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OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere
Giovedì, 22 novembre 2007

 

Non è la prima volta che mi reco in questa bellissima basilica paleocristiana trasteverina, che conserva notevoli capolavori d’arte. Sono venuto, a volte, seguendo il percorso turistico dell’antica Roma cristiana, ma soprattutto sono venuto come cristiano di questo tempo, che cammina sulle orme dei santi, che con la loro vita e il loro martirio hanno testimoniato la fede in Cristo Redentore (come si vede nel catino absidale, il mosaico risalente al 820 d.C raffigura il Redentore Benedicente), ed hanno posto così le basi solide e visibili della Chiesa, della sua storia, della sua spiritualità.

Ringrazio Monsignor Guerino Di Tora, Rettore della Basilica, che, invitandomi a presiedere questa Celebrazione Liturgica, mi offre la possibilità di pregare e meditare insieme a voi i testi sacri della festa liturgica di Santa Cecilia.

Per iniziare ci è stato proposto un testo tratto dal libro del profeta Osea, che si fa portavoce dell’invito di Dio al suo popolo di non lasciarsi attirare da false divinità. Rievocando il passato della storia della salvezza, Osea ricorda il periodo trascorso da Israele nel deserto, dopo la sua uscita dall’Egitto, al riparo da ogni tentazione di idolatria e dal fascino del benessere materiale, come momento di solitudine che consente una maggiore fedeltà alla vocazione divina. Osea si esprime con accenti di grande fascino: «Così dice il Signore: “Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto”».

La Chiesa - in connessione con l'Antico Testamento – manifesta la storia d'amore tra Dio e l'uomo. La simbologia Sposo-Sposa ben descrive la natura intima del mistero Cristo-Chiesa come relazione d’amore tra Cristo e il suo Corpo, che assume il volto della Chiesa sua Sposa, per la quale egli ha dato la vita.

Anche il brano tratto dalla lettera di S. Paolo Apostolo ai Romani è un inno all’amore di Dio, che infonde piena fiducia. Il cristiano vive in Cristo una vita nuova sotto l’azione dello Spirito Santo e nessuna potenza nemica potrà separarlo dall’amore di Dio in Cristo Gesù.

La parabola delle dieci vergini, cinque sagge e prudenti e cinque stolte, che san Matteo ci propone, è collocata, insieme a quella dei talenti, immediatamente prima della maestosa descrizione del giudizio universale, quasi a ricordarci ciò che veramente conta nella vita, ciò che dobbiamo fare per orientare la nostra esistenza verso l’incontro definitivo con il Signore, meta ultima e comune degli uomini di ogni tempo. Il nostro itinerario “quaggiù” è un pellegrinaggio verso “lassù”. “In questa vita, osservava Sant’Agostino, sei un emigrante, la patria è in alto; qui sei un ospite, sei di passaggio su questa terra e pertanto canta e cammina”.

L’immagine del canto ci riporta con chiarezza alla nostra santa. Cecilia raffigura l’ideale della verginità consacrata dal martirio e il valore della vigilanza cristiana a cui canto e musica danno festosità. La lode liturgica scaturisce dall’attesa gioiosa della Chiesa che va incontro al suo sposo: Cristo che viene.

Cecilia – si racconta - custodiva nel suo cuore il Vangelo, come l’olio delle lampade sempre accese, mantenendosi in uno stato di intimo colloquio con il suo Signore. Il padre, secondo la legge romana, l’aveva promessa sposa a Valeriano. Cecilia, unica cristiana in famiglia, sapeva che sarebbe stato inutile opporsi alla volontà paterna. Il giorno delle nozze, mentre venivano eseguite musiche in onore degli ospiti, Cecilia cantava nel cuore il canto al suo Signore. “Cantantibus organis, Cecilia Domino decantabat dicens: Fiat cor meum immaculatum, ut non confundar”: è la famosissima antifona che da secoli fa di Cecilia la patrona dei musicisti e cantori.

Conclusa la festa, Cecilia rivelò a Valeriano il suo amore esclusivo per il Signore proponendogli di condividerlo. Egli accettò e fu battezzato, e la loro casa divenne luogo di preghiera, di testimonianza di vita evangelica, di accoglienza dei poveri, fino a quando entrambi subirono il martirio a causa della loro fede.

Dopo il processo, Cecilia, condannata alla decapitazione, ebbe tre ponderosi fendenti dal carnefice, senza che la sua testa cadesse recisa: aveva domandato la grazia di rivedere papa Urbano prima di morire. In attesa di questa visita ella continuò per tre giorni a professare la fede. Non potendo proferire parole, espresse con le dita il suo credo in Dio uno e trino. E in questo atteggiamento l'ha scolpita il Maderno nella celebre statua che si trova in questa Basilica.

Il culto di santa Cecilia si diffuse dappertutto come esempio perfetto di donna cristiana, che abbracciò la verginità e sostenne il martirio per amore di Cristo.

Una stupenda preghiera, che vale la pena di ricordare, accompagna questo culto:

"Una similitudine frequente nei Padri della Chiesa fa dell'anima nostra una sinfonia, un'orchestra, Symphonialis anima. Appena la grazia l'afferra, come il soffio che sotto le dita dell'artista fa vibrare l'organo, si commuove e vibra all'unisono coi pensieri e sentimenti del Salvatore.

Ecco il magnifico concerto delle anime pure, che Dio può ascoltare con compiacenza, senza che lo turbi la stonatura delle note false del peccato, né la cacofonia urtante delle bestemmie e dei tradimenti!

Degnati, o Cecilia, ricambiare il nostro omaggio, ottenendoci la costante armonia della nostra volontà con le nostre aspirazioni alla virtù e le nostre possibilità di fare il bene!

Degnati convincerci che lo stato di grazia, vita normale del cristiano, non è sola astensione dal male, né avara e fredda osservanza dei comandamenti, ma un'attività piena di gioia e di entusiasmo, che sa dare alla carità e allo zelo tutte le possibilità" (Card. Grente, Oeuvres Oratoires, VIII, p. 17-20).

Come si vede, il messaggio che ci viene proposto va molto al di là della risposta personale di Cecilia alla chiamata di Dio. Esso richiama, le donne in particolare, alla piena consapevolezza del loro essere protagoniste della missione della Chiesa in tutti i campi: dalla famiglia – nel grande impegno per l’educazione delle nuove generazioni - al mondo del lavoro, della cultura e della scienza. Senza tralasciare il considerevole apporto delle donne di tutti i tempi, nella trasmissione della fede. «L’annuncio del Vangelo – ha detto recentemente Papa Benedetto XVI - resta il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità, per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo, in tante forme umiliato e oppresso, e per orientare in senso cristiano le trasformazioni culturali, sociali ed etiche che sono in atto nel mondo» (Angelus, Domenica 7 ottobre 2007).

Nella vita sociale sentiamo fortemente la necessità di riproporre il progetto morale cristiano, di vincere l’insensibilità al male che dilaga in tanti campi, e il coraggio di vincere il sentimento della paura di perdere i propri beni, le proprie comodità o infine la sicurezza di una lunga vita. In ciò, Cecilia, donna romana del III° secolo si pone anche oggi come esempio.

Nell’approssimarci al 20° anniversario della Lettera Apostolica del Servo di Dio Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, datata del 15 agosto 1988, desidero cogliere l’occasione della festa di Santa Cecilia, per riproporne la lettura e la meditazione. Attraverso questa Lettera il Pontefice ha voluto esprimere, a nome della Chiesa, il ringraziamento per tutte le donne «che assumono, insieme con l'uomo, una comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell'ineffabile Trinità. La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del «genio» femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e Nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti di santità femminile».

Concludo con queste vibranti parole di Giovanni Paolo II e invito tutti a rivolgerci alla donna per eccellenza, la Beata Vergine Maria, Regina delle Vergini, Regina della Famiglia, Aiuto dei Cristiani, Stella dell’evangelizzazione nel nostro tempo bisognoso della coraggiosa testimonianza della fede in Cristo.

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