sul futuro. Così, ispirati dal passato, informati dal presente e motivati dalle sfide del futuro, possiamo davvero fare la differenza. La Santa Sede è tra i “fondatori” dell’UNCTAD e, dal 1964, ha preso parte a tutte le sue Conferenze generali e principali attività.

La Santa Sede ha sostenuto con forza l’ispirazione originale dell’UNCTAD riguardo alla creazione di un sistema di commercio global, favorevole allo sviluppo dei Paesi poveri, alla promozione del commercio regionale e dell’integrazione dei Paesi in via di sviluppo, nonché alla correzione delle asimmetrie tra i diversi partner commerciali, con particolare attenzione al commercio di materie prime e di cibo. Allo stesso tempo, occorre dire che la valutazione critica dell’evoluzione dell’economia globale condotta dall’UNCTAD e molte delle sue intuizioni riguardanti il commercio e lo sviluppo sono state di grande utilità per l’elaborazione della dottrina sociale della Chiesa relativa alle relazioni tra Paesi. Malgrado la conclusione, nel 1994, del ciclo di negoziati internazionali sul commercio dell’Uruguay Round, che ha trasferito la maggior parte dei dibattiti internazionali sul commercio alla Wto, l’UNCTAD continua ad essere il più importante centro di riflessione e difensore politico dei Paesi meno sviluppati e di altri Paesi con esigenze particolari, e come tale continua a godere della profonda stima della Santa Sede e a essere d’ispirazione grazie alle sue posizioni in campo internazionale.

Emergendo dalle fiamme della guerra più distruttiva della storia, l’umanità per la prima volta ha avuto il potere di estinguere se stessa. L’Organizzazione delle Nazioni Unite è stata creata per un’esigenza molto elementare: la pacifica coesistenza. Tuttavia, le Nazioni Unite sono cresciute perché trascendevano tale obiettivo molto elementare. Esse sono diventate anche uno strumento per un mondo migliore. Le loro aspirazioni erano e sono nobili. Un obiettivo, in particolare, spicca tra tutti: «promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà».

Tale obiettivo esigeva un sistema economico globale che potesse dare a tutti i popoli l’opportunità di realizzare il loro pieno potenziale umano. Al fine di concretizzare tali obiettivi, nel 1964 venne creata l’UNCTAD, in un tempo in cui una larga parte della popolazione mondiale si era liberata dalle catene del colonialismo e aveva ottenuto l’indipendenza. Sin dall’inizio l’UNCTAD è stata la voce multilaterale più forte di cui disponeva la comunità delle nazioni in via di sviluppo, una provocazione costante a riformare il sistema economico globale al fine di assicurare che davvero ne traesse beneficio l’intera umanità.

L’UNCTAD, pertanto, esiste per un fine semplice ma piuttosto impegnativo: far sì che il sistema economico globale funzioni per ogni persona. Il suo motto, oggi, lo riassume chiaramente: “Prosperità per tutti”. Si tratta di un’affermazione breve, ma esigente. La prosperità porta alla responsabilizzazione. La responsabilizzazione porta all’opportunità. L’opportunità porta al progresso. E questo porta a una prosperità sempre più grande, che serve a rafforzare il circolo virtuoso. “Prosperità per tutti” ha un’importanza particolarmente decisiva oggi, soprattutto nel contesto di una società globale che sta diventando sempre più sbilanciata e nella quale, malgrado la convergenza economica dei Paesi sviluppati, emergenti e poveri, le disuguaglianze tra ricchi e poveri stanno diventando un abisso insuperabile.

Signor Presidente,

La mia Delegazione desidera ricordare un tema spesso discusso dall’UNCTAD: il ruolo che questa Organizzazione può svolgere nel modellare il futuro. Riteniamo che ciò di cui il mondo ha bisogno oggi più che mai, è una nuova cultura di relazioni multilaterali eque, basate su una nuova cultura di cooperazione e di fraternità internazionale. Dovrebbe essere questo il ruolo permanente dell’UNCTAD: essere un’opportunità e un luogo per un dialogo rinnovato ed efficace sullo sviluppo.

Ritengo che il Segretario Generale, dottor Kituyi, abbia compiuto passi importanti in questa direzione attraverso la creazione dei Dialoghi di Ginevra. Questa importante iniziativa, sostenuta dalle ricerche di qualità svolte dall’UNCTAD, apre uno spazio necessario per la discussione d’alto livello e per il dibattito su importanti questioni relative allo sviluppo, senza le formalità del processo intergovernativo. Tuttavia, ciò non deve minare il cuore dell’UNCTAD, che è il suo meccanismo intergovernativo. Piuttosto, la mia Delegazione considera questa iniziativa un passo importante per infondere nuova vita all’ingranaggio intergovernativo, introducendo un’opportunità per discutere questioni importanti che non sono ancora pronte per il tavolo dei negoziati. Attraverso un dialogo informale e un impegno costruttivo, forse è possibile ottenere maggiori progressi per giungere a un consenso sulle questioni centrali dello sviluppo attuali. Questa nuova cultura, che riguarda la diplomazia e le relazioni multilaterali, è forse uno tra i principali risultati di questo giubileo d’oro: è la via verso il futuro, dove la solidarietà promuoverà la prosperità dell’intera famiglia umana.

 


L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n. 162, Ven. 18/07/2014