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XXVII SESSIONE ORDINARIA DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
E ISTITUZIONI SPECIALIZZATE A GINEVRA*

Ginevra
Martedì, 9 settembre 2014

Per combattere le forme contemporanee di schiavitù

 

Signor Presidente,

La mia Delegazione ringrazia il Relatore speciale sulle forme contemporanee di schiavitù, comprese le sue cause e conseguenze, per il puntuale rendiconto sia sulle attività svolte durante il mandato del Suo predecessore, sia sulle proprie priorità per il periodo 2014-2017.

Alcune sconvolgenti forme di schiavitù contemporanea hanno comprensibilmente attirato l’attenzione dei media e della comunità internazionale in generale; tra queste vi sono i rapimenti di massa e la vendita di giovani ragazze basati su false premesse di insegnamenti religiosi come fanno, per esempio, Boko Haram in Nigeria o il cosiddetto gruppo Stato islamico nel nord dell’Iraq. Circa 250.000 bambini sono arruolati con la forza e addirittura usati come “scudi umani” nelle prime linee dei conflitti armati. Senza alcuna intenzione di ignorare o di ridurre la propria preoccupazione per i vergognosi abusi contro la dignità umana, Signor Presidente, la Santa Sede prende nota dell’intenzione dichiarata del Relatore speciale di parlare delle forme più sottili di schiavitù che meritano un’attenzione specifica e che includono i 5,7 milioni di bambini vittima di lavoro forzato e obbligatorio, di servitù domestica, di matrimoni prematuri, forzati e servili, di lavoro a basso costo e di forme di schiavitù basate sulle caste, che colpiscono la vita di tanti e non sono limitate ai Paesi poveri e in via di sviluppo.

Mentre riconosce il profitto come ragione egoistica che motiva la domanda per il lavoro forzato e altre forme contemporanee di schiavitù, il Relatore speciale indica altri importanti fattori “di spinta”, che comprendono la crescente incidenza della povertà assoluta tra le tante famiglie colpite dalle crisi economiche, la mancanza di educazione e l’analfabetismo, la disoccupazione a lungo termine e in apparenza irreversibile che costringe le persone a lavorare nel settore informale, senza retribuzione adeguata o protezione sociale, alla migrazione involontaria e al traffico di esseri umani.

La comunità internazionale ha già elaborato, e cerca di mettere in atto, numerose Convenzioni e Accordi internazionali per la tutela contro le forme contemporanee di schiavitù. La mia Delegazione ritiene però che questi strumenti non raggiungeranno pienamente il loro obiettivo se non susciteremo al tempo stesso una più ampia volontà politica e se non coinvolgeremo tutti i membri della società. Dobbiamo rompere il silenzio su questa «piaga nel corpo dell’umanità contemporanea» e motivare «gli uomini e le donne di buona volontà che vogliono “gridare basta!”» (Papa Francesco, Discorso ai partecipanti alla conferenza internazionale sulla tratta delle persone umane, 10 aprile 2014). Papa Francesco coglie ogni opportunità per denunciare i molteplici «abominevoli volti della schiavitù» presenti «anche nel mondo attuale» (Annuncio del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: Non più schiavi, ma fratelli, tema Giornata Mondiale Pace 2015). Si è così unito ai leader delle altre principali tradizioni religiose per promuovere gli ideali di fede e di valori umani condivisi, al fine di sradicare la schiavitù moderna e il traffico di esseri umani dal mondo presente e per sempre (Comunicato stampa del Global Freedom Network, Città del Vaticano, 17 marzo 2014). Inoltre il Santo Padre ha annunciato che sarà proprio il tema Non più schiavi, ma fratelli il titolo del Messaggio per la prossima XLVIII Giornata Mondiale della Pace.

Signor Presidente, per contrastare la schiavitù in maniera efficace occorre riconoscere prima di tutto la dignità inviolabile di ogni persona: siamo tutti membri uguali dell’unica famiglia umana e quindi dobbiamo rifiutare qualsiasi disuguaglianza che possa permettere a una persona di rendere schiava un’altra. Siamo chiamati ad agire ovunque con amore reciproco e generosità, giungendo così alla liberazione e all’inclusione per tutti (Annuncio del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: «Non più schiavi, ma fratelli»: tema Giornata Mondiale Pace 2015).


*L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n. 208, Sab. 13/09/2014