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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
IN OCCASIONE DELLA 69ª SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

DICHIARAZIONE DELL'ARCIVESCOVO BERNARDITO AUZA,
NUNZIO APOSTOLICO,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE

New York
Lunedì, 9 febbraio 2015

 

Signor Presidente,

La mia Delegazione apprezza questo dibattito su «Mezzi di attuazione per un’agenda post 2015 trasformativa».

Le risorse finanziarie necessarie per realizzare l’agenda post 2015 sono immense. Per le sole infrastrutture, gli investimenti annui sono stimati nell’ordine dei 5.000-7.000 miliardi di dollari statunitensi. Uno studio recente della Banca Mondiale stima che gli investimenti annui necessari per le infrastrutture in Africa ammonterebbero a 95 miliardi di dollari statunitensi. Queste stime evidenziano le dimensioni della sfida che la maggior parte dei Paesi del mondo deve affrontare al fine di ottenere le risorse necessarie per attuare con successo l’agenda post 2015.

In particolare, il bisogno di finanziamento dei Paesi meno sviluppati richiede un’attenzione speciale, non solo a causa della scarsità delle loro risorse interne, ma anche per la loro incapacità di accedere ad altre fonti di finanziamento. Per questa ragione, la mia Delegazione raccomanda vivamente che all’imminente Terza Conferenza sul Finanziamento per lo Sviluppo ad Addis Abeba si dedichi particolare attenzione ai bisogni di finanziamento dei Paesi meno sviluppati. La mia Delegazione incoraggia anche un’attenta analisi di come alcuni Paesi in via di sviluppo hanno mobilitato con successo risorse finanziarie per grandi investimenti infrastrutturali, in vista della possibilità di replicarne il successo in altri Paesi.

Il trasferimento delle tecnologie, mentre implica una complessa serie di regolamentazioni, è centrale per accelerare le capacità tecnologiche e d’innovazione dei Paesi in via di sviluppo. Da un lato, ciò esige che i Paesi sviluppati condividano la loro tecnologia. Dall’altro, i Paesi in via di sviluppo devono dare priorità allo sviluppo delle tecnologie nei loro programmi, nei budget e nelle collaborazioni con le aziende tecnologiche private.

Come per l’incanalamento delle risorse finanziarie, la mia Delegazione incoraggia inoltre a compiere degli studi su come alcuni Paesi in via di sviluppo sono riusciti a ottenere progressi scientifici e tecnologici e a renderli accessibili ai cittadini, al fine di individuare in che modo tali esperienze possano essere messe a frutto per altri Paesi che ancora faticano a costruire simili capacità.

Per quanto riguarda il rafforzamento delle capacità, sappiamo che istituzioni deboli hanno come conseguenza un’attuazione debole e, cosa ancor più grave, uno spreco di risorse già scarse e di capacità già limitate. Istituzioni forti possono massimizzare i risultati prodotti anche da risorse e capacità limitate, aumentando così le risorse e le capacità, in breve: lo sviluppo. Sono lezioni fondamentali che impariamo esaminando con attenzione perché alcuni Paesi riescono e altri no. Istituzioni deboli, risorse scarse e capacità limitate di solito vanno di pari passo. Pertanto, la sfida è di trovare il modo di aiutare con maggiore efficacia i Paesi meno sviluppati e molti di quelli in via di sviluppo a rafforzare le loro istituzioni, di modo che possano massimizzare le risorse e le capacità interne ed esterne.

La mia Delegazione ritiene che le «migliori pratiche» già esistono in questi tre campi dell’incanalamento delle risorse finanziarie, del trasferimento delle tecnologie e del rafforzamento delle capacità, che sono essenziali per l’attuazione dell’agenda post 2015. Dobbiamo identificarle e utilizzarle a vantaggio di quei Paesi che ancora stanno faticando a svilupparsi.

Al fine di assicurare che nessun Paese venga lasciato indietro e che l’agenda di sviluppo post 2015 sia davvero trasformativa, la mia Delegazione suggerisce con forza che questi tre elementi vengano considerati con serietà e in modo costante nei prossimi dibattiti e in quelli futuri.

Grazie, Signor Presidente.