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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NEL TRIGESIMO DELLA MORTE
DELL'ARCIVESCOVO PIERO BIGGIO, NUNZIO APOSTOLICO

OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Altare della Cattedra, Basilica di San Pietro
Venerdì, 18 maggio 2007

 

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,

ci ritroviamo questa mattina attorno all'altare, nel ricordo dell'Arcivescovo Piero Biggio, Nunzio Apostolico, che trenta giorni fa ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Il cammino della sua anima però non è terminato, prosegue in Dio; per questo noi continuiamo ad accompagnarlo con le nostre preghiere ed oggi rinnoviamo per lui l'offerta del Sacrificio eucaristico. Abbiamo celebrato ieri, qui in Vaticano, la solennità dell'Ascensione, e questo contesto liturgico è quanto mai propizio per la nostra preghiera di suffragio. È spontaneo riandare alle parole di Gesù all'inizio del "discorso d'addio", nel Vangelo di Giovanni: "Non sia turbato il vostro cuore ... Nella casa del Padre mio vi sono molti posti ... Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io" (Gv 14, 1-3).

Molto appropriato a questa celebrazione è anche il brano evangelico della liturgia odierna, che riporta un passo dell'ultima parte di quello stesso discorso di addio (cfr Gv 16, 20-23a). Gesù parla di "tristezza" che "si cambierà in gioia". Una promessa che si riferisce al suo mistero di morte e risurrezione, ormai imminente:  il mistero viene paragonato al parto di una donna. La morte è motivo di tristezza, ma quella di Cristo è una morte che genera vita, è fonte inesauribile di vita nuova. L'abbiamo ripetuto spesso e con esultanza nel tempo pasquale: "In lui morto è redenta la nostra morte, / in lui risorto tutta la vita risorge" (Prefazio Pasquale II); e ancora, dopo l'Ascensione, proclamiamo che Cristo "ci ha preceduti nella dimora eterna, / per darci la serena fiducia / che dove è lui, capo e primogenito, / saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria" (Prefazio dell'Ascensione I).

Ai discepoli Gesù assicura: "Anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" (Gv 16, 22-23a). In queste parole stupende trapela tutta l'umanità di Cristo, la sua comprensione di amico, anzi di fratello per ciascuno di noi. Al tempo stesso, traspare da esse tutta la sua signoria divina, che è capace di fugare nel nostro cuore ogni angoscia e ogni turbamento. Animati dalla fede in Cristo morto e risorto, applichiamo queste stesse parole al compianto fratello ed amico Monsignor Biggio, che un mese fa Iddio ha richiamato a sé da questa terra. Anche a lui, quando è giunta "la sua ora", Gesù ha promesso: "Ti vedrò di nuovo e il tuo cuore si rallegrerà e nessuno ti potrà togliere la tua gioia".

È nella luce di queste consolanti parole che vorrei ora ricordare brevemente l'Arcivescovo Piero Biggio, Nunzio Apostolico, che ha servito fedelmente la Santa Chiesa ed il Papa. Lo ricordiamo soprattutto come uomo di preghiera e solerte operaio nella vigna del Signore. Negli ultimi anni, in cui ha abitato in Vaticano nella Domus Sanctae Marthae, egli ha dato ai confratelli un'eloquente testimonianza di raccoglimento in Dio nella vita quotidiana. Appariva sempre raccolto, e non di rado l'orazione affiorava sulle sue labbra. Così dimostrava di tendere a quella preghiera incessante tanto raccomandata dall'apostolo Paolo. L'altro aspetto che ha colpito fortemente i colleghi e che rimane impresso come ricordo di lui è la sua dedizione al lavoro fino alla fine. Dopo aver lasciato per motivi di salute la sua ultima missione, la Nunziatura nei Paesi Scandinavi, era rientrato a Roma e offriva il suo contributo saggio ed esperto nella Segreteria di Stato.

Le sue condizioni fisiche erano visibilmente precarie, ma questo non gli ha impedito di portare avanti il servizio con scrupolosa dedizione, fino, potremmo dire, alla fine, a circa un mese dalla morte. Con passo lento si recava in ufficio, dando esempio di abnegazione e disponibilità: preghiera e lavoro. Probabilmente aveva imparato questo stile di vita, sobrio ed essenziale, dai genitori e dai familiari, nella sua Calasetta, in quel lembo di Sardegna dove era nato settant'anni fa nel giorno di San Pietro, da cui il suo nome di Battesimo, Piero.

Oggi, riuniti in preghiera presso la tomba del Principe degli Apostoli, affidiamo questo nostro fratello ed amico all'intercessione del suo celeste Patrono, perché la sua anima possa riposare in pace nella casa del Padre, dove Gesù è andato a preparare un posto per i suoi amici. Lo affidiamo soprattutto a Maria, Ianua Caeli, perché si mostri per lui Madre e gli ottenga di contemplare in eterno il volto del Signore e di riposare nella sua pace. Amen.

    

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