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SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Basilica di Santa Maria Maggiore
Lunedì, 8 dicembre 2008

 

Signori Cardinali ( Signor Cardinale Arciprete),
cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Signor Ambasciatore ed illustri Autorità,
cari fratelli e sorelle!

Tota pulchra es Maria, et macula originalis non est in te”. Tante volte in questi giorni abbiamo cantato quest’antico e suggestivo inno a Maria, che con riferimenti biblici esalta il ruolo della Vergine Santa nella storia della salvezza e nella vita dei credenti. E’ il canto tipico della odierna solennità, l’Immacolata Concezione, privilegio unico riservato alla Madre del Redentore: privilegio che, come sappiamo, consiste nell’essere stata preservata da ogni ombra di peccato e ricolmata della grazia e dell’amore di Dio, e questo sin dal primissimo istante della sua concezione. Quest’oggi, l’intera Chiesa cattolica contempla con gioia la verità dell’Immacolata Concezione di Maria, la celebra nella liturgia e nella preghiera, e traduce la propria fede ed ammirazione per la Vergine Santa nell’impegno di seguirne con docilità gli insegnamenti di vita evangelica. La Chiesa, esortandoci a volgere lo sguardo verso di lei, ci offre così l’occasione di rinnovare, anzi di intensificare la nostra testimonianza cristiana, alimentando la nostra speranza e la nostra fiducia nell’amore misericordioso dell’Onnipotente, che ha realizzato in Maria il suo disegno di salvezza che è per tutta l’umanità.

Quest’anno l’odierna solennità si riveste per noi di un significato ancor più profondo. Questa Basilica di Santa Maria Maggiore, la prima costruita in Occidente dopo il Concilio di Efeso, ospita dall’altro giorno la statua della Madonna di Lourdes, e la presenza di questa sacra immagine ci lega spiritualmente al santuario lourdiano dove si concludono solennemente le manifestazioni per il 150° anniversario delle Apparizioni a Massabielle. In questo clima di spiritualità mariana, saluto con affetto tutti voi; in particolare saluto i volontari e gli ammalati dell’UNITALSI; saluto i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose presenti. Un deferente saluto rivolgo all’Ambasciatore di Spagna, alle autorità dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e alle altre autorità che hanno voluto intervenire a questa celebrazione. Mi è specialmente gradito partecipare a voi tutti il saluto e la benedizione di Sua Santità, che questo pomeriggio come ogni anno rinnoverà il tradizionale omaggio all’Immacolata in Piazza di Spagna.

Anche se non presente fisicamente, il Santo Padre si unisce a noi spiritualmente e ci chiede di pregare per tutte le sue intenzioni. Come non ricordare il pellegrinaggio che Egli ha compiuto nel settembre scorso ai piedi della Vergine Immacolata nella Grotta di Massabielle? E’ stata un’esperienza toccante ed io ringrazio Iddio di averla potuta condividere accanto a lui. Dinanzi alla statua dell’Immacolata, nel luogo dove apparve a Bernardette Soubirous, e dove accorrono ogni anno milioni di pellegrini da ogni angolo della terra, dinanzi alla Vergine Santa – dicevo – Benedetto XVI, ha avuto parole di grande consolazione specialmente per i malati. Nel suo discorso ha parlato del sorriso della Vergine Maria, fonte di serenità e di conforto, e sorgente di una speranza invincibile. In verità, chi non fa esperienza nella sua vita del dolore e della malattia? La sofferenza, quando si prolunga, rompe gli equilibri più consolidati di una esistenza e arriva a scuotere persino le più ferme certezze della fiducia, giungendo non di rado a far addirittura disperare del senso e del valore della vita. “Vi sono combattimenti – ha osservato Sua Santità - che l’uomo non può sostenere da solo, senza l’aiuto della grazia divina. Quando la parola non sa più trovare espressioni adeguate, s’afferma il bisogno di una presenza amorevole: cerchiamo allora la vicinanza non soltanto di coloro che condividono il nostro stesso sangue o che ci sono legati con i vincoli dell’amicizia, ma la vicinanza anche di coloro che ci sono intimi per il legame della fede”. A questo punto il Papa si è chiesto: “Chi potrebbe esserci più intimo di Cristo e della sua santa madre, l’Immacolata?...Vorrei dire – proseguiva il Papa, e io faccio mia quest’oggi la sua esortazione accorata - vorrei dire a quanti soffrono, lottano e sono tentati di voltare le spalle alla vita: volgetevi a Maria” (cfr. Omelia durante la celebrazione a Lourdes sul sagrato della basilica in L’Osservatore Romano 15-16 settembre 2008, p. 11).

Accogliamo l’invito del Papa ed anche noi volgiamo il cuore a Maria, cari fratelli e sorelle; guardiamo a lei sempre, in ogni circostanza, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, in vita e in morte. Nel suo cuore di madre siamo sicuri di trovare rifugio, comprensione e conforto, sostegno e luce nel nostro pellegrinaggio terreno, perché in lei si è realizzata la promessa che l’Onnipotente fece fin dall’origine dell’umanità, quando, dopo il peccato originale, disse al serpente: “Io porro inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,15). La tradizione cristiana ha applicato queste profetiche parole alla Chiesa di cui è madre e modello proprio Maria. E quanto il Signore promise allora, dopo la caduta di Adamo e di Eva, iniziò a realizzarsi, come abbiamo ascoltato poco fa nel racconto evangelico, con il mistero dell’Annunciazione. L’angelo Gabriele, narra san Luca, fu mandato a una Vergine di Nazaret per annunciarle che sarebbe diventata la madre del Redentore; entrando nella sua casa, la salutò con queste parole: “Rallègrati, o piena di grazia” (Lc 1,28). Piena di grazia (kekaritomene)! Si tratta di un appellativo che è la vera qualifica di Maria, la più radicale definizione di lei in una prospettiva celeste. Maria è “la piena di grazia”, che “ha trovato grazia presso Dio” (cfr Lc 1,30), perché è stata avvolta dalla bontà misericordiosa e totalmente posseduta dalla potenza santificante dell’Altissimo. Bontà e bellezza si fondono in questa creatura straordinaria, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ecco il mistero e il dogma dell’Immacolata Concezione! “Nessuna meraviglia perciò – osserva il Concilio Vaticano II - se presso i santi Padri invalse l’uso di chiamare la Madre di Dio la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa una nuova creatura” (Lumen gentium, 56). Una bellezza, quella di Maria, che il Sommo Poeta Dante canta così: “In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate” (Paradiso, XXXIII, 19-21).

Cari fratelli e sorelle, il clima spirituale dell’odierna ricorrenza liturgica, e la Parola di Dio che è stata poc’anzi proclamata ci aiutano ed entrare con maggiore intensità in questo inesauribile mistero di santità che è appunto l’Immacolata Concezione di Maria. Siamo di fronte ad un cuore umano nel quale ogni desiderio è perfetto nel bene, ad una volontà totalmente protesa alla giustizia, ad una libertà radicalmente e definitivamente conquistata dall’amore e consegnata all’amore. L’Immacolata Concezione è così il primo frutto della redenzione di Cristo, l’anticipazione misteriosa degli effetti di salvezza che scaturiscono dalla morte e dalla risurrezione di Gesù. Di questa vittoria della grazia sul peccato, di questo trionfo della luce sulle tenebre, della gloria sull'orrore del male, della libertà sulla schiavitù morale la beata Vergine Maria è il primo e più grande segno. Fissando lo sguardo sulla sua bellezza, impariamo ad intensificare in noi l’impegno ad essere, a nostra volta, partecipi della grazia di Dio, a coltivare quella semplicità e purezza d’animo che ci permettono di riconoscere i prodigi divini nella nostra faticosa esistenza terrena. Anche noi, ciascuno di noi, siamo chiamati alla santità, che è la vocazione di ogni battezzato. Non dimentichiamolo mai: il Signore ci ha creati e redenti perché anche in noi si realizzino “grandi cose”, al di là dell’umana pochezza e della miseria che segnano le nostre persone; ci chiama a vivere nella sua grazia, a cooperare al suo progetto di salvezza, ad essere santi come lui è santo.

E’ quanto ci ricorda, nella seconda lettura, l'apostolo Paolo parlando della benedizione di Dio, dalla quale è segnato ogni uomo che viene nel mondo (cfr Ef 1,3-6). Questa benedizione, nella sua essenza, consiste nell'essere predestinati ad essere figli di Dio e chiamati ad una vita santa e immacolata nella carità, vale a dire a una misteriosa ma reale partecipazione alla vita e all'amore propri di Dio, come figli accolti nella sua casa, cioè nel suo stesso cuore. Come far comprendere questo messaggio di salvezza all’uomo contemporaneo così immerso nelle realtà materiali, così concentrato nei propri progetti e quasi indifferente dinanzi al richiamo dell’amore di Dio? Come far sì che la “buona notizia” contenuta nel mistero dell’Immacolata Concezione risuoni liberatrice negli areopaghi delle culture e delle società del nostro tempo? Come ridestare il gusto del divino in tante coscienze appiattite su meri interessi egoistici e tormentati da un senso di inquietudine esistenziale, che non raramente diventa disperazione? Il dolce volto dell’Immacolata ci assicura che Dio non ci abbandona a noi stessi, ma anzi viene incontro alle attese profonde e autentiche, all’arsura di ogni cuore umano assetato di felicità: vuole colmare la nostra sete di infinito con la bellezza del suo amore, che è sorgente di pace e di gioia profonda, di luce e di vita immortale.

Certamente, dinanzi al fulgore immacolato di Maria si avverte ancor più la nostra fragile umanità spesso ferita dall'esperienza amara del peccato. E’ vero, siamo tutti peccatori, ma non si spegne nel nostro animo, anche in quello del peccatore incallito, l’anelito al bene. Sentiamo di essere stati creati per la vita e non per la morte, per la gioia e non la tristezza, per il bene e non per il male. Anche quando con il peccato ci si allontana da Dio, anche qualora si scegliesse di vivere come se lui non esistesse, resta sempre nel cuore la nostalgia delle nostre origini, che ci riportano a quel meraviglioso "mistero del bene" dal quale veniamo e del quale siamo chiamati a partecipare. Plasmati dal Creatore a sua immagine e somiglianza, siamo tutti destinati a prendere parte alla sua vita eterna. Ecco perché, per quanto si cada in basso, è sempre possibile risalire la china: nel fulgore dell’Immacolata brilla per tutti il segno della speranza certa, il segno della vittoria di Cristo su satana, sul male, sulla morte.

Animati da questa fiducia, cari fratelli e sorelle, stimolati anche dalla presenza di questa statua dell’Immacolata che idealmente ci conduce a Lourdes, accogliamo il messaggio di conversione e di penitenza, di rinnovamento spirituale e di speranza che la Vergine affidò alla piccola Bernadette per tutti noi. Con semplicità di figli devoti invochiamo Maria! Vergine Immacolata, stella luminosa del nostro cammino, Donna vittoriosa che schiacci la testa del serpente, oggi tu ci mostri il tuo volto di madre. Tu, Maria, preservata da ogni macchia di peccato, intercedi per noi peccatori, lotta con noi e sostienici perché non cediamo alla tentazione, dà luce e vigore alla nostra coscienza perché restiamo sempre fedeli, docili ed obbedienti alla voce dello Spirito. A te, Maria, affidiamo la nostra vita; nelle tue mani poniamo le nostre famiglie, le nostre parrocchie, la Chiesa e il mondo intero. Aiutaci a seguire il tuo Figlio Gesù Cristo in santità e purezza di vita, perché possiamo un giorno entrare nel suo Regno e con te gustare in eterno la gioia del suo amore in Cielo. Amen!

 

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