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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Villa Nazareth
Domenica, 27 gennaio 2008

 

Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore”. Con questo versetto del salmo 26, che è stato proclamato dopo la prima lettura,  saluto tutti voi, cari amici di Villa Nazaret, ben lieto di presiedere quest’oggi la conCelebrazione eucaristica in questa bella cappella, che costituisce il cuore della vostra istituzione. Sono ancor più contento perché per voi oggi è un’occasione quanto mai importante; è infatti la vostra “festa della famiglia”, e vi ringrazio per avermi invitato in una circostanza tanto significativa.

Spera nel Signore! Quando la speranza in Dio è salda nel cuore del credente, più generosa diventa la sua dedizione e non esistono difficoltà, non esistono ostacoli che possano fermarlo sulla via del bene. Mi piace considerare in questa prospettiva l’origine e la missione di Villa Nazaret, opera scaturita dal cuore del Cardinale Domenico Tardini, animato da grande fiducia nella Provvidenza divina. Questo mio illustre predecessore nell’ufficio di Segretario di Stato, ha svolto – come ebbe a dire Giovanni Paolo II quando qui venne l’8 giugno del 1996 - un fedele e sagace  servizio a tre Sommi pontefici e particolarmente a Pio XII e al beato Giovanni XXIII in anni decisivi per la storia della Chiesa e dell’umanità. Di lui sono bene note queste caratteristiche di fine diplomatico e di prezioso servitore della Santa Sede; meno conosciuta è invece la sua profonda spiritualità impregnata di pietà eucaristica e di preghiera, il suo spirito di sacrificio e la sua tenace speranza. E’ proprio grazie a queste sue virtù che è nata Villa Nazaret con lo scopo di essere famiglia accogliente per molti studenti, i quali, nel corso degli anni, hanno potuto prepararsi ad affrontare gli impegni della vita e della futura professione.

Se l’ideatore e l’iniziatore è stato il Cardinale Tardini, altri hanno presa in mano l’opera dopo di lui e continuano tuttora a portarla avanti con grande passione. Tra questi non posso non ricordare, in primo luogo, il Cardinale Antonio Samorè che per anni fu suo stretto collaboratore e che ha guidato questa istituzione dal 1961 al 1983. E poi, il carissimo Cardinale Achille Silvestrini, che ringrazio per il suo cordiale invito accolto tanto volentieri, e al quale rivolgo un saluto fraterno con affetto e gratitudine. Ci sono poi Vescovi e sacerdoti che sarebbe doveroso menzionare, come pure numerosi altri collaboratori laici, tra i quali merita una menzione tutta speciale la professoressa Angela Groppelli, della quale, secondo tradizione, festeggiamo oggi il compleanno. A tutti il mio saluto cordiale. Saluto che va ovviamente con grande simpatia ai componenti delle due residenze universitarie, maschile e femminile, ai membri dei Consigli delle  Fondazioni “Sacra Famiglia di Nazareth” e “Comunità Domenico Tardini”, ed ai membri del Consiglio dell’Associazione che riunisce gli ex-alunni. A ciascuno di voi, e alle vostre famiglie, sono lieto di recare il saluto e la benedizione del Santo Padre, che conosce ed apprezza l’azione educativa ed evangelica che qui viene svolta.   

Il Signore è mia luce e mia salvezza”. E’ bello proclamare insieme la nostra fede, come abbiamo fatto ripetendo il ritornello al salmo responsoriale, in Colui che è la “luce” della nostra esistenza, Colui che è la nostra “salvezza”. E’ bello lodare la bontà del Signore che realizza prodigi nella sua Chiesa e nel mondo attraverso la disponibilità e la fedeltà di suoi amici e discepoli. Ed il pensiero torna naturalmente al venerato Cardinale Domenico Tardini, che oltre 60 anni fa, all’indomani dell’immane distruzione causata dalla seconda guerra mondiale, ebbe l’intuizione di raccogliere fanciulli e giovani per offrire loro un ideale di vita. Volle così dar vita a un progetto che ne valorizzasse i talenti di intelligenza e di sensibilità, con l’intento di formarli cristianamente come uomini di cultura, solleciti del bene della Chiesa e della società e generosi nel servizio fraterno. Ho trovato tra i suoi scritti questa sua considerazione, che voi certamente conoscete e che mi pare esprima efficacemente l’ideale che lo animava: “Abbiamo scelto – egli nota - i bambini più poveri e tra loro i più intelligenti, per un’educazione completa e ben fatta…Il popolo ha bisogno di apostoli, cioè di persone intelligenti, colte, virtuose, disinteressate, ricche di iniziative e di spirito di sacrificio, che sentano vivo il desiderio di far bene agli altri”. Nacque così Villa Nazareth, nido per accoglierli e fucina per prepararli alla vita “con una adeguata istruzione – egli precisa - e un’appropriata educazione ad essere un giorno, in qualsiasi genere di vita o professione preferiscano, non solo ottimi cristiani ed ottimi cittadini, ma anche desiderosi di fare tutto il bene che potranno in seno alla società. Se saranno operai, dovranno essere i migliori tra gli operai e fare del ben a questi. Se studieranno, saranno i migliori studenti. Io spero che qualcuno diventerà sacerdote”.

Percepiamo in queste sue parole lo spirito che deve contraddistinguere  Villa Nazaret. Alla base c’è l’ispirazione della parabola dei talenti (Mt 25,14-30) estesa alla pagina del Giudizio finale (Mt 25,31-46) secondo la drammatica e solenne descrizione dell’evangelista Matteo. C’è soprattutto quel fuoco di amore per Dio e i fratelli che ha reso ardente il cuore del fondatore e che il Cardinale Tardini esprimeva nel formare i giovani all’eccellenza da praticare con passione non per coltivare personali ambizioni, ma per rispondere ad un urgente bisogno della società. Certamente nel mondo ci saranno sempre povertà, bisogni e incertezze, ma l’amore di Dio non cessa di effondere doni capaci di ristabilire una giustizia che risponda alla bontà della creazione ed un ingegno in grado di mettere a beneficio degli altri le proprie personali risorse. Villa Nazaret è sorta per offrire la possibilità a giovani volenterosi di diventare persone mature umanamente, preparate professionalmente e sinceramente innamorate di Cristo. La Chiesa aveva bisogno ieri, e ancor più ha bisogno oggi di persone così formate; ne ha bisogno la moderna società in questo momento, ed è proprio alla luce della presente situazione nel mondo, che si avverte profetica e provvidenzialmente attuale quest’opera. 

Ma c’è un altro aspetto che mi piace porre in evidenza. Oltre ad essere “fucina” di professionisti e di autentici cristiani, anzi, potremmo dire proprio per realizzare questo obbiettivo,  Villa Nazareth è stata concepita dal suo fondatore con uno stile di “vita di famiglia”, ad imitazione della Santa Famiglia di Nazaret ed ha mantenuto quest’orientamento nel corso degli anni. E’ infatti una vasta famiglia, che riunisce tutte le componenti dei vari organismi comunitari, e che con il passare del tempo non invecchia ma ringiovanisce arricchendosi ogni anno di nuovi volti amici; una famiglia in cui ognuno fa la propria parte di figlio e fratello, secondo il motto del fondatore: “I più grandi per i più piccoli”; una famiglia in cui si può sperimentare la gioia dello stare insieme, l’esperienza della condivisione del quotidiano ed il sostegno nei momenti bui e difficili. Quanto è importante che questo stile, questo carisma potremmo dire, non venga mai meno e continui ad essere tramandato inalterato!

Stile di famiglia significa dialogo e accoglienza reciproca, sincerità di rapporti e apertura, corresponsabilità  e dedizione; significa ricerca di unità e comprensione vicendevole. Custodite gelosamente questa atmosfera di famiglia, vivendo ciascuno con e per l’altro, animati tutti da un senso di responsabilità comune, ispirandovi – come dovrebbe fare ogni comunità cristiana - ai primi cristiani che vivevano «assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42). Opportuno, al riguardo, è anche l’invito che l’apostolo Paolo rivolge ai cristiani di Corinto e che abbiamo ascoltato poco fa nella seconda lettura. “Vi esorto – egli dice – per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti”(1Cor1,10). La ricerca dell’unità è stata del resto caratteristica del Cardinale Tardini, che volle dare a Villa Nazaret questo motto che gli era particolarmente caro: “ut unum sint”, motto che ho visto riportato pure nella testata della  vostra rivista, quasi ad indicare l’orientamento generale che deve ispirare ogni attività di Villa Nazaret.

 Sappiamo che costruire la comunione e coltivare uno spirito di autentica solidarietà non è semplicemente frutto di sforzo umano, ma è anzitutto dono di Dio da invocare con la preghiera, e impegno da realizzare pazientemente con sincera apertura di cuore. A questo riguardo, soffermiamoci brevemente a riflettere sul brano del Vangelo che è stato appena proclamato. Gesù iniziò la sua missione pubblica annunciando la parola di salvezza in una zona di frontiera,  nella “crocevia di pagani” che era la Galilea del tempo, dove si mescolavano persone di provenienza molto diverse. La gente del luogo, fra cui si trovavano molti emarginati e stranieri, godeva di cattiva fama presso i giudei, i quali ritenevano che di là mai potesse venire qualcosa di buono; eppure già il profeta Isaia - lo abbiamo ascoltato nella prima lettura - aveva annunciato proprio a loro la luce messianica dell’Emmanuele (cfr Is 8,23b-9,1). Che insegnamento possiamo trarre noi, in questa circostanza, da questa pagina evangelica? Innanzitutto, il Signore non segue logiche e schemi umani; per Lui non ci sono frontiere e barriere, ma a tutti Egli rivolge la sua parola senza esclusione di persone. L’attenzione e la premura per tutti, rifuggendo da ogni forma di emarginazione e da sterili preconcetti: ecco, cari amici di Villa Nazaret, le condizioni che la parola di Dio ci indica per fare di questa vostra casa un luogo di evangelizzazione oltre che di formazione umana e culturale. Ed al riguardo, permettete che aggiunga un’ulteriore nota. L’evangelista Matteo mostra chiaramente che è Gesù a scegliersi i suoi discepoli e non i discepoli a sceglierlo, contrariamente a quanto avveniva con i maestri- rabbì  della tradizione giudaica. Ciò che colpisce è la prontezza con cui i chiamati rispondono: i fratelli Pietro e Andrea chiamati da Gesù mentre stavano gettando la rete  - nota l’evangelista – “ subito, lasciate le reti, lo seguirono”. Mi rivolgo specialmente a voi, cari giovani, che durante questo periodo di formazione progettate e costruite il vostro futuro. Guardate a Gesù come al vostro vero Maestro di vita; restate in ascolto del suo Spirito e siate pronti a rispondere a qualsiasi chiamata Egli vi rivolga, ancor più se si tratta di una vocazione a un ministero e un servizio speciale nella Chiesa. Siate amici veri di Cristo e sarete capaci di tessere reti di vera amicizia attorno a voi!

«Uomo moderno – ha detto Benedetto XVI – adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prendere per mano dal Bambino di Betlemme, non temere, fidati di Lui» (Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2005).

Concludendo torniamo ancora al Cardinale Tardini, che, docile agli insegnamenti di Gesù, ha voluto unire al quotidiano servizio alla Sede Apostolica, una cura paterna per ragazzi bisognosi sia materialmente che spiritualmente. Devoto di santa Teresa di Lisieux, aveva fatto proprio lo spirito d’infanzia spirituale che questa santa  indicava nella “piccola via”, la via cioè dell’amore. L’amore – diceva - è capace di “rendere grandi agli occhi del Signore le azioni più piccole”. In fondo, proprio questa è l’autentica sapienza cristiana, questo il segreto di ogni successo duraturo. Qualunque posto voi occuperete domani  nella società, cari giovani, qualunque professione sarete chiamati a svolgere, ricordate che l’essenza di quanto qui apprendete in questi anni è l’amore. Proseguendo la celebrazione eucaristica, chiediamo a Maria e Giuseppe, alla Santa famiglia di Nazaret, di renderci testimoni di quest’amore che mai muore, e che ci rende capaci di costruire un mondo migliore. Amen!

 

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