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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. LUCIANO SURIANI,
ARCIVESCOVO DI AMITERNO E NUNZIO APOSTOLICO IN BOLIVIA

OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Cattedrale di Chieti
Sabato, 26 aprile 2008

 

Signori Cardinali,
venerati Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle nel Signore!

La prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, racconta che gli apostoli imposero le mani su quanti “erano stati soltanto battezzati” e costoro ricevevano lo Spirito Santo; è un episodio nel quale vediamo già adombrato il sacramento della “confermazione”. Tra poco, anche qui si ripeterà il gesto rituale dell’imposizione delle mani, segno inseparabile dalla preghiera consacratoria, che costituisce il culmine del rito dell’ordinazione mediante il quale questo nostro fratello sacerdote diventerà vescovo. In silenzio, i Vescovi presenti porranno le mani sul suo capo ed esprimeranno in tal modo l’invocazione a Dio perché effonda il suo Spirito su di lui, lo trasformi e lo renda partecipe pienamente del Sacerdozio di Cristo. Saranno minuti particolarmente suggestivi, densi di straordinaria profondità spirituale.

Sarà come rientrare nel Cenacolo dove, la sera del primo giorno dopo il sabato – riferisce l’evangelista Giovanni – Gesù apparve agli apostoli riuniti per timore dei Giudei e, dopo aver rivolto il saluto di pace, disse loro: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Quindi, alitando su di essi, aggiunse: “Ricevete lo Spirito Santo”. Quest’abbondante effusione di Spirito Santo, di cui furono colmati dal Signore risorto, gli apostoli la parteciparono ai loro collaboratori; questi, a loro volta, con lo stesso gesto la trasmisero ad altri, e questi ad altri ancora, stabilendo quella che nella Chiesa si definisce “la successione apostolica”, la cui radice ed unico fondamento è Cristo. In tal modo  - scrive Giovanni Paolo II nell’Esortazione post-sinodale “Pastores gregis” del 16 ottobre 2003 -  “il dono spirituale degli inizi è giunto fino a noi mediante l’imposizione delle mani, cioè la consacrazione episcopale, che conferisce la pienezza del sacramento dell’Ordine, il sommo sacerdozio, la totalità del sacro ministero” (n. 6).

Insieme rendiamo grazie a Dio per tale prodigio che si rinnova questa sera qui, nella Cattedrale di Chieti dedicata a san Giustino, primo Vescovo teatino. Il Santo Padre ha elevato il caro Mons. Luciano Suriani alla pienezza del sacerdozio e lo invia quale suo Rappresentante presso la Chiesa e la Nazione boliviana.  Figlio di questa Terra, benedetta per la sua radicata storia cristiana e per le sue nobili tradizioni sociali e civili, egli continuerà la missione di Cristo Buon Pastore, ne annuncerà il perenne messaggio di salvezza e presiederà al gregge del Signore “in persona” di Cristo capo, (cfr Christus Dominus, 2). Quale autentico maestro nella fede, dovrà lavorare nella vigna del Signore operando sempre in piena e solidale comunione gerarchica con il Successore di Pietro, Capo del Collegio Apostolico, e in stretta fraternità con tutti gli altri Vescovi. Davanti alle molteplici sfide che l'azione evangelizzatrice della Chiesa incontra nel mondo attuale, dovrà annunciare e testimoniare Cristo, vero Dio e vero uomo, Redentore dell'uomo, di tutto l'uomo. Il suo impegno sarà quello di essere per ogni persona, in modo eminente e visibile, un segno vivo di Gesù Cristo, Maestro, Sacerdote e Pastore" (cfr Lumen gentium, 21).

Caro don Luciano, ti viene conferita l’ordinazione episcopale nella terra che ti ha visto nascere, in questa Arcidiocesi di Chieti-Vasto del cui presbiterio sei membro, Chiesa ricca di testimonianze cristiane e di santi. Mi limito a citare san Francesco Caracciolo, fondatore dei Chierici Regolari Minori; san Camillo de Lellis, fondatore dei Ministri degli Infermi; un suo figlio spirituale, il religioso camilliano Servo di Dio Nicola D’Onofrio, tornato alla casa del Padre a soli 21 anni nel 1964, e il Servo di Dio Dino Zambra. Il loro esempio possa suscitare tante e ferventi vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata ed essere modello di vita cristiana per le nuove generazioni.

Con-consacranti sono l’Eminentissimo Signor Cardinale Jean Louis Tauran con il quale tu, caro don Luciano, hai a lungo e fruttuosamente collaborato, e il Pastore di questa Arcidiocesi, Sua Eccellenza Mons. Bruno Forte, che ringrazio per l’amabile ospitalità riservatami. Ti fanno corona con gioia molti presuli, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, autorità ed illustri personalità che hai avuto modo di conoscere nel corso di questi anni; ti accompagnano in questo passo così importante, il tuo caro fratello e la sua famiglia, gli altri parenti, i compaesani e molti amici qui giunti da svariate località. Ma soprattutto ti abbracciano fortemente, sia pure in modo invisibile, i tuoi amati genitori: la tua mamma che ti ha lasciato quando eri appena adolescente, e il tuo papà andato in Cielo nel novembre dello scorso anno. Da lassù – ne puoi essere certo - essi vegliano su di te con quell’affetto con cui ti hanno circondato sin dalla tua nascita, e ancor più da quando adolescente entrasti nel seminario minore di Chieti intraprendendo quell’itinerario formativo che il 5 agosto del 1981 ti ha condotto all’Ordinazione sacerdotale.

Mentre quest’oggi inizia una nuova promettente stagione della tua vita e della tua missione a servizio di Cristo e della Chiesa, come non ringraziare il Signore per il cammino percorso in questi 27 anni di sacerdozio? Hai potuto dapprima esercitare un’intensa attività pastorale come parroco di Fallo e Civitaluparella, mentre completavi la tua formazione teologica a Roma all’Università Lateranense; poi sei stato Parroco nel tuo paese d’origine, Atessa, dedicando contemporaneamente parte del tuo tempo all’insegnamento. Nel 1986, sei entrato nella Pontificia Accademia Ecclesiastica e nel 1990 hai conseguito il dottorato in diritto canonico nella medesima Università Lateranense dove io stesso sono stato tuo professore e relatore della tua tesi di dottorato sulla libertà di scuola e di insegnamento. Così hai intrapreso un nuovo servizio nella Chiesa come diplomatico della Santa Sede; missione che ti ha condotto a lavorare nelle Nunziature Apostoliche in Costa D’Avorio-Burkina Faso e Niger, in Svizzera e Liechtenstein, per poi trascorrere un lasso di tempo in Segreteria di Stato, e completare questi anni di servizio diplomatico nella Nunziatura Apostolica in Italia e presso la Repubblica di San Marino.

Ora si spalanca sui tuoi passi un altro promettente orizzonte apostolico. Sua Santità Benedetto XVI, al quale va il nostro grato e devoto pensiero e che mi ha incaricato di partecipare il suo saluto affettuoso e la sua benedizione in maniera speciale a te e poi a tutti i presenti – il Santo Padre – dicevo - ti ha voluto chiamare a far parte del Collegio episcopale eleggendoti Arcivescovo titolare di Amiterno, località a te ben nota che si trova vicino L’Aquila, dove è possibile ammirare le più belle e suggestive catacombe paleocristiane dell’Abruzzo. Il Sommo Pontefice ha voluto affidarti come missione quella di Nunzio Apostolico in Bolivia, in Sud-America, dove una fervente comunità cattolica e un Paese segnato da molte speranze, ma anche da non poche problematiche economiche e sociali, ti attendono e potranno sperimentare e godere della tua saggezza ed esperienza pastorale. La tua presenza costituirà un costante richiamo della vicinanza del Successore di Pietro presso la Chiesa e le popolazioni di quella cara Nazione; di Lui dovrai, con prudente e fraterna azione pastorale, rendere visibile la paterna sollecitudine per tutti gli uomini di buona volontà come pure la sua ansia per la pacifica convivenza dei popoli.

Caro don Luciano, come vedi, vasto e impegnativo è il campo di lavoro che ti aspetta: chi potrebbe ritenersi all’altezza di un tale compito? Non potrai certo fare affidamento sulle tue sole capacità e risorse umane. Da dove allora potrai trarre la forza per esercitare fedelmente il tuo ministero se non dall’invisibile azione dello Spirito Santo? Nella pagina del Vangelo, che è stato poc’anzi proclamato, Gesù, dopo l’Ultima Cena, accomiatandosi dai suoi Apostoli commossi e rattristati, li rassicurò: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un Consolatore, perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14, 16-18). Dunque, se è vero che il ministro di Cristo non può e non deve contare solo su di sé e su umani sostegni, è vero anche che lo rassicura la presenza del Consolatore, cioè dello Spirito Santo. Questo però ad una precisa ed indispensabile condizione. Gesù ripete più volte: “Se mi amate … Chi mi ama … anch’io lo amerò”.  E’ dunque l’amore per Lui il segreto di tutto: un amore, caro don Luciano, che ti prenda interamente il cuore; un amore a cui nulla dovrai anteporre; un amore per Cristo che ti trasformerà grazie all’osservanza della sua parola e alla preghiera costante ed intensa. Solo questo amore farà di te un suo vero amico e ministro e al tempo stesso un valido esempio e un saldo sostegno per quanti incontrerai.

Quanto mai opportuna ed appropriata risuona allora l’esortazione di Pietro, riecheggiata nella seconda Lettura: “Carissimi, adorate Gesù nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15). Caro don Luciano, se resterai unito a Gesù, nostra salda speranza, potrai essere l’araldo fedele del suo Vangelo e potrai farlo conoscere con dolcezza, rispetto e coscienza retta. Più delle parole sarà la tua buona condotta a diffondere la serenità e la pace, frutti dell’azione dello suo Spirito in te. Il Papa Benedetto XVI nel suo discorso ai Vescovi nominati nel corso dell’anno 2007 ricordava: “Oggi, nel ministero di un Vescovo, gli aspetti organizzativi sono assorbenti; gli impegni sono molteplici; le necessità sempre tante; ma il primo posto  nella vita di un successore degli Apostoli deve essere riservato per Dio. Specialmente così aiutiamo i nostri fedeli”. 

 “Quod vult Deus”: sono le parole di sant’Agostino che hai scelto per il tuo motto episcopale: esse sono un invito ad agire sempre ed unicamente secondo la volontà di Dio. A quest’orientamento, che hai posto come bussola del tuo futuro ministero, possa tu restare fedele sino al ternine della vita. Ti aiuti e ti protegga la Vergine Maria, “Stella maris”, la cui stella brilla appunto nel tuo stemma episcopale. Come Lei e con il suo sostegno, sii degno ministro di Cristo Sommo Sacerdote; mantieniti suo umile e docile discepolo e sarai credibile maestro della sua verità e dispensatore generoso dei tesori infiniti della salvezza a quanti Iddio affiderà alle tue cure di Pastore. Noi, che con stima ed affetto fraterno ci stringiamo a te in questo momento, ti assicuriamo la nostra preghiera, particolarmente intensa nella presente celebrazione eucaristica. Amen! 

     

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