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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
NEL GIORNO DELLA FESTA DI SAN ROBERTO BELLARMINO
PATRONO DELLA FAMIGLIA DELL'ATENEO DELLA COMPAGNIA DI GESÙ

OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Quadriportico della Pontificia Università Gregoriana
Martedì 22 maggio 2007

 

Reverendissimo Rettore,
Reverendi Padri,
Cari fratelli e sorelle,

grazie per l'invito che mi avete rivolto a presiedere la celebrazione eucaristica, in questo giorno nel quale onoriamo san Roberto Bellarmino, Patrono della grande famiglia universitaria della Gregoriana. La festa liturgica di questo santo e dotto Gesuita, Vescovo esemplare e celebre Cardinale, che un tempo era il 13 di maggio, ora, con la riforma del calendario, è stata riportata alla data esatta della sua morte, il 17 settembre. L'odierna celebrazione in suo onore, in onore di questo illustre e santo "gesuita vestito di rosso" come amavano chiamare san Roberto Bellarmino, è pertanto strettamente legata alla Compagnia di Gesù e in particolare all'Università Gregoriana, questa benemerita Istituzione che, nel corso dei secoli, ha rappresentato e anche oggi costituisce un chiaro punto di riferimento per la fede cattolica e per l'intera comunità ecclesiale. Al Rettore, P. Gianfranco Ghirlanda, ai professori, agli alunni provenienti da varie nazioni e a tutti voi, che siete presenti, il mio cordiale saluto, con viva gratitudine a Dio per il bene che qui, da diversi secoli, viene compiuto e diffuso attraverso la valorizzazione dei doni spirituali e delle capacità intellettive e culturali di ciascuno.

Il ricordo di questo insigne gesuita, che san Francesco di Sales definì "fontana inesauribile di dottrina" ci invita quest'oggi a innalzare innanzitutto al Signore la nostra riconoscente lode per le straordinarie doti umane e intellettuali che egli ricevette dalla mani di Dio e che fece fruttificare sempre e solo per la sua gloria, secondo lo spirito ignaziano. I biografi di san Roberto Bellarmino scrivono che come gesuita fu un fedele discepolo di sant'Ignazio di Loyola, nel cui carisma ebbe a plasmare l'intera sua vicenda umana e spirituale; come Vescovo si ispirò all'esempio di sant'Ambrogio e sant'Agostino e Papa Gregorio, mettendosi a servizio degli uomini del suo tempo con grande competenza e scevro da umani interessi; come teologo e studioso contribuì a imprimere, con lungimirante sapienza, un impulso enorme alla cultura. Quando suo malgrado fu costretto, nel 1599, ad accettare per obbedienza il cardinalato, scrisse nel suo diario spirituale: "Continuare senza cambiare il modo di vivere...; non accumulare ricchezze, né fare ricchi i parenti, ma dare i risparmi dei redditi alla chiesa o ai poveri; non domandare al Pontefice maggiori introiti, né accettare doni da principi". E al termine della sua esistenza , che fu una vita povera, annotava: "Tutto questo l'ho osservato".

Suo unico e costante riferimento fu Dio, dal quale accolse tutto con riconoscente abbandono e docile obbedienza. Le letture proclamate poc'anzi stimolano anche noi a chiedere e ad accettare con amore tutto ciò che dal Signore ci proviene. È Dio, infatti, che elargisce con abbondanza i vari doni, soprattutto quelli della prudenza e della sapienza, indispensabili ad ogni persona che desidera vivere pienamente la perfezione della vita in Cristo: vita che si manifesta in modo concreto nella carità verso i fratelli. Quanto mai utile al riguardo è ciò che san Bellarmino amava ripetere: "Se sei intelligente, rifletti che sei stato creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza e che questo è il tuo fine, questo il punto focale della tua anima, questo il tesoro del tuo cuore. Se giungerai a questo fine, sarai beato, ma povero te se lo perderai (Elevazioni della mente a Dio, ed. 1982, p. 214).

Questo egli stesso si sforzò di mettere in pratica, ogni giorno. Dotato di personalità forte e decisa, capace di dominare la storia del suo tempo, san Roberto Bellarmino fu infatti animato unicamente dall'anelito di compiere la volontà divina in ogni circostanza e in ogni attimo della sua esistenza. Attitudine questa che conservò sino alla morte: i successi negli studi, l'ammirazione e la fiducia del Papa, gli onori che molti ebbero a tributargli, come pure le accuse di eresia che ne infangarono la fama, non riuscirono ad incrinare mai l'equilibrio della sua personalità. "Ad majorem Dei gloriam, per la maggior gloria di Dio". Sta in queste brevi parole il segreto della perfezione evangelica e della fervida azione apostolica di un santo, che si trovò a vivere in un periodo storico in cui l'integrità della fede era stata infranta, portando la divisione delle coscienze e lo smembramento della Chiesa. Mettendo a frutto le sue doti di natura e di spirito, il Bellarmino si fece deciso e coraggioso difensore dell'ortodossia, certo secondo lo stile del suo tempo, ma con un amore intenso e appassionato per Cristo e per la sua Chiesa: se uno è Cristo, una è necessariamente la sua Chiesa. Il Papa Clemente VIII, nel 1597, lo volle come suo teologo, esaminatore dei vescovi e consultore dell'allora Sant'Ufficio. Nonostante fosse malaticcio, fu in seguito chiamato a collaborare in quasi tutti i dicasteri della Curia romana, tanto da essere definito "il facchino della curia". Vista l'ignoranza che allora regnava in fatto di religione non solo in mezzo al popolo, bensì pure nel clero, scrisse il "Grande catechismo" e il "Piccolo catechismo", che ebbero una larghissima diffusione ovunque.

Nella prima Lettura abbiamo ascoltato che la sapienza è un tesoro inesauribile per gli uomini e ci attira l'amicizia divina. "Pregai e mi fu elargita la sapienza - scrive l'autore sacro - implorai e venne a me lo spirito della sapienza": parole che ben si addicono al santo che quest'oggi commemoriamo e che, in ogni sua attività svolta a nome e per il bene della Chiesa, mise a frutto i doni datigli da Dio Padre. Il suo esempio, l'esempio di questo grande teologo proclamato dottore della Chiesa universale da Pio XI il 17 settembre del 1931, è quanto mai eloquente anche per questo nostro tempo.

Ci aiuti oggi san Roberto Bellarmino, strenuo difensore della verità in un periodo di lotte e di dispute per la fede, come fece con i suoi contemporanei, a restare fedeli alla verità della fede integralmente tramandata dal magistero della Chiesa, e a saper dialogare con la cultura moderna senza ostilità ma anche senza cedimenti dottrinali. Egli, già per il suo tempo, fu celebre per le sue Controversie, opera unica, composta in difesa della fede cattolica prendendo lo spunto dalle verità negate dai protestanti e attingendo direttamente alle fonti. In queste dotte pagine di teologia e di spiritualità espone il suo pensiero con un grande senso di oggettività e di elevatezza, cercando però di approfondire maggiormente il dogma, le verità della fede, piuttosto che attaccare e confondere l'avversario. Proprio per queste doti san Roberto Bellarmino, a ragione si erge come insigne patrono delle università e dei centri di studio.

È pertanto quanto mai opportuno che, guardando proprio alla sua testimonianza, ci chiediamo con sincerità: "Qual è la funzione di un'Università ecclesiastica nell'odierno contesto culturale?" "Qual è in particolare la funzione di questa vostra Università Gregoriana, ricca di una tradizione di più di 450 anni di storia, di studio, di riflessione, di servizio alla Chiesa universale, in fedeltà alla persona del Romano Pontefice?". Mi piace qui riprendere quanto ebbe a dirvi, cari fratelli e sorelle, il Santo Padre Benedetto XVI nella sua recente visita, il 3 novembre dello scorso anno. Nel suo articolato discorso sottolineò che "la fatica dello studio e dell'insegnamento, per avere senso in relazione al Regno di Dio, deve essere sostenuta dalle virtù teologali.... Non basta però - egli proseguiva - conoscere Dio; per poterlo realmente incontrare, lo si deve anche amare. La conoscenza deve divenire amore". Qui, provocati dalle parole del Papa, potremo ulteriormente domandarci come da una attività intellettuale si possa passare ad una attività del cuore, capace di trasformare tutta la vita? Come possiamo conoscere e leggere con gli occhi del corpo, del fisico tutta la realtà, la vita, il mondo, il nostro passato, il presente e il futuro secondo lo sguardo e gli occhi di Dio e della fede?

Nell'esistenza del Bellarmino appare con evidenza quella priorità che Papa Benedetto ha indicato come indispensabile per gli studenti e i professori di un Ateneo ecclesiastico. Lo ha fatto nel corso dell' udienza riservata agli alunni delle Pontificie Università di Roma, nella Basilica Vaticana, in occasione dell'apertura di questo anno accademico, ribadendo "l'importanza prioritaria della vita spirituale e la necessità di curare, accanto alla crescita culturale, un'equilibrata maturazione umana e una profonda formazione ascetica e religiosa". Ed ha aggiunto che "chi vuole essere amico di Gesù e diventare suo autentico discepolo - sia egli seminarista, sacerdote, religioso, religiosa o laico - non può non coltivare un'intima amicizia con Lui nella meditazione e nella preghiera. L'approfondimento delle verità cristiane e lo studio della teologia o di altra disciplina religiosa presuppongono un'educazione al silenzio e alla contemplazione, perchè occorre diventare capaci di ascoltare con il cuore Dio che parla". Per rispondere a quest'invito del Pontefice, giustamente la Compagnia di Gesù, alla quale il Papa ha affidato questa prestigiosa Università Gregoriana, avverte la responsabilità di inviare come professori dell'Università e formatori delle nuove generazioni di apostoli, i gesuiti più preparati da ogni parte del mondo. Per questo prezioso servizio che la Compagnia di Gesù rende alla Chiesa vorrei oggi esprimere il sincero ringraziamento del Santo Padre. Le difficoltà, i problemi e le sfide non spengano mai nel vostro cuore la fiaccola della fedeltà.

La Parola di Dio, come abbiamo pregato nel salmo responsoriale, sia lampada per i vostri passi, sia luce che indica e illumina il cammino da seguire perché lo studio e la ricerca sia via quotidiana verso la santità. E la santità, quest'oggi la pagina evangelica la sintetizza nell'osservanza e nell'insegnamento della verità nella sua interezza. Dice Gesù: Chi osserverà tutti questi miei precetti e li insegnerà agli altri sarà considerato grande nel regno dei cieli. Ci aiuti a realizzare questa missione l'intercessione di san Bellarmino che arse di appassionato amore per Cristo e per la Chiesa, e la materna protezione della Beata Vergine Maria, Regina della Compagnia di Gesù, che in questo mese di maggio invochiamo con più grande affetto e devozione.

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