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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. BERNARDITO AUZA OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE, Basilica Vaticana
Signori Cardinali, Signore, Tu hai stabilito la tua Chiesa sul fondamento degli Apostoli perché sia segno visibile della tua santità e trasmetta agli uomini le verità che sono via al cielo. Troviamo queste parole nel Prefazio degli Apostoli: esse mettono in luce la missione di ogni Vescovo al servizio della Chiesa, segno visibile della santità di Dio e fedele comunicatrice delle verità che sono via al cielo. Sul fondamento degli Apostoli  ed oggi celebriamo la festa dellÂÂapostolo Tommaso -Cristo lÂÂha stabilita ÂÂuna, santa, apostolica, cattolicaÂÂ, Chiesa di tutti i popoli, come ha ricordato nellÂÂomelia domenica scorsa Benedetto XVI, che quindi non si identifica con una sola nazione, né con una sola cultura o con un solo Stato, ma che è sempre Chiesa di tutti, chiamata a riunire lÂÂumanità al di là di ogni frontiera, perché in mezzo alle divisioni di questo mondo, renda presente la pace di Dio e la forza riconciliatrice del suo amore. Se è allÂÂApostolo Pietro e ai suoi Successori, i Romani Pontefici, che Gesù ha affidato la permanente missione di assicurare lÂÂunità di tutti coloro che mediante il mistero della sua morte in Croce sono diventati fratelli e sorelle, tocca agli Apostoli e ai loro successori, ai Vescovi partecipare  ha aggiunto il Papa - a questo stesso compito pastorale con un amore sincero e totale per Cristo, il Buon Pastore; amore che deve tradursi in un servizio generoso e permanente verso lÂÂintero suo gregge. La dimensione dellÂÂunità e della cattolicità del ministero episcopale emerge, in maniera singolare, anche nella diversità dei compiti che il Papa affida a ciascuno di voi, cari Ordinandi. Tu, Mons Bernardito, che provieni dal popolo filippino ricco di fede, hai potuto già sperimentare, da quando nel 1990 sei entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, la vastità del mandato missionario della Chiesa. Hai infatti prestato con dedizione la tua opera successivamente nelle Nunziature Pontificie in Madagascar, Bulgaria, Albania e, dopo alcuni anni trascorsi in Segreteria di Stato nella Sezione Rapporti con gli Stati, sei stato inviato a lavorare nella Rappresentanza Pontificia presso lÂÂONU a New York. Ora il Papa, nominandoti Arcivescovo Titolare di Suacia, ti ha scelto come suo Rappresentante in Haiti, in Centro America, dove sarai apostolo di unità e di comunione, di riconciliazione e di pace. Quanto a te, Mons Piergiuseppe, dopo una lunga esperienza pastorale nella tua diocesi di Cremona, dove sei stato parroco e hai seguito con zelo anche lÂÂAzione Cattolica e hai svolto vari uffici nella Curia diocesana  Cancelliere Vescovile, Pro-Vicario Generale e Segretario Generale del Sinodo diocesano dal 1990 al 1993 -, dal 1996 hai ricoperto lÂÂufficio di Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e di Presidente del Comitato per gli interventi caritativi per i Paesi in via di sviluppo. LÂÂesperienza pastorale e sociale maturata nel corso del tempo ti sarà quanto mai utile nel nuovo compito a cui ti ha chiamato Sua Santità che, eleggendoti Arcivescovo Titolare di Minturno, ti ha scelto come Segretario aggiunto nel Dicastero per lÂÂEvangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie. Mi preme trasmettere a voi, cari Ordinandi, il cordiale e benedicente saluto di Sua Santità. Unisco al ricordo del Sommo Pontefice il mio affettuoso saluto, che estendo ai Signori Cardinali, specialmente ai concelebranti, agli Arcivescovi e Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai familiari, agli amici, alle autorità e a tutti i fedeli qui riuniti. Ci stringiamo spiritualmente a Mons. Bernardito e a Mons. Piergiuseppe, e li accompagniamo con la preghiera in questÂÂora di grazia e di grande importanza per loro e per la Chiesa. Svolgendo mansioni diverse, voi, cari Ordinandi, condividerete il medesimo anelito missionario che anima la Chiesa. Missione questa che richiede da ogni Pastore anzitutto una costante tensione verso la ÂÂsantitàÂÂ. Specialmente in questa nostra epoca è importante che i Vescovi siano testimoni e maestri di ÂÂsantitàÂÂ, capaci di trasmettere fedelmente, con lÂÂesempio e le parole, quelle verità che illuminano il cuore dellÂÂuomo e lo conducono verso la vita eterna. Perché ciò avvenga, occorre, in primo luogo, che voi stessi siate ÂÂconquistatiÂÂ, come dice lÂÂApostolo Paolo, da Cristo ed additiate a quanti incontrerete il cammino che a Lui conduce. Ma come ciò è possibile? Ci aiutano a rispondere a questa domanda, che sorge spontanea nellÂÂÂÂanimo, le letture bibliche e gli altri testi di questa suggestiva celebrazione liturgica. Nella prima lettura, il profeta Isaia dichiara: ÂÂlo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con lÂÂunzione...ÂÂ. E dunque lo Spirito di Dio a sostenerci con la forza spirituale necessaria. Il Signore stesso, cari Ordinandi, con la consacrazione che tra poco riceverete mediante lÂÂunzione, vi comunicherà il suo Santo Spirito e vi renderà suoi ÂÂconsacratiÂÂ: sarete così totalmente ÂÂsuoiÂÂ, totalmente a Lui appartenenti. Egli stesso allora agirà in voi quando porterete il lieto annuncio ai poveri, quando consolerete gli afflitti, quando, in tanti modi diversi, sarete testimoni della sua misericordia e del suo amore. A questa missione di amore e di misericordia vi richiamano rispettivamente il motto episcopale che avete scelto: ÂÂUt diligatis invicem tu, Mons. Bernardito, e ÂÂmisericordia tua tu, Mons. Piergiuseppe. Docili pertanto allÂÂazione dello Spirito Santo, potrete cooperare alla edificazione del tempio santo del Signore, come ci ha ricordato san Paolo nella seconda lettura, annunciando Cristo, pietra angolare dellÂÂedificio spirituale che è la Chiesa. Così facendo, il Vescovo diviene testimone della speranza che è Cristo, come ben sottolinea lÂÂEsortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis, dove il Servo di Dio Giovanni Paolo II afferma che al Vescovo spetta il compito di profeta, testimone e servo della speranza, con il dovere di infondere fiducia e di proclamare di fronte a chiunque le ragioni della speranza cristiana (cfr 1 Pt 3,15). Ed è soprattutto nellÂÂesercizio del proprio ministero, prosegue lÂÂEsortazione, ispirato allÂÂimitazione della carità del Buon Pastore, che il Vescovo è chiamato a santificarsi e a santificare, avendo come principio unificante la contemplazione del volto di Cristo. Contemplare il volto di Cristo! Non fu questa lÂÂesperienza dellÂÂApostolo san Tommaso del quale oggi facciamo memoria? La commovente pagina evangelica che abbiamo ascoltato, ce lo mostra nellÂÂatto di riconoscere, dopo aver dubitato, con profonda umiltà e fede i segni gloriosi delle piaghe del Maestro e proclamare: ÂÂmio Signore e mio DioÂÂ. Questa stessa fede dobbiamo coltivare e di essa dobbiamo vivere, cari fratelli e sorelle. Questa stessa fede deve contraddistinguere ogni nostra scelta e ogni nostro gesto. Questa è la fede che ha sorretto gli Apostoli e i santi Vescovi che, lungo i secoli, hanno guidato il popolo cristiano. Questa è la fede del grande Apostolo delle genti, san Paolo, del quale stiamo celebrando uno speciale anno giubilare in occasione del bimillenario della nascita. Questa è la fede di san Pietro a cui Gesù per tre volte pose la domanda: ÂÂmi ami tu, mi ami più di costoro?ÂÂ. Ogni volta che riascoltiamo questa domanda, ha commentato il Papa nella già citata omelia di domenica scorsa tenuta in questa stessa Basilica Vaticana, ÂÂdovremmo lasciarci interrogare circa il di più dÂÂamore che Egli si aspetta dal pastoreÂÂ. Amore per il Pastore Cristo  osserva il Papa  e amore insieme con Lui verso gli uomini: ÂÂquelli che sono in ricerca, che hanno delle domande, quelli che sono sicuri di sé e gli umili, i semplici e i grandiÂÂ. Amore verso tutti ÂÂcon la forza di Cristo e in vista di Cristo, affinché possano trovare Lui e in Lui se stessiÂÂ. Carissimi Mons. Bernardito e Mons. Piergiuseppe, questo sia lo stile del vostro ministero episcopale. Un ministero che svolgerete in comunione con tutti gli altri Vescovi perché  è ancora Benedetto XVI a sottolinearlo  ÂÂnessuno è Pastore da solo e la comunione, il ÂÂnoi dei Pastori fa parte dellÂÂessere pastori, perché il gregge è uno solo, lÂÂunica Chiesa di Gesù CristoÂÂ. Un ministero da compiere ÂÂcum et sub PetroÂÂ, in comunione e sottomissione con il Successore di Pietro che è ÂÂgaranzia dellÂÂunitàÂÂ. Solo così svolgerete un autentico servizio alla santità della Chiesa. Vi aiuti il Signore che, come abbiamo proclamato nel Salmo responsoriale, è buono, misericordioso e fedele di generazione in generazione; vi accompagni Maria, Regina degli Apostoli, con la sua materna protezione e renda il vostro ministero ricco di frutti spirituali ed apostolici. A lode di Dio, in Cristo Gesù, per i bene delle anime. Amen!
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