PROMOSSO DALL'UFFICIO DELLA PASTORALE UNIVERSITARIA DEL VICARIATO DI ROMA DISCORSO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE Teatro Argentina
È per me motivo di grande gioia prendere parte a questa serata culturale in onore di Papa Benedetto XVI promossa dai giovani studenti dei collegi universitari di Roma. Saluto con viva cordialità i Magnifici Rettori e i docenti che hanno voluto condividere questo desiderio dei giovani di festeggiare il Santo Padre per il Suo 80° genetliaco e per il secondo anniversario della Sua elezione. Cari giovani, il tema impegnativo che avete scelto di trattare, pur in un contesto di festa, rivela il vostro particolare desiderio di condividere con il Santo Padre l'amore fedele per il Signore Gesù, unico salvatore del mondo, e nel contempo, di offrire ai vostri coetanei la testimonianza della vostra gioiosa sequela. Ricordiamo i ripetuti inviti del Papa: Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. "Vangelo e giovani. Dal mito alla realtà". Questo titolo, da voi scelto, non si configura come uno slogan ma ci conduce a ragionare con Benedetto XVI sulla collocazione temporale di Gesù all'interno della storia universale: "l'attività di Gesù non è da considerare inserita in un mitico prima-o-poi, che può significare insieme sempre e mai; è un avvenimento storico precisamente databile con tutta la serietà della storia umana realmente accaduta - con la sua unicità, la cui contemporaneità con tutti i tempi è diversa dalla atemporalità del mito" (Ratzinger, Gesù di Nazaret, p. 31). Con questa citazione vi invito a leggere il suo libro uscito di recente. Dice il Vangelo di Giovanni: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1, 18). E tutti i miti che parlano di una divinità che muore e risorge - commenta il teologo Ratzinger - alla fine aspettavano Lui: il desiderio è diventato realtà. Siamo ancora rivolti alle feste di Pasqua e, guardando in particolare il mondo della comunicazione a cui i giovani sono tanto sensibili, viene da chiedersi se la risurrezione di Cristo è considerata ancora oggi una notizia da comunicare e da sostenere, come quando venne diffusa dopo la crocifissione, che sconvolse Gerusalemme tanto che si cercò di soffocarla nel sangue. Oppure se non sia vista come una specie di mito ripetuto di anno in anno. La risposta ci viene dagli innumerevoli martiri cristiani, anche nel nostro tempo. A duemila anni di distanza, per la veridicità di questa notizia si continua a morire e a vivere, perché questa è la buona notizia che fa vivere in pienezza la vita e per la quale, quindi, vale la pena donare se stessi. Per essere testimoni voi giovani avvertite la necessità di possedere una robusta preparazione, non solo dottrinale, ma vitale, della fede cristiana. Vale sempre l'avvertimento paterno di Benedetto XVI ai giovani durante la GMG di Colonia, che li esortava a far si che la religione non diventi un "prodotto di consumo" dove si sceglie quello che piace: "La religione cercata alla maniera del "fai da te" alla fine non ci aiuta. È comoda, ma nell'ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui" (Spianata di Marienfeld, Domenica, 21 agosto 2005). La conoscenza di Dio, nella sua realtà vera e profonda, non può essere compresa adeguatamente con i soli strumenti di analisi con cui cerchiamo di indagare i fenomeni sociali e culturali. La presenza di Dio, in Gesù Cristo, è afferrabile solo se l'uomo si lascia coinvolgere entrando in una relazione che è luce e mistero. Lo si riconosce così come Parola/Logos che orienta e costruisce la storia e prende in considerazione tutto l'uomo, con i suoi dubbi e le sue fragilità, le sue preoccupazioni e le sue speranze, la sua intelligenza e la sua volontà. La fede in Gesù Cristo non pone l'uomo in una vaga e non definita metastoricità, dove si confonde o viene assorbito da forze misteriose, ma gli riconosce la sua responsabilità di essere fatto a immagine e somiglianza di Dio. Benedetto XVI, con il suo alto insegnamento teologico, offerto con semplicità e discrezione, segno di autentica statura intellettuale, ci accompagna in questo cammino di fede che non teme la luce della ragione, e nemmeno l'oscurità dell'opposizione e della persecuzione. Anzi, fa comprendere che nuovi impulsi e la stessa realtà storica vengono incontro al Vangelo chiedendo ad esso luce per capire il nostro tempo. Voi giovani universitari siete nella condizione più favorevole per condividere il cammino contemporaneo della Chiesa, sostanziando il vostro entusiasmo e la vostra generosità con la solidità di un pensiero ben fondato e robusto. In questo cammino non siete soli. Nella circostanza odierna sono lieto di accogliere il volume preparato dai docenti - e mi piace sottolineare: dai giovani docenti - delle Università di Roma e del Lazio, in occasione dell'80° genetliaco del Papa. A loro va il più vivo ringraziamento e sono certo di interpretare per questo il pensiero del Santo Padre. Il titolo del volume: "La Carità intellettuale. Percorsi culturali per un nuovo umanesimo" è un titolo impegnativo, ma confacente alle responsabilità che i docenti universitari hanno nella formazione delle giovani generazioni e nella elaborazione culturale. II Santo Padre nella recente veglia mariana ha manifestato la Sua gioia e il suo apprezzamento per il tema della carità intellettuale. Essa ben definisce il ruolo del docente e ne allarga gli orizzonti. Troppe volte nella storia si sono create incomprensioni tra fede e ragione, troppe volte gli orizzonti della scienza e della ricerca si sono divaricati e ristretti a tal punto da non vedere più la realtà nella sua totalità. Definire il ruolo dei docenti universitari con l'impegnativa e talvolta ardua prospettiva della carità intellettuale è una chiara indicazione di percorso, sia per la vita personale del docente sia per l'intera comunità universitaria. La società e, in particolare, i giovani studenti attendono dai docenti universitari una guida sicura e illuminata, dove si intrecciano onestà intellettuale e purezza di cuore, che costituiscono l'anima della carità intellettuale. Un esempio stupendo ce lo offre Benedetto XVI, per lunghi anni docente universitario ed ora supremo maestro e pastore della Chiesa universale. L'esercizio della carità intellettuale in lui si manifesta nel modo rigoroso e chiaro con il quale sa condurre alla ragionevolezza della fede, ma anche si manifesta nel silenzio, nell'ascolto profondo e rispettoso, nella capacità di mettersi in relazione con l'interlocutore. Ogni occasione di incontro con Benedetto XVI è per me una scuola di teologia aggiornata, di sintesi limpida della dottrina cristiana, ma anche una scuola di vita e di spiritualità. Infine vorrei rivolgere brevi parole per commentare il secondo dono che questa sera viene offerto per il Papa. È un DVD che raccoglie due grandi Oratori di Lorenzo Perosi: "Il Natale del Redentore" e "la Risurrezione di Cristo", eseguiti dall'Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia, dal Coro interuniversitario, insieme ai Cori dei Conservatori e delle Università del Lazio, guidati dal Maestro Valentino Miserachs. È una raccolta molto significativa per il valore spirituale e artistico delle opere del Perosi, ma anche per la collaborazione di cui è espressione: mi riferisco al Ministero per l'Università, alla Congregazione per l'Educazione Cattolica, alla Radio Vaticana e al Centro Televisivo Vaticano. Ma un pensiero particolare desidero rivolgere ai giovani del Coro Interuniversitario, guidati dal Maestro Massimo Palombella, per la gioiosa e qualificata testimonianza con cui accompagnano la pastorale universitaria di Roma. Sono due doni che volentieri consegnerò al Santo Padre, facendomi interprete dei vostri sentimenti di filiale devozione. Sono certo che sarà per Lui un momento di consolazione, sapendo di poter contare sulla collaborazione degli universitari e dei docenti di Roma e del Lazio impegnati nella pastorale universitaria.
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