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COMMEMORAZIONE DEL CARDINALE TOLOMEO GALLIO

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Como
Domenica, 3 febbraio 2008

 

Eccellenze Reverendissime,
Illustri Autorità,
Signori e Signore!

E’ motivo di grande gioia per me essere qui questa mattina, in questa splendida Cattedrale, cuore della comunità diocesana di Como, scrigno che custodisce un ricco patrimonio di arte e di storia e che ci aiuta ad entrare in dialogo con Gesù Cristo vivo, presente nell’Eucaristia e nei Sacramenti. In questa solenne celebrazione, Egli ci raduna in occasione del IV centenario della morte del Card. Tolomeo Gallio, Cardinale di Como e primo esempio di Segretario di Stato che servì la Chiesa accanto al Papa Gregorio XIII.

Mi lega a questo vostro illustre conterraneo il fatto di essere stati chiamati entrambi a collaborare in modo quanto mai diretto con il Successore di Pietro, il “dolce Cristo in terra”, come amava chiamare il Papa santa Caterina da Siena. Sono venuto, pertanto, molto volentieri quest’oggi e vi ringrazio per l’invito che mi avete gentilmente rivolto. In primo luogo desidero salutare e ringraziare di tutto cuore il vostro Pastore, S. E. Mons. Diego Coletti; saluto poi S. E. Mons. Alessandro Maggiolini, Vescovo emerito che ha servito con amore e intelligenza la vostra comunità diocesana. Saluto con deferenza le Autorità presenti ad iniziare dal signor Sindaco. Ringrazio vivamente tutti coloro che con cura hanno contribuito all’organizzazione dei vari eventi commemorativi di questa ricorrenza giubilare, con lo scopo di far conoscere l’importante figura del Cardinale Tolomeo Gallio, che ha svolto un ruolo significativo nella storia della Chiesa, diocesana ed universale. Egli fu chiamato a cooperare per il bene della Chiesa a stretto contatto con il Papa Gregorio XIII che lo volle accanto a se, quale “segretario intimo” dall’anno della sua elezione, dal 1572 sino al 1585, per ben 13 anni. In ricordo di questo vostro illustre concittadino celebriamo il sacrificio eucaristico. Ogni volta che ci raccogliamo attorno all’altare per la santa Messa entriamo in comunione con tutti coloro “che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace” (cfr Canone Romano).

La liturgia di questa IV Domenica del tempo ordinario offre alla nostra meditazione la pagina dell’evangelista Matteo che presenta l’inizio solenne del Discorso della Montagna. E’ il celebre passo delle Beatitudini: Gesù come il nuovo Mosè proclama sul monte la nuova legge, la legge dell’amore, che non abolisce ma porta a pieno compimento quella antica. Annuncio di gioia è pertanto questo ripetersi dell’esclamazione: “Beati!”, e le Beatitudini non sono regole ascetiche nettamente differenziate le une dalle altre, bensì variazioni espressive dell’unico ideale di vita che Gesù propone. Felice è colui che ama e serve Dio e il prossimo. La vera beatitudine, la felicità futura si realizzerà nel Regno dei cieli grazie alla visione perfetta di Dio e alla gioia totale che scaturisce dal suo amore. Questa felicità possiamo però già sperimentarla qui, sulla terra. Beati allora sono i poveri in spirito, quelli che amano e soffrono per la giustizia, quanti ricercano la pace e sono misericordiosi, coloro che pur vivendo in questo mondo sono protesi con il cuore puro nell’eternità divina. Ciò che ostacola questo disegno divino nuoce alla vera felicità dell’essere umano; ciò che invece favorisce quest’impostazione di vita evangelica facilita la vera realizzazione dell’uomo.

Alla luce delle Beatitudini, comprendiamo meglio che quanto conta veramente non sono i successi umani, le cariche e le responsabilità che si è chiamati ad assumere; non è la ricerca della carriera quel che deve interessarci, ma l’amore e il servizio svolto con lo spirito di povertà e di purezza, di misericordia e di pace, di mitezza e di giustizia. Non dobbiamo cercare utili compromessi con il mondo e le sue logiche, ma essere disposti ad affrontare persino la persecuzione pur di salvaguardare la nostra fedeltà a Cristo e al suo Vangelo. Certo, dinanzi a un ideale così elevato facciamo tutti esperienza della nostra piccolezza e della nostra indegnità, ma ci sorregge una spirituale certezza: Dio sceglie quanti sono docili alla sua chiamata e li plasma con la potenza del suo amore misericordioso. Li lascia con i propri difetti e limiti, ma attraverso di essi – grazie proprio alla loro umile disponibilità- realizza il suo progetto di salvezza per il bene dell’intera umanità. Non è difficile leggere in questa luce la vicenda terrena del Cardinale Tolomeo Gallio, che il Signore chiamò a percorrere i gradini della carriera ecclesiastica, e che spese la sua vita servendo Cristo e la sua Chiesa con intelligenza e amore.

E’ davvero notevole l’attività che questo cardinale ebbe a svolgere nel corso della sua esistenza. Fu pastore e guida di diverse comunità diocesane: Vescovo di Martirano (Calabria) nel 1560, Arcivescovo di Manfredonia nel 1562, Cardinale nel 1565 e dopo la nomina a Segretario di Stato, anche Vescovo a Sabina. Nel 1591 divenne Pastore della diocesi di Frascati, nel 1600 di Porto e S. Rufina e infine nel 1603 lo troviamo in qualità di Cardinale Decano, Vescovo di Ostia e Velletri. Il Cardinale Tolomeo Gallio visse la proficua stagione del Concilio di Trento, collaborando attivamente alla redazione del Registro Generale del Concilio e operando instancabilmente allo scopo di attuare le rilevanti decisioni che videro la luce in quell’importante momento di riforma della Chiesa. Con il grande Arcivescovo di Milano, san Carlo Borromeo, ebbe la fortuna di condividere una fraterna amicizia, testimoniata da una notevole corrispondenza di cui ci rimangono ben 182 lettere. Assunse la carica che oggi corrisponde a quella di Segretario di Stato un anno dopo la grande battaglia di Lepanto, momento cruciale della vita della Chiesa. Fu proprio in questo impegnativo compito che egli ebbe modo di mettere a frutto tutta la perizia e l’esperienza acquisite dall’incontro con grandi personalità della storia del suo tempo e che lo aiutarono a servire con intelligenza e fede la Chiesa intera.

Per la diocesi di Como, egli manifestò sempre una particolare predilezione, attestata anche dal monumento, fatto erigere in questa Cattedrale nel 1861 e che ricorda l’“illustre concittadino, angelo di luce e apostolo di carità”. E’ nel 1573, un anno dopo la sua nomina a Segretario di Stato, che il Gallio fonda, insieme con il vescovo Volpi il seminario a Como presso i canonici del Duomo, preoccupandosi che anche nella sua terra d’origine trovassero pronta e adeguata attuazione i fondamentali decreti del Concilio di Trento riguardanti l’istituzione obbligatoria in ogni diocesi di un luogo adatto alla formazione degli aspiranti alla vita sacerdotale.

Ma è soprattutto nel campo educativo che il Card. Tolomeo Gallio manifestò il suo pieno attaccamento per la Diocesi che lo vide crescere nella fede fondando il Collegio Gallio il 15 ottobre 1583, con la bolla pontificia promulgata dal Papa Gregorio XIII “Immensa Dei providentia”. Fin dal suo sorgere affidò il Collegio alla guida dei padri Somaschi, stabilendo nel primo regolamento che, “provvedano all’educazione dei bambini poveri” e predisponendo che 10 dovessero giungere dalla Valtellina-Valchiavenna, 10 dalle tre Pievi e i rimanenti 30 dalla città e dalla Diocesi di Como. Il Card. Gallio ebbe cura che già nella Bolla Pontificia di fondazione fossero chiari gli obiettivi che il Collegio doveva garantire a favore dell’educazione degli alunni: “…li facciano crescere nella Religione e nella Pietà e li istruiscano nei buoni comportamenti, nelle scienze e nelle attività, secondo le capacità di ciascuno”.

A me, in quanto salesiano, torna l’eco delle parole di Don Bosco il quale soleva dire che la formazione deve poggiarsi su tre capisaldi: la ragione, la religione e l’amorevolezza: «Ragione e religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine». E il fine, per Don Bosco, è quello di fare dei giovani «degli onesti cittadini e dei buoni cristiani». In espressioni così semplici si nasconde tanta sapienza e lungimiranza; fede, ragione e amore vanno tenuti insieme come strumento concreto del cambiamento e come la base di ogni vera pedagogia.

Ritornando a questa importante istituzione, fondata dal Cardinale Tolomeo Gallio, vediamo che ancora oggi, dopo oltre 400 anni, continua ad operare nel campo dell’istruzione a beneficio della gioventù di questa vostra regione. Famiglie, alunni, insegnanti possono così imparare e fare quotidiana esperienza, che non è sufficiente la sola cultura, come insieme di nozioni e di regole, per vivere e comprendere il senso ultimo dell’esistenza. Sempre più occorre invece saper unire i doni inesauribili della spiritualità e della carità cristiana, animate dall’amore per la verità e la giustizia e definite nel “Piano formativo” di questo vostro Istituto, come “risposta efficace al vuoto etico, in quanto sostengono la passione per il bene e possono restituire senso alla frammentazione delle coscienze”. Ritengo inoltre di fondamentale importanza quanto ancora voi ribadite circa la dignità e la libertà della persona umana, valori fondamentali capaci di far maturare coscienze individuali che siano in grado di dialogare apertamente con tutti, ma allo stesso tempo capaci di mantenere fissi i principi e i fondamenti della tradizione cristiana. E’ inoltre da condividere totalmente, quale base di ogni educazione ed istituzione cristiana, ciò che nel “Piano formativo” del vostro Istituto avete voluto sottoscrivere, nella consapevolezza che “la formazione al rispetto di sé stessi e del prossimo è cristianamente vissuta come etica della responsabilità nell’educazione all’amore, alla giusta dimensione della famiglia, alla stabilità delle scelte ed alla progettazione del futuro, alla sensibilità verso chi ha bisogno, all’accettazione dei propri limiti, alla disponibilità all’ascolto, al perdono, all’accoglienza della croce e all’impegno per il bene comune”.

Cari amici delle scuole cattoliche della città di Como! Sono contento di vedervi così numerosi: dirigenti, insegnanti, genitori e alunni. I Papi ed i Pastori delle Chiese locali in più circostanze hanno ribadito che l’educazione costituisce una vera emergenza sociale e pastorale: è “l’emergenza educativa” di cui ha recentemente parlato anche il Papa Benedetto XVI. Di lui, del nostro amato Pontefice, sono contento quest’oggi di farmi interprete nel salutare tutti voi con affetto e si salutare l’intera comunità cristiana e civile della vostra Città. A suo nome incoraggio voi, del mondo scolastico, a proseguire nell’importante azione formativa che vi vede tutti protagonisti per riaffermare la necessità di garantire una vera parità scolastica e un concreto sostegno alla libertà di educazione. Iddio renda fecondo il vostro lavoro faticoso, ma essenziale.

Proseguendo la Celebrazione eucaristica, preghiamo per le necessità della Diocesi e della Città di Como; invochiamo in particolare la protezione del patrono sant’Abbondio e di san Girolamo Emiliani protettore del Collegio che porta il nome del Cardinale Tolomeo Gallio, di cui facciamo quest’oggi speciale memoria. Su tutti vegli materna la Beata Vergine Maria, che voi venerate nel santuario diocesano di Tirano come “Santa Maria de la Sanitate”, Patrona della Valtellina e compatrona della Diocesi di Como.

 

 

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