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CONCLUSIONE DEI FESTEGGIAMENTI PER L'VIII CENTENARIO
DELLA TRASLAZIONE DEL CORPO DELL’APOSTOLO ANDREA
DA COSTANTINOPOLI AD AMALFI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Cattedrale di Amalfi
Domenica, 30 novembre 2008

  

Cari confratelli Vescovi,
cari fratelli e sorelle della Diocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni!

Con l’odierna domenica entriamo nell’Avvento, inizio di un nuovo anno liturgico e tempo di preparazione al Natale. Il motivo per cui ogni anno la liturgia ci invita a celebrare l’Avvento, è perché in effetti tutta la nostra esistenza cristiana dovrebbe essere improntata a un tipico clima di attesa e di vigilanza, andando incontro al Signore che viene a visitarci, perseveranti nella preghiera ed operosi nella carità. La Chiesa nel tempo cammina così, in un pellegrinaggio senza soste, interamente orientata verso il compimento del disegno salvifico del Redentore. Il Popolo di Dio - ce lo ricorda il Concilio Vaticano II citando una bella espressione di sant’Agostino - “avanza nel suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunciando la passione e la morte del Signore fino a che Egli venga”, fortificato dalla potenza divina perchè “possa superare con pazienza e amore le afflizioni e difficoltà tanto interne che esterne”, e perché sia in grado di “svelare fedelmente al mondo il mistero del Signore, anche se sotto l’ombra dei segni, fino al giorno in cui finalmente risplenderà nella pienezza della luce” (cfr Lumen gentium, 8).

Maranatha! Vieni, Signore Gesù! Questa invocazione, che sentiremo spesso ripetere durante l’Avvento, era una delle più care alle prime comunità cristiane, attratte da una profonda nostalgia per Gesù, di cui attendevano con gioia il ritorno, sperando che fosse quanto più prossimo. Secondo l’apostolo Paolo, i cristiani sono “coloro che hanno atteso con amore la parusia” (2 Tm 4,8), cioè la solenne manifestazione del Signore alla fine dei tempi, quando verrà per instaurare il regno di Dio. Ed intanto, nell’attesa orante e vigilante, i fedeli delle prime comunità conservavano gli occhi ed il cuore fissi in Colui che è “l’Alfa e l’Oméga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Ap 21,6). L’Apocalisse, il libro con cui si chiude la Bibbia, termina proprio con questa significativa espressione: “Sì, vengo presto!” (22,20). Amen. “Vieni, Signore Gesù”, quasi a consegnare ai cristiani delle generazioni future quest’impegno di vigilanza e di preghiera. Impegno a cui Gesù fece spesso riferimento nella sua vita pubblica, raccomandando ai discepoli di restare desti e vigilanti in attesa della sua venuta.

“Vegliate!”. Quest’invito risuona anche nel nostro cuore quest’oggi, esortandoci ad alimentare gli stessi sentimenti degli Apostoli e dei primi cristiani. Per una coincidenza provvidenziale, la festa di sant’Andrea cade proprio nella prima domenica di Avvento e fa da cerniera tra la fine dell’anno liturgico e l’inizio dell’Avvento, così che potremmo quasi dire che rappresenta “la porta dell’Avvento”. Guardiamo allora a lui, cari fratelli e sorelle, a questo vostro augusto Protettore, come a modello al quale ispirarci; invochiamolo come intercessore, perché ci aiuti a vivere l’intera nostra esistenza come un Avvento, come operai vigili nel campo del Signore. A lui guardiamo con più grande fiducia quest’oggi, a conclusione di un anno ricco di celebrazioni liturgiche e di eventi indetti dal vostro Arcivescovo in occasione dell’VIII Centenario della traslazione delle preziose reliquie da Costantinopoli in questa splendida Cattedrale di Amalfi. Sabato scorso, avete avuto la gioia di incontrare il Santo Padre a Roma, durante il vostro pellegrinaggio presso la tomba del Principe degli Apostoli, ed avete voluto portare con voi il prezioso reliquiario di sant’Andrea. E’ stato come se i due fratelli – Pietro e Andrea - si incontrassero di nuovo e insieme vi rivolgessero l’invito a seguire le loro orme per essere fedeli discepoli di Cristo. Dell’esortazione dei due Apostoli si è fatto fedele interprete Benedetto XVI, del quale vi rinnovo il saluto e la benedizione. Egli vi ha detto di guardare a Cristo, e riconoscere nel suo volto, come affermava mirabilmente papa Paolo VI durante il Concilio Vaticano II, “Cristo, nostro principio, Cristo, nostra via e nostra guida! Cristo, nostra speranza e nostro termine” (Discorso di apertura del II periodo, 29 sett. 1963).

Faccio mie queste parole di Sua Santità e le ripeto a voi, cari fedeli raccolti in questa bella Cattedrale, salutandovi tutti con affetto. Saluto in primo luogo il vostro Arcivescovo, al quale sono grato per il gentile invito che mi ha rivolto e per la grande cortesia con cui mi ospita; saluto voi, cari sacerdoti, diaconi e seminaristi; saluto voi, cari religiosi e religiose, cari laici impegnati nelle varie attività diocesane e nelle parrocchie, cari giovani e care famiglie. Un saluto deferente esprimo alle varie autorità civili e militari presenti, e a tutti coloro che hanno voluto unirsi a noi in questo momento di preghiera e di profonda gioia spirituale.

Non possiamo non chiederci, in questa provvidenziale circostanza, quale messaggio ci trasmetta sant’Andrea. Insieme a Giovanni egli incontrò Gesù. “Rabbi, dove abiti?”, fu la domanda, alla quale Gesù rispose: “Venite e vedrete”. E il quarto evangelista, protagonista anche lui di questo evento, racconta che essi andarono e videro e da allora rimasero con il Signore (cfr Gv 2,35 -39). Ha avuto inizio così l’avventura di sant’Andrea, il primo degli Apostoli ad incontrare, insieme a Giovanni, il divino Maestro, e per questo chiamato in greco protoklitos, “il primo chiamato”.

Ci ricorda il Vangelo che Andrea, toccato nel cuore, si recò subito ad informare il fratello Simone: “Abbiamo trovato il Messia”. San Giovanni Crisostomo fa in proposito il seguente commento: “Andrea, essendo rimasto vicino a Gesù e avendo imparato molte cose, non tenne nascosto in sé questo tesoro, ma si affrettò a correre dal proprio fratello per condividerlo con lui” (cfr “Omelie sul Vangelo di Giovanni”, Om. 19,1; PG 59,120-121). E qualche giorno dopo, un mattino, lungo il mare di Galilea, avvenne la chiamata congiunta dei due fratelli. Narra l’evangelista Matteo che Gesù, passando, vide Andrea e Pietro “che gettavano la rete in mare” e disse loro: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini: Essi subito, lasciate le reti, lo seguirono” (4,18-19). “Andrea abbandonò le reti – canta l’odierna liturgia – con cui si guadagnava la vita, e seguì colui che dona la vita eterna”.

Abbiamo trovato il Messia e lo abbiamo seguito prontamente! Quante volte sant’Andrea rinnovò quest’annuncio ed offrì questa sua testimonianza, specialmente quando, dopo la Pentecoste, si recò a predicare il Vangelo nella Scizia, nel Ponto, nella Cappadocia, nella Galizia e nella Bitinia. Passato in Acaia, subì il martirio a Patrasso intorno all’anno 60, inchiodato su di una croce, con le braccia disposte diagonalmente. A tutti egli proclamò Cristo come l’unico Messia salvatore! Quest’oggi lo ripete a noi, esortandoci a non temere, a non lasciarci distrarre dal seguire il Signore. E Gesù ancora oggi ci invita a “stare con Lui”, a seguirlo per diventare anche noi pescatori di uomini.

Subito dopo la Pentecoste, agli inizi dunque della predicazione apostolica, Pietro e Giovanni, come leggiamo negli Atti degli Apostoli, furono imprigionati e con minacce fu loro proibito di parlare e di insegnare “nel nome di Gesù”, ma essi risposero con decisione al tribunale ebraico: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito !” (4,20). Seguire Cristo, annunciare il Vangelo non è facile, come dimostra l’esperienza di questi Apostoli, come dimostra l’esperienza di sant’Andrea, ma tutto è possibile con l’aiuto divino. Carissimi, anche oggi il Signore chiede ai suoi discepoli il coraggio della verità e l’eroismo della santità: lo chiede ai sacerdoti e a quanti chiama più direttamente al suo servizio; lo chiede ad ogni fedele, perché il messaggio evangelico sia diffuso in ogni ambiente.

Ed è proprio questo il programma pastorale che durante quest’anno giubilare voi, cari fratelli e sorelle, avete meglio focalizzato sotto la guida del vostro zelante Pastore e dei vostri sacerdoti. Vi siete preoccupati di porre in luce la vocazione e missione cristiana, aprendo la mente e il cuore alle grandi attese della Chiesa e dell’umanità. La presenza delle reliquie di sant’Andrea nella cripta di questa vostra Cattedrale costituisce uno stimolo ad essere fedeli alle promesse del vostro battesimo e al tempo stesso è pure una spinta a pregare per l’unità dei cristiani coltivando il dialogo ecumenico. A questo proposito, la devozione all’Apostolo Andrea, ispirata dai continui contatti con l’Oriente, conferisce alla vostra Chiesa locale una speciale vocazione ecumenica. Che questo impegno continui anche ora! L’apostolo Andrea è il Patrono del Patriarcato di Costantinopoli dove gli amalfitani furono i primi a fondare monasteri e colonie commerciali. Ogni anno per la festa dei Santi Pietro e Paolo una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli viene in visita a Roma, mentre per l’odierna festa di sant’Andrea è una delegazione della Santa Sede che si è recata a Costantinopoli. Tra Costantinopoli e Roma si trova la vostra città di Amalfi, ideale punto di raccordo e di spirituale comunione. Resti sempre vivo in voi l’anelito verso la piena unità di tutti i discepoli del Signore!

Accanto all’impegno ecumenico questa vostra Chiesa si preoccupa giustamente di coltivare un’attenta cura per i problemi sociali e per la costruzione della pace. Grandi sono effettivamente le sfide culturali, economiche e sociali che devono affrontare pure le vostre popolazioni in questo momento di difficoltà e di crisi che ha investito ogni parte del mondo. L’evangelizzazione e la promozione umana camminano sempre insieme, e in tal senso voi avete già avviato una pastorale che vede impegnati sacerdoti e laici, giovani e famiglie nell’ascolto delle esigenze della gente e nel rispondere alle attese di giustizia e di solidarietà della vostra terra, specialmente dei più bisognosi. Pure su questo cammino vi accompagni e protegga sant’Andrea.

Cari amici, per portare a compimento ogni progetto, per realizzare la vostra missione come singoli credenti e come comunità parrocchiali e diocesana una cosa è indispensabile e sant’Andrea ve ne offre oggi un rinnovato esempio: occorre l’adesione totale e incondizionata a Cristo, centro della nostra vita e del mondo. Andrea e Simone, narra il Vangelo, lasciate le reti seguirono subito Gesù. Questa è la nostra vocazione, questo il Signore attende da noi: un’obbedienza che escluda ogni tentennamento, pur quando vi fossero fortissime ragioni ad ostacolarla. Solo, infatti, la pronta adesione alla parola del divin Maestro ha cambiato radicalmente la vita di sant’Andrea e degli altri Apostoli, come pure dei santi di ogni tempo; solo l’adesione gioiosa a Cristo ha permesso di diffondere la “buona novella” della salvezza dappertutto, sino agli estremi confini del mondo. Questa parola di salvezza è vicina a noi, come afferma san Paolo nella lettera ai Romani, a ciascuno di noi; essa è pronta ad essere accolta ed attende soltanto di essere “creduta col cuore e proclamata con la bocca” (cfr 10,9-10); questa parola di salvezza – come ha ribadito il recente Sinodo dei Vescovi - ha un essenziale e fondamentale contenuto che permane immutato nei secoli: Cristo crocifisso per noi, risuscitato dai morti e vivente in eterno.

Dice Ilario, Vescovo di Poitiers: “Non vi è nulla delle parole di Dio che non si debba compiere; e tutto ciò che è detto ha in sé l’esigenza di essere messo in opera. Le parole di Dio sono decreti” (Tract. in Psalmum, 13, 1, PL 9, 295 A).

Ci aiuti la Vergine Maria, discepola fedele, ad interiorizzare questa Parola di salvezza; ci aiuti sant’Andrea a spendere, come lui ha fatto, ogni energia al servizio del Vangelo. Questo chiediamo, cari fratelli e sorelle, mentre proseguiamo la celebrazione eucaristica. Amen!

 

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