OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE Sabato, 8 dicembre 2007
Eminenze Reverendissime, Innanzitutto grazie per l’invito che mi avete rivolto, cari Figli dell’Immacolata Concezione - vi saluto con affetto ad iniziare dal Superiore Generale - a presiedere questa Eucaristia in un giorno particolarmente importante per la vostra famiglia religiosa. Ricordiamo infatti due eventi, uno storico e l’altro di immediata attualità, entrambi per voi di rilevante valore simbolico: il 150° anniversario della vostra Congregazione, fondata nel 1857 dal beato Luigi Monti; e la pubblicazione dell’Enciclica Spe salvi, che invita i cristiani a “concepire” il futuro, dando concreta testimonianza della speranza che è in loro, invito che voi traducete anche con l’inaugurazione del nuovo complesso operatorio, che fa dell’IDI una tra le strutture più avanzate della sanità in Italia. Sono contento di poter trasmettere, con il mio saluto, soprattutto il saluto e la benedizione di Sua Santità a voi e a tutti i presenti: agli Eminentissimi Signori Cardinali, ai Vescovi, ai sacerdoti, alle Autorità e alle personalità – che non nomino perché sarebbe lungo l’elenco – ai degenti, ai medici e al personale dell’Ospedale, agli amici e benefattori della Congregazione. Insomma, a tutti voi, cari fratelli e sorelle, che componete questa folta e viva assemblea liturgica, nella festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Abbiamo ascoltato poco fa il saluto dell’angelo Gabriele a Maria, per la prima volta nella nuova versione: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Al posto di “ti saluto” “rallegrati”, e quest’invito ci fa entrare subito nel cuore della festa odierna, che ci presenta Maria, per singolare privilegio, preservata da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. In Maria vediamo realizzato in anticipo quel che a ciascuno di noi è assicurato nella speranza: Maria è il prototipo dei salvati, il modello della Chiesa, sposa santa e immacolata, amata dal Signore. A definire questo dogma fu, com’è noto, nel 1854 il beato Pio IX, Pontefice ritenuto dal beato Luigi Maria Monti e dalla Congregazione da lui fondata “primo munifico benefattore” per l’aiuto e l’appoggio che dette proprio agli inizi, in anni non certo facili (tra l’altro sarebbe interessante ricordare i contatti che don Bosco, su incarico proprio di Pio IX ebbe con il fondatore della vostra Famiglia religiosa). Ma c’è un altro motivo che, nel nome dell’Immacolata, vi unisce a Pio IX: fu infatti lui a regalare alla vostra Congregazione, nel 1877, il dipinto dell’Immacolata Concezione che tuttora costituisce l’icona ufficiale mariana della vostra famiglia religiosa. “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. Questa frase del Vangelo di Luca, oltre a farci capire il senso e il valore di questa festa, ci indica anche come entrare nel mistero dell’Immacolata Concezione. Maria viene chiamata dall’Angelo: piena di grazia” (in greco kekaritomene). Nel Libro dell’Esodo leggiamo che anche Dio è “pieno di grazia” (cfr 34,6), ma mentre Dio lo è in senso attivo, come colui che riempie di grazia, Maria lo è in senso recettivo come Colei che è stata riempita di grazia e per questo è diventata icona sublime della divina grazia. In che cosa consiste la grazia divina? Il termine grazia indica solitamente bellezza, fascino e amabilità, ma significa pure bontà, favore gratuito, condono di una pena, come si usa ad esempio nel caso di un condannato a morte che riceve appunto la grazia. Pure nella Bibbia cogliamo questi due significati. Nell’Esodo leggiamo: “Farò grazia a chi vorrò far grazia, dice Dio, e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia” (33,19). Al significato di grazia come favore gratuito ed assolutamente benevolo, si unisce poi quello di bellezza e fascino, come, ad esempio vediamo risaltare nel Salmo 44, dove si accenna alla grazia “diffusa sulle labbra” dello sposo regale, che per questo è il più bello tra i figli degli uomini (cfr v.3). In Maria sono presenti entrambi i significati: è piena di grazia perché colma del favore divino e per questo tutta bella, immacolata. “Tota pulchra es Maria - Tutta bella sei Maria”, come abbiamo cantato durante i giorni della novena. In Lei vediamo realizzato il progetto di bellezza, di gioia, di felicità, di amore, in una parola il progetto di santità che Dio ha per ciascuno di noi, quel progetto di cui parla san Paolo nella lettera agli Efesini, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura. Maria è il capolavoro anticipato dalla bontà di Dio a cui noi guardiamo con sicura speranza. Potremmo ora chiederci: quale è il “segreto” di Maria? L’evangelista Luca ci ha ricondotti spiritualmente a quel grande giorno, come scrive Pascoli nella sua lirica l’Angelus, in cui nacque “Dio da un piccolo Ave”. Abbiamo riascoltato la risposta della Vergine di Nazaret all’Arcangelo Gabriele: “Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”. Maria si professa “serva” e questa parola non sottolinea tanto un’attitudine di umiltà che pure c’è, quanto piuttosto una disposizione di incondizionata fedeltà alla volontà divina. Ecco ciò che ha permesso a Maria di portare a compimento la sua sublime missione di “socia del Redentore”: l’essere “la serva del Signore”, totale docilità e fedeltà a Dio. E tutto ha origine dalla grazia divina, dono della bontà misericordiosa di Dio. L’odierna festa dell’Immacolata Concezione ha pertanto uno specifico messaggio da comunicarci: ci ricorda che nella nostra vita tutto è dono, tutto è grazia; che la grazia è il distintivo del cristianesimo: non è una dottrina o un’idea, ma prima di tutto una realtà che trasforma la nostra esistenza. Senza la grazia di Dio l’uomo non può realizzare se stesso pienamente. Una delle eresie e delle stoltezze più grandi del nostro mondo tecnologico è purtroppo quella di pensare di poter fare a meno della grazia divina, di poter fare a meno di Dio. Ed è un vero peccato perché chi, seguendo l’esempio di Maria, si pone al suo servizio, chi apre il cuore a Cristo non perde nulla; anzi incontra la gioia e l’amore. L’Arcangelo Gabriele invita Maria a “rallegrarsi” e a “non temere” giacché sta per ricevere in dono la pienezza della grazia divina. Anche per noi, cari fratelli e sorelle, la grazia che abbiamo ricevuto nel Battesimo è la ragione principale della nostra gioia e del nostro coraggio. Per quanto grandi siano le difficoltà e le prove che incontriamo, Iddio non ci abbandona mai. Questa fu, ad esempio, l’esperienza di san Paolo, duramente provato – egli parla di una spina nella carne da cui per ben tre volte pregò il Signore di liberarlo sentendosi rispondere: “Ti basta la mia grazia” (2 Cor 12,9). Questa fu anche l’esperienza del beato Luigi Maria Monti, dei martiri e dei santi e di tutti coloro che proclamano con fede: eccomi, Signore, disponi di me secondo i tuoi disegni, mi basta la tua grazia. A questo punto ci domandiamo: il messaggio di gioia e di coraggio, di speranza e di amore contenuto nel mistero dell’Immacolata Concezione che cosa suggerisce a noi qui raccolti questa mattina? Gli eventi che stiamo commemorando e ai quali accennavo all’inizio ci spingono il primo a riandare alle radici e l’altro a guardare a come, facendo proprio lo stile profetico del fondatore, i suoi figli spirituali proseguono il cammino intrapreso al servizio dei malati nel segno e sotto la protezione dell’Immacolata Concezione. Torniamo ora per qualche istante a quell’anno di dura prova che fu il 1857, quando proprio all’inizio della novena della festa della Natività di Maria, Luigi Maria Monti venne preso da profondo sconforto perché a Roma stava nascendo la nuova Congregazione e lui non c’era, anzi stava all’oscuro di tutto. E’ commovente quello che si legge nella sua biografia: «Il sottoscritto – egli scrive -, trovandosi tribolato e perplesso, si sentì in cuore di ricorrere a Gesù. Ad un tratto vedo nel presbiterio due persone: a destra Gesù Cristo, a sinistra Maria Immacolata! E Maria Santissima, a voce chiara, mi disse: “Luigi, perché ti attristi e ti avvilisci tanto? Posso io abbandonarti dopo che hai lavorato tanto portando giovani a vivere in castità? Fatti animo: io non ti abbandonerò mai». «Poi sentii – egli aggiunge – la voce di Gesù dirmi: “Ed io come potrò abbandonarti dopo che hai servito i miei poveri infermi? Coraggio, Luigi, non attristarti, io ti aiuterò in ogni peripezia o trambusto”». E conclude: «Mi lasciarono immerso in una grande gioia e consolazione». Quell’ora di sofferenza si mutò in pace e consolazione e fu per lui l’inizio di un deciso cammino verso la santità. C’è poi un successivo episodio, questa volta un sogno, ben noto certamente a voi suoi figli spirituali, ma che vale la pena brevemente rievocare. Sognò il beato Monti che mentre correva sicuro per una strada diritta si trovò all’improvviso di fronte ad un burrone quando la Vergine Immacolata lo trattenne afferrandolo per un braccio. «Dove corri? – gli domandò. Non vedi il precipizio? Se non fossi venuta in tuo aiuto, dove saresti finito? Ricorda: come ti ho aiutato e salvato in questo momento, così ti soccorrerò in qualunque pericolo e bisogno, anche quando ti sembrerà di stare di fronte ad una situazione disperata. Non spaventarti: io sarò sempre con te». La Vergine Immacolata non abbandonò mai Padre Luigi Maria Monti. Nelle molte prove e difficoltà, talora persino troppo pesanti, come ad esempio quando il 31 ottobre del 1889 fu costretto a lasciare dopo ben 32 anni di sacrifici l’ospedale Santo Spirito, fu il ricorso all’Immacolata il suo segreto. «Voi – diceva Padre Monti alla Madonna – siete la Patrona e la Mamma nostra, provvedeteci». Giovanni Paolo II, beatificandolo il 9 novembre 2003, additò il beato Monti alla Chiesa intera come “apostolo della carità, che l’ardente amore per la Vergine Immacolata condusse a servire in modo eroico Cristo nei giovani, nei poveri e nei sofferenti”. E voi, cari Padri e Fratelli Concezionisti, ne avete raccolto la preziosa eredità che, come un talento prezioso, state moltiplicando con lo stesso suo zelo apostolico e la stessa fedeltà alla Chiesa. Servire gli ultimi sulla frontiera difficile della malattia, e “concepire” un futuro migliore sul crinale delicato della ricerca è in effetti l’eredità apostolica che egli vi ha lasciato, conformemente al nome che ha scelto per la Congregazione. Sui Monti della Creta, i “frati della pelle”, con creatività e dedizione, hanno fatto dell’IDI il più grande ospedale dermatologico del mondo e dell’IDI farmaceutici uno dei marchi più affidabili in fatto di creme, filtri, emulsioni. Questo impegno più che secolare in sanità è culminato, alla fine degli anni ’90, nell’acquisizione del San Carlo di Nancy, che oggi forma con l’IDI un vero e proprio Policlinico, e nella realizzazione dell’Ospedale e dell’Università Nostra Signora del Buon Consiglio a Tirana, che costituisce la più grande opera italiana in Albania. Ma è con l’inizio del millennio che la sfida del futuro vi ha portato, cari Padri Concezionisti, ad impegnarvi secondo modalità fortemente innovative sulle frontiere dove ogni giorno si concepisce e si programma il futuro: la scienza e la cultura. Nel compiere tale passo, la vostra Congregazione ha assunto come bussola un insegnamento – e una consegna - fondamentale del magistero di Benedetto XVI, nella certezza che fede e ragione non si ostacolano, ma beneficiano l’una dell’altra. In tale contesto si collocano l’acquisizione del Nerviano Medical Sciences, il più grande polo italiano di ricerca bio-medica, e di Elea, azienda leader nella formazione manageriale. Con il primo - Il Nerviano Medical Sciences - già Carlo Erba, poi Pharmacia (Svezia) e da ultimo Pfizer (USA) - la Chiesa dispone praticamente del più grande polo privato di ricerca farmaceutica in Italia. Il fine, ambizioso, è quello di arrivare a produrre e vendere farmaci oncologici a prezzo di costo nel terzo mondo, rompendo il monopolio delle multinazionali e vestendo di contenuti nuovi il mandato missionario della Chiesa, nell’era della competizione globale. Con l’acquisizione di Elea, Istituto di alta formazione professionale fondato da Adriano Olivetti, la Chiesa ha ora possibilità di entrare in modo diretto nel campo della formazione manageriale con tante nuove possibili prospettive anche per l’evangelizzazione. Mi piace rendere merito e congratularmi con voi per quello che avete fatto e per i progetti in sviluppo. Voi non rendete semplicemente un servizio sociale e sanitario sia pure all’avanguardia, bensì svolgete un’azione evangelizzatrice che si ispira costantemente a Maria, segno della creatura liberata e gloriosa. Della Vergine Immacolata il vostro Fondatore sottolineava la tenerezza e la bellezza, ma anche la fortezza della Donna che schiaccia la testa del serpente tentatore. Seguire ed imitare l’Immacolata significa pertanto per voi, e per i laici che con voi collaborano, combattere con coraggio le cause della sofferenza e curare con amore il disagio dei malati e dell’adolescenza in difficoltà. I tempi sono certamente cambiati, ma continui ad animarvi lo spirito delle origini con la certezza che Padre Monti esprimeva in modo così colorito: «Il diavolo ha tirato bene il colpo, ma l’Immacolata ha spento la bomba». Invochiamo insieme con fiducia la materna protezione dell’Immacolata, sotto il cui mantello vi ha posto il Fondatore, per voi e per quanti sono oggetto delle vostre cure sanitarie e pastorali. Questo chiediamo insieme nella preghiera proseguendo la nostra celebrazione eucaristica.
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