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SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN OCCASIONE DELL'ORDINAZIONE EPISCOPALE
A MONS. VINCENZO BERTOLONE, S.d.P., VESCOVO DI CASSANO ALL'JONIO

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Altare della Cattedra, Basilica Vaticana
Giovedì, 3 maggio 2007

 

La consapevolezza dei primi apostoli, e poi dei Vescovi, di formare un corpo indiviso con Pietro e con il successore di Pietro, prende forma anche oggi in questa solenne Concelebrazione Eucaristica, durante la quale viene consacrato un nuovo Vescovo. Ci viene in aiuto anche la maestosità e la sontuosità di questa storica basilica dedicata a San Pietro, eretta sulla sua tomba, dove innumerevoli consacrazioni episcopali hanno avuto luogo.

Riuniti attorno a questo altare, siamo consapevoli che esso acquista per noi il suo significato di centro comunitario; anzi acquista il valore di simbolo di Colui che ci ha invitati ad uno ad uno - come ci ricorda l'antico Pontificale Romano -: "altare quidem Ecclesiae ipse est Christus!".

Questa realtà di comunione, che ha la sua profonda scaturigine nell'amore di Cristo Redentore, aiuta ogni singolo Vescovo ad affrontare in spirito di unità (unità di origine sacramentale ed unità di missione) le sfide della Chiesa e del mondo.

I compiti di un Vescovo e gli ambiti della sua missione sono veramente estesi e superiori alle forze di una persona, fosse pure dotata di eccezionali qualità. Diceva Papa Luciani: "Mi ritengo la pura e povera polvere sulla quale il Signore ha scritto la dignità episcopale... Di modo che se qualcosa di buono riuscirò a fare sarà solo frutto della bontà, della grazia e della misericordia del Signore".

In verità il Vescovo non è e non deve essere un uomo solo: è in compagnia del Signore e insieme a Lui, nella Chiesa è il promotore dei ministeri e il coordinatore di tutte le forze che sono finalizzate all'opera della salvezza. È ministro di unità e di comunione: nei rapporti anzitutto con i Sacerdoti e i Religiosi, con i laici impegnati, con le autorità civili, con le comunità locali, con le associazioni professionali e con ogni bisognoso che domanda aiuto. Secondo l'icona di Emmaus essere Vescovo significa rimettersi ogni volta in cammino e farsi compagno dell'uomo di oggi, giovane o adulto che sia.

Per ogni sacerdote, ma soprattutto per un Vescovo, è importante il rapporto con le persone. In questo stile di vita Papa Giovanni Paolo II è stato un esempio incomparabile. Scriveva nel suo libro autobiografico Alzatevi, andiamo: "Seguo il principio di accogliere ciascuno come una persona che il Signore mi invia e che allo stesso tempo, mi affida...".

La compagnia che il Vescovo offre ai fedeli affidati alla sue cure, è una compagnia di paternità, modellata sul Cuore di Cristo Pastore, compassionevole verso ogni necessità: "Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Viene alla mente, sotto questo aspetto, la figura dell'Apostolo Giacomo, tracciata da Benedetto XVI durante una delle sue catechesi del mercoledì. Dalle lettere di San Giacomo - dice il Papa - emerge un cristianesimo molto concreto e pratico. La fede deve realizzarsi nella vita, soprattutto nell'amore del prossimo. Egli parla delle opere come frutto normale della fede: "L'albero buono produce frutti buoni" (cfr catechesi di mercoledì 28 giugno 2006).

Ma quella del Vescovo è anche una paternità che esorta a conoscere e a credere nell'efficacia del Vangelo. Egli non si stanca mai di proporre il Vangelo, con quell'insistenza che caratterizzò Filippo nei confronti di Natanaele: "Vieni e vedi". A questo proposito commenta Benedetto XVI: "L'Apostolo Filippo ci impegna a conoscere Gesù da vicino. In effetti, l'amicizia, il vero conoscere l'altro, ha bisogno della vicinanza, anzi in parte vive di essa" (cfr catechesi di mercoledì 6 settembre 2006).

Il Vescovo anche è Colui che ripropone le risposte autentiche di Gesù alle domande inquietanti sull'esistenza e sull'al di là della morte. È per eccellenza l'uomo delle virtù teologali, che conduce nella fede, nella speranza e nella carità il popolo di Dio peregrinante nella storia. Con la fede il cristiano riconosce in quel Bambino, nato a Betlemme duemila anni fa il figlio di Dio che si è fatto uomo per me. Con la speranza guarda al futuro, alla fine dei tempi, quando Gesù tornerà a raccogliere gli uomini nel suo regno. Con la carità si impegna a vivere questo tempo che gli è dato realizzando concretamente l'amore verso Dio e verso i suoi fratelli.

Il Vescovo aiuta i cristiani e gli uomini di buona volontà a non considerare la loro vita limitata alla fase terrena, spesso contraddittoria e irta di difficoltà. Leggendo positivamente i segni dei tempi egli non si stanca di annunciare la speranza di un futuro nuovo, di una terra rinnovata, in cui ogni lacrima sarà asciugata, e Dio sarà tutto in tutti.

Sappiamo che l'incontro finale con Cristo è anticipato dall'incontro eucaristico. In ciò il Vescovo è il primo dispensatore dei misteri di Dio nella Chiesa particolare a lui affidata, è la guida, il promotore e il custode di tutta la vita liturgica. È il "Vir Eucharisticus" per eccellenza, in mezzo e a capo del suo presbiterio, come lo ha definito Giovanni Paolo II nell'Esortazione Apostolica "Pastores Gregis". In ogni Celebrazione Eucaristica egli offre se stesso insieme con Cristo. Quando, poi, questa celebrazione avviene con il concorso e la partecipazione attiva dei fedeli, il Vescovo appare sotto gli occhi di tutti qual è, ossia come il Sacerdos et Pontifex, poiché agisce nella persona di Cristo e nella potenza del suo Spirito, e come lo hiereus, il sacerdote santo, occupato nell'operare i sacri misteri dell'altare, che annuncia e spiega con la predicazione.

L'Eucaristia si trova nel cuore del munus sanctificandi del Vescovo, il cui ufficio è quello di economo della grazia divina per l'edificazione della Chiesa, mistero di comunione e di missione.

Mons. Vincenzo Bertolone oggi assume su di sé questo alto ministero per essere dispensatore di questi tesori di grazia.

Egli ha forgiato la sua personalità umana e spirituale nella Congregazione dei Missionari Servi dei poveri "Boccone del Povero", fondata a Palermo dal beato Giacomo Cusmano. La sua esperienza è segnata da una forte connotazione contemplativa orientata al Mistero di Gesù Sacerdote, e all'amore al Santo Volto - "in lumine vultus tui" è il motto di Mons. Bertolone! -, sentiti come fonte spirituale di riferimento sapienziale costante della propria identità sacerdotale. La responsabilità a cui oggi è chiamato troverà in questa fonte le energie necessarie, a beneficio del popolo di Dio che è in Cassano allo Jonio.

Mons. Vincenzo Bertolone ha dato esempio di grande disponibilità ad accogliere quanti chiedono un consiglio, soprattutto se si tratta di persone in difficoltà. Esperto di diritto, si è specializzato soprattutto nell'ambito dell'amministrazione dei beni temporali, connessa con le legazioni civili nazionali, che richiede aggiornamento continuo, acuto discernimento e grande pazienza. Proprio in questo campo, la sua capacità di collaborazione, la disponibilità allo studio e al confronto, lo hanno sempre aiutato a migliorare il suo servizio e a trovare le soluzioni più opportune ai problemi.

Per lunghi anni ha impegnato tutte le sue energie per i consacrati e le consacrate nella Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Nel suo servizio si è dedicato senza riserve a favorire le condizioni perché ogni Istituto potesse svilupparsi secondo il proprio carisma e potesse così vivere con gioia e in pienezza la propria vocazione.

Oggi, noi, qui riuniti in preghiera, abbiamo già supplicato lo Spirito Santo di colmarlo dei suoi doni, e continueremo ad accompagnarlo con le bellissime invocazioni che ci vengono proposte dalla maestosa liturgia della consacrazione episcopale, affidandoci a Maria ed a tutti i santi!

Chiediamo al Signore che i segni esteriori di questo ministero siano scolpiti nel cuore dell'eletto e lo trasformino nel cuore di Dio in mezzo al suo popolo.

Ci uniamo così alla preghiera di augurio che il beato Giacomo Cusmano dedicherebbe oggi a questo suo seguace che diventa Vescovo:

"Sia grande il suo coraggio quanto la speranza nel divino aiuto, per trionfare degli ostacoli che si oppongono alle opere di Dio.

Sia insomma un perfetto ministro del Signore per la pienezza del suo sacerdozio ed abbia sempre motivo di ripetere in ogni sua azione: "Spiritus Sanctus super me, evangelizzare pauperibus misit me"".

     

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