INAUGURAZIONE DEL NUOVO ACCADEMICO DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE Mercoledì, 12 dicembre 2007
Magnifico Rettore, l'inaugurazione di un nuovo anno costituisce per ogni Università un’occasione singolare per rendersi conto di quanto siano importanti la cultura e la ricerca del sapere per la vita della comunità universitaria e dell’intera società. Quest’anno l’apertura ufficiale del vostro itinerario accademico si colloca a pochi giorni dalla pubblicazione della seconda Enciclica di Sua Santità Benedetto XVI Spe salvi: una felice circostanza che stimola ad approfondirne il contenuto ed offre a me l’opportunità di sottolineare come l’odierno evento si svolga proprio nel segno della speranza. Desidero subito ringraziare per il gentile invito il Magnifico Rettore dell’Università, il Prof. Giuseppe Dalla Torre; gli sono grato per le parole di saluto che mi ha rivolto e per l’articolata relazione – l’ho seguita con attenzione ed interesse - che ha evidenziato i risultati conseguiti, le attività realizzate e l’insieme dei progetti del vostro istituto universitario, ribadendo al tempo stesso in modo chiaro le linee che debbono orientare l’intera attività accademica. Con il Magnifico Rettore, saluto il corpo docente e gli studenti, ringraziando in particolare il/la loro rappresentante e portavoce. A tutti e a ciascuno mi è gradito trasmettere il saluto e la benedizione del Santo Padre e il Suo augurio per l’anno accademico da poco iniziato e per le prossime festività natalizie. Posso dirvi che il Papa ripone grande fiducia nel mondo universitario, dal quale attende coraggiose scelte di vita insieme a significativi contributi di ricerca. Il tempo liturgico d’Avvento che stiamo vivendo ci riconduce in tanti modi al tema della speranza cristiana, quella speranza “affidabile” di cui parla appunto l’Enciclica. Esiste un nesso profondo tra il desiderio di ricerca e la fiducia nel futuro. Potremmo chiederci: Quali conseguenze può causare la crisi della speranza sulle capacità intellettive e psicologiche dell’odierna umanità? La crisi delle ideologie, più volte richiamata nell'Enciclica, ha portato con sé, specialmente nelle nostre società occidentali, non solo un diffuso senso di smarrimento culturale, ma una più profonda crisi di identità. Le parole del Papa aiutano pertanto ad entrare nel vivo della questione antropologica e spingono a domandarsi se e come l'uomo possa tornare ad essere protagonista della propria storia, dopo le drammatiche vicende del secolo XX, il “secolo breve”. Si tratta di un interrogativo che giustamente non può non risuonare in modo permanente nelle aule universitarie, perché i giovani sono portatori di quell'esigenza di novità che invoca una risposta adeguata. A ben vedere, l’attuale crisi della cultura, e della cultura universitaria in specie, nasce proprio dalla mancanza di questa risposta alla domanda di speranza che accompagna l'uomo in ogni momento della propria esistenza, ma soprattutto nell'età della giovinezza. Ed il Papa ricorda che è possibile ridare all'uomo il ruolo di protagonista della storia, la cui vera dinamica non si fonda sulle leggi ferree della tecnologia e dell’economia, ma sul mistero dell'uomo, unico soggetto capace di decidersi per la vita o per la morte. Si aprono in tal modo orizzonti nuovi per la ricerca e per l'impegno formativo delle nuove generazioni. Come non sottolineare, a questo proposito, le intuizioni profetiche dei fondatori della vostra Università, la Madre Tincani e il Cardinale Pizzardo? Come non lasciarsi interpellare dalle attese dell'uomo contemporaneo, che desidera essere finalmente libero dalle utopie e dai miti per incamminarsi verso un futuro di vera pace e di autentico progresso? Illustri Professori e cari studenti, la vostra Università, l’unica in Italia sorta per iniziativa di una donna come ha ricordato il Rettore Magnifico, per la sua tradizione umanistica e per la sua ben salda radice teologica, gode di condizioni ottimali per svolgere un vero servizio di animazione culturale nella città di Roma, in Italia e in Europa nell’ambito della grande tradizione culturale della Chiesa, mirando all’educazione integrale della persona, prerequisito necessario all’impegno per il bene comune e per il miglioramento della società. Su questa linea, mi pare opportuno richiamare qui le tre questioni che Sua Santità Benedetto XVI ebbe a proporre ai docenti universitari europei nell'incontro dello scorso mese di giugno: uno studio esauriente della crisi della modernità; l'ampliamento della nostra idea di razionalità; la natura del contributo che il Cristianesimo può rendere all'umanesimo del futuro. Su questi tre itinerari di ricerca, attraverso i quali è possibile specificare e concretizzare il significato dell'aggettivo "nuovo" anteposto al termine umanesimo, che da alcuni anni orienta l'impegno culturale dei docenti universitari. La LUMSA, come ben sapete, non manca di offrire il suo contributo con convegni di grande rilievo culturale. Essa è ben consapevole – e lo ha ribadito poca fa il Rettore magnifico - di dover promuovere per dettato statutario l’educazione integrale della persona secondo i principi evangelici e nel solco della tradizione cattolica. Giustamente allora al tema del nuovo umanesimo la vostra Università intende dedicare la sua attenzione, quale “laboratorio di cultura” che si avvale della metodologia interdisciplinare e della collaborazione dei teologi. Si tratta cioè di ripristinare con maggiore vigore e fiducia quella tensione ideale dell'essere Università che permetta di affrontare con successo le grandi sfide della modernità. La Chiesa attende dalla LUMSA, giustamente considerata un significativo punto di riferimento per la comunità accademica romana ed europea, che assuma ogni dovuta iniziativa per far sì che la dimensione professionalizzante delle attuali linee di tendenza delle riforme universitarie in Europa non prendano il sopravvento sulla vera natura e sulla vocazione originaria dell'Università, che è e deve restare quella di luogo della ricerca della verità. L'Enciclica Spe salvi vi incoraggia in questo cammino. Anzi, da essa la vostra Università può trarre uno stimolo incoraggiante per un autentico rinnovamento strutturale e, soprattutto, per avviare una nuova stagione di elaborazione culturale, urgente e decisiva per il futuro dell'umanità. Cari amici, domani, insieme a tutta la comunità accademica romana, anche voi avrete la gioia di incontrare il Sommo Pontefice nella Basilica di San Pietro per il tradizionale appuntamento in preparazione al Santo Natale. Durante la Santa Messa che precederà l'incontro con il Papa, alcuni giovani universitari renderanno pubblico il loro desiderio di ricevere il Sacramento della Confermazione, accogliendo l'invito che aveva rivolto ai giovani nel Messaggio per la XXIII Giornata Mondiale della gioventù. Non è anche questo un grande segno di speranza? Vorrei rivolgere proprio a voi, cari giovani universitari, la mia ultima riflessione. Studiare in una Università di ispirazione cristiana è un dono e una responsabilità. Scoprire l'intima radice genetica che unisce la fede e la ragione, fides et ratio, non è infatti una privata esigenza dello spirito, quasi una sorta di privilegio per alcuni "iniziati". Il dialogo e la sintesi tra fede e ragione – a cui ha accennato il vostro Rettore a conclusione della sua relazione - resta ancor oggi la via privilegiata per la crescita umana e culturale di ciascuno di voi. Cercate e promuovete ogni occasione per approfondire questo legame, perché la fatica dello studio vi apra sempre più il cuore al desiderio di conoscere Colui che sostiene questo stesso desiderio: Gesù di Nazaret. Prendete parte pertanto alle molteplici attività promosse anche in questa vostra Università dalla pastorale universitaria, accogliendo come un dono le proposte formative dirette a tutte le componenti della vostra comunità accademica. Vi protegga e vi accompagni sempre Maria, Sede della Sapienza, la cui icona è giunta a Roma dall’Albania e domani sarà consegnata in San Pietro alla delegazione universitaria della Romania, quest’oggi qui presente e alla quale rivolgo il mio affettuoso saluto. Ringrazio ora in anticipo la Prof.ssa Fiammetta Mignella Calvosa, che terrà la sua prolusione dopo il Quartetto “Art Music”, che sta per allietarci eseguendo la “Serenata” di Haydn. Nuovamente grazie di cuore a voi tutti per la vostra accoglienza e per la vostra attenzione. |
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