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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
DURANTE LA 105ª SESSIONE DEL CONSIGLIO DELL'ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER LE MIGRAZIONI (OIM)

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
ED ISTITUZIONI SPECIALIZZATE A GINEVRA

Ginevra
Mercoledì, 26 novembre 2014

 

Signor Presidente,

La mia Delegazione porge a lei, Ambasciatore Eddico, e all’Ufficio del Consiglio, le sue congratulazioni per la vostra elezione, e ringrazia l’Ambasciatore del Perú, Enrique Chávez Basagoita, per il lavoro svolto quest’ultimo anno come Presidente del Consiglio. Porge anche il benvenuto allo Stato Indipendente di Samoa come nuovo membro della OIM.

1. Attualmente, nel mondo una persona su sette vive in una qualche situazione di migrazione. Il mondo è testimone di un numero spaventoso e senza precedenti di bambini non accompagnati come migranti; di complesse emergenze sanitarie e umanitarie, e di oltre cinquanta milioni di persone dislocate forzatamente, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale. Non c’è alcun dubbio che la migrazione sia una tra le forze più potenti che modellano la vita economica, sociale, politica e culturale nel mondo attuale. Sebbene sia spesso accompagnato da sfide, questo fenomeno produce però benefici per i Paesi d’origine, di destinazione e per i migranti stessi. In effetti, è un fatto accertato che i migranti possono dare un contributo ancora più ricco quando viene rispettata la loro dignità, facilitata l’integrazione nel Paese di residenza, garantiti i loro diritti umani e incoraggiato lo sviluppo delle loro capacità e delle loro energie.

2. È giunta l’ora per gli Stati e la comunità internazionale di rispondere alla globalizzazione della migrazione con la globalizzazione della solidarietà e della cooperazione, in modo da rendere le condizioni dei migranti più umane (cfr. Papa Francesco, Messaggio per la 101ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2015). Da un cammino di confronto dobbiamo passare a un cammino di dialogo e d’incontro. Dal controllo della migrazione e dall’utilizzo del numero crescente di migranti che muoiono durante il viaggio verso una destinazione agognata come deterrente dobbiamo cercare di regolamentare l’apertura e individuare modi legali per facilitare la mobilità.

Signor Presidente,

3. Tra i diversi aspetti della migrazione, desidero soffermarmi brevemente su due preoccupazioni: i lavoratori migranti e le persone dislocate a causa del cambiamento climatico e delle catastrofi naturali.

Le persistenti disuguaglianze e i crescenti livelli di povertà spingono molti lavoratori nei paesi in via di sviluppo a cercare lavoro all’estero. Questo tipo di migrazione, tuttavia, «è ancora troppo spesso associato ad abusi e sfruttamento inaccettabili nel lavoro, dinanzi ai quali l’inazione è un abdicare dalla responsabilità» (Commenti del Direttore Generale dell’ILO durante la 103ª Conferenza internazionale del lavoro, 28 maggio 2014). In particolare, i lavoratori domestici migranti, la maggioranza dei quali sono donne, sono vulnerabili in modo speciale e sono spesso vittime del traffico di esseri umani. Pertanto, il processo di reclutamento per i migranti deve essere ulteriormente formalizzato e facilitato al fine di evitare lo sfruttamento. Occorre attuare una legislazione per assicurare che i diritti dei lavoratori migranti siano rispettati. Nell’ambito di un tale quadro, è necessaria una cooperazione più stretta tra il settore privato e i governi per favorire la conoscenza globale delle pratiche di reclutamento nazionali e internazionali, per promuovere standard commerciali equi, come anche per rafforzare leggi, politiche e meccanismi di attuazione.

Gli strumenti internazionali relativi al lavoro e alla migrazione adottati nel corso degli anni (per esempio i Principi-guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani, la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie e diverse convenzioni dell’ILO) sono fondamentali per salvaguardare la dignità e i diritti dei lavoratori migranti; tuttavia, in molti Paesi le norme esistenti spesso non sono coerenti con essi o non riescono a sostenerli.

Signor Presidente,

4. La mia Delegazione desidera sottolineare anche il ruolo crescente svolto dal cambiamento climatico e da altri fattori ambientali nell’ambito del movimento delle persone. Le preoccupazioni per l’accelerazione del cambiamento climatico esigono, forse oggi più che mai, una rinnovata considerazione dei suoi effetti sulla migrazione. Al momento c’è poco consenso su una definizione dei migranti costretti a muoversi a causa del degrado ambientale o del cambiamento climatico, ma deve esistere un termine che corrisponda a tale realtà, che possa assicurare un fondamento logico sufficiente a produrre il quadro necessario per proteggerli (cfr. Rabab Fatima, Anita Jawadurovna Wadud e Sabira Coelho, Human rights, climate change, environmental degradation and migration: a new paradigm, marzo 2014). Il numero dei migranti indotti dal degrado ambientale e dal cambiamento climatico ha raggiunto una media annuale di 27 milioni di persone. L’impatto umanitario e dei diritti umani sulle persone dovrebbe essere la priorità. Né la Convenzione-quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992 (UNFCCC) né il suo Protocollo di Kyoto del 1997 includono disposizioni circa l’assistenza o la protezione specifica di quanti sono direttamente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. In modo analogo, l’ultimo comunicato del g20 non fa un solo riferimento alle conseguenze umanitarie del cambiamento climatico sulle popolazioni colpite. In questo contesto, la Delegazione della Santa Sede ritiene molto opportuno che l’OIM abbia deciso di convocare a ottobre 2015 una Conferenza sul tema “Migranti e città”. Di fatto, mentre la maggior parte delle politiche viene formulata a livello statale, la grande maggioranza dei migranti interni e internazionali si muove oggi verso le grandi aree metropolitane, in molti casi abitando in insediamenti informali precari e baraccopoli, ambienti degradati e problematici.

La prossima Conferenza mondiale sulla riduzione del rischio di catastrofi a Sendai, l’8° Forum mondiale su migrazione e sviluppo nel 2015 e il Vertice umanitario mondiale nel 2016 offriranno delle opportunità per evidenziare gli aspetti umanitari fondamentali della migrazione. La Delegazione della Santa Sede spera che il buonsenso della comunità internazionale prevalga. La dignità non ha nazionalità: è uguale per ogni persona. Nessun Paese può affrontare da solo le difficoltà associate a questo fenomeno (cfr. Messaggio di Sua Santità Papa Francesco per la 100ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014). Il rispetto dei diritti umani dei migranti non è semplicemente una responsabilità che tutti condividiamo; è un dovere etico.

Signor Presidente,

5. Nessun uomo o donna, avendo la possibilità di vivere con dignità nella propria patria, si sentirebbe costretto a fuggire del proprio Paese. Dobbiamo dunque cercare di creare l’ambiente adeguato “a casa”. Alla luce delle attuali tendenze demografiche e delle proiezioni che prevedono un flusso migratorio persistente, è necessario affrontare i motivi profondi della migrazione: povertà estrema, situazioni politiche instabili, crisi sanitarie, persecuzioni, cambiamento climatico. L’obiettivo che si prospetta è di rendere la migrazione una scelta e non una necessità obbligata. Nel frattempo, la presenza dei migranti «è un richiamo alla necessità di sradicare le ineguaglianze, le ingiustizie e le sopraffazioni» (Papa Francesco, Discorso ai Partecipanti al VII Congresso mondiale della pastorale dei migranti, 21 novembre 2014).

Per concludere, ha un senso integrare la migrazione, l’“azione più antica contro la povertà”, nell’Agenda di sviluppo post-2015. Gli Stati e le organizzazioni internazionali, insieme con la società civile, hanno la responsabilità di elaborare e di attuare politiche migratorie, strategie e accordi per rendere più umana l’esperienza della migrazione nelle sue forme vecchie e nuove e assicurare così i suoi benefici per tutti.


*L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n. 274, Dom. 30/11/2014