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FESTA DELLA MADONNA DELLA SALVE

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Alessandria
Domenica, 26 aprile 2009

 

Eccellenza,
Illustri Autorità,
Cari fratelli e sorelle,

Raccolti in questo storico Duomo, come non pensare alle donne e agli uomini che ci hanno preceduti, che hanno lavorato e sofferto per la crescita della Chiesa in questa terra alessandrina, lasciandoci un patrimonio durevole di fede e di opere? “Le sue fondamenta sono sui monti santi” dice il Salmo 86 che abbiamo proclamato. Ogni porzione del popolo cristiano ha avuto la sua “materna origine” in Sion, che simboleggia il luogo dove risiede il Signore, che fa tutti gli uomini uguali e nella pace. Guardando avanti con speranza – e non senza un certo timore per le turbolenze presenti nel mondo – ricordiamo che la nostra vita di credenti oggi deve restare ancorata alla fede professata nel corso dei secoli e deve continuare a succhiare la linfa dalle radici dell’albero in cui vive.

Nel contesto di questa radice ben si colloca anche la devozione ed il culto alla Madonna della Salve di cui celebriamo solennemente la festa. Infatti proprio la devozione alla Madre di Gesù ha segnato profondamente la fede cristiana ancor prima della nascita della città e della diocesi nel secolo XII.

Nell’immagine della Madonna della Salve, noi contempliamo Maria SS.ma sorretta da Giovanni, e il dramma si svolge non davanti alla croce da cui pende il Figlio morto, ma davanti ad una croce nuda, quasi a significare che anche Maria, con la propria sofferenza, partecipa al sacrificio, quasi sale anche lei in croce con suo Figlio. Alla pietà cristiana è diventata particolarmente cara proprio l'immagine della madre sofferente. Nella madre compassionevole i sofferenti di tutti i tempi hanno trovato il riflesso più puro di quella compassione divina, che è l'unica vera consolazione.

L’icona che veneriamo è certo un'immagine di sofferenza (tanto che originariamente era chiamata "Madonna dello spasimo"), ma una sofferenza offerta con amore in unione con quella di Gesù per la salvezza di quella umanità rappresentata dalla figura dell'apostolo Giovanni, che le sta accanto. La sofferenza di Maria di fronte al Figlio che muore si trasforma da lutto per la perdita dell'amato Gesù in doglie per la nascita di una schiera innumerevole di figli, che, come Giovanni, la "prenderanno nella loro casa", cioè beneficeranno della sua materna protezione. Per questo, pur nell'oscurità dell'ora tragica sul Calvario, la scena già brilla della luce della vittoria e della risurrezione visibile nella compostezza del volto della Madonna con gli occhi aperti e la corona che adorna il suo capo. Forse proprio questo spiega il cambio del titolo con cui è identificata l'immagine: non più "Madonna dello spasimo" che indicava solo il dolore, ma "Madonna della Salve", cioè l'invocazione con cui il popolo cristiano si rivolge a Maria con il titolo di "Regina"; come colei che vince il dolore e dispensa le ricchezze del Regno del Figlio suo.

Quanti occhi hanno guardato e venerato questa icona di dolore e di gloria! Non si possono dimenticare le parole di amore pronunciate da un illustre figlio di questa terra, il Cardinale Alberto Bovone, il giorno della sua consacrazione episcopale. Egli confidò ai presenti: “Frequentando durante gli anni di Seminario questa Cattedrale, non ho potuto non incontrarmi con i miei occhi negli occhi di Lei, la Beata Vergine della Salve, e non vedermi in qualche modo nelle vesti di Giovanni, l’apostolo giovane che sostiene la madre di Gesù affranta dal dolore. Ho portato sempre con me per le strade del mondo questa immagine... Ho vissuto sotto i suoi occhi la bellissima emozione della mia ordinazione episcopale e dal quel giorno, come era avvenuto per Giovanni, Maria – la Beata Vergine della Salve – è diventata più che mai mia madre, il dono con cui Gesù ha suggellato la sua compiacenza nei miei confronti per non lasciarmi solo nel nuovo compito che mi affidava. Io vedo e sento il suo amore. E’ l’amore che si può nutrire solo per una madre”.

La pagina del Vangelo che è stata proclamata ci aiuta a comprendere meglio l’esperienza di maternità e di filiazione appena ascoltata. Giovanni restò sotto la Croce accanto a Maria nell’ora dell’abbandono e della morte del Redentore. Vedendoli lì vicini - narra l’evangelista - Gesù li affidò l’uno all’altra: "Donna, ecco il tuo figlio! … Ecco la tua madre" (Gv 19,26-27). "Et ex illa hora accepit eam discipulus in sua – da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Gv 19,27). L’espressione "la prese nella sua casa" è singolarmente densa: indica la decisione di Giovanni di rendere Maria partecipe della propria vita così da sperimentare che, chi apre il cuore a Maria, in realtà è da Lei accolto e diventa suo.

Il popolo cristiano di ogni luogo e in ogni tempo, come Giovanni, ha voluto prendere con sé, nella sua casa, nelle sue Chiese, in tanti e diversi luoghi del suo vivere questa Madre, esperta nel soffrire, ma sicura dispensatrice delle grazie per vincere ogni male e partecipare alla gloria del suo Figlio Gesù.

La storia religiosa e civile di Alessandria è intessuta di queste testimonianze di scambio di affetto e di comprensione tra la Madonna della Salve ed i suoi figli alessandrini. Ricordiamo come nei pericoli di guerre o pestilenze, siccità o inondazioni il popolo devoto, ma anche le autorità civili, si riunivano per implorare la potente intercessione della Madre e, dopo lo scampato pericolo, innalzavano solenne rendimento di grazie per i favori ricevuti, arricchendo simbolicamente la sua icona di pregi ed onorificenze. Ma la devozione popolare non ricorreva alla Madonna solo nelle difficoltà, bensì sapeva gioire anche con Lei in occasioni di lieti eventi per far partecipe la Madre di tutta la vita della sua famiglia, che la sentiva come una di casa, come quando un giovane alessandrino nel 1763 vinse il palio di Asti e l'intera città, dopo l'esplosione di piazza, si recò devotamente a ringraziare la Madonna della Salve! E questa tradizionale familiarità tra Maria ed Alessandria continua anche ai nostri giorni e coinvolge ancora non solo la cerchia dei credenti praticanti, ma raggiunge anche coloro che vivono oltre la soglia delle nostre Chiese, i quali sentono il richiamo della loro Madre e si uniscono alla celebrazione della sua festività.

La mia presenza in mezzo a voi vuole essere, prima di tutto, quella di un fratello in Cristo, che si pone sotto lo sguardo della Vergine della Salve. “Sub tuum praesidium confugimus”, recitava così una delle più antiche invocazioni a Maria: «Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Dalla Madonna della Salve sono certo di ricevere la forza e il coraggio necessari per la missione che mi è affidata; alla Madonna della Salve chiedo di intercedere per il superamento di tante prove e dolori di cui vengo a conoscenza, in particolare per le comunità cristiane che soffrono la persecuzione, sparse nel mondo.

In secondo luogo sono qui oggi anche in veste di Segretario di Stato di Sua Santità Benedetto XVI, e vi porto il suo saluto e la Sua benedizione apostolica. Il Papa ricorda bene la sua visita ad Alessandria del maggio 1985, a conclusione della grande settimana della “Salve”. Il Papa sa che sono ad Alessandria e mi ha incaricato di salutare di cuore il vostro Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Versaldi e tutta la comunità ecclesiale di questa diocesi e di questa città, che vanta antichi legami con la Sede di Pietro. Infatti, come è noto, fu Papa Alessandro III che favorì la crescita civile e religiosa di Alessandria così che si può ben dire che tale legame è diventato parte della stessa identità di questa terra e di questo popolo, pur nelle mutate circostanze storiche che hanno chiarito e meglio delineato il rapporto tra Chiesa e Stato.

La benedizione del Santo Padre vi accompagni durante tutto il percorso della Missione che prossimamente avrà luogo, prima nella città di Alessandria, e poi nell’intera diocesi. Certamente Maria SS. vi sarà accanto e vi insegnerà a riprodurre in voi e fra voi quei sentimenti di concordia fraterna che hanno unito la prima compagine dei discepoli che erano “assidui e concordi nella preghiera”, come dice il brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo letto. Sarà Maria SS. ad aiutarvi nel proposito di purificazione e di santificazione, per essere degni di portate la Parola di Dio ai fratelli e per diventare così luce del mondo e sale della terra. Non bisogna infatti mai dimenticare che per l’efficacia della preghiera e della missione è necessaria la concordia alimentata dalla fiamma viva della carità che converte i cuori e consuma le discordie, piccole o grandi; che apre al dialogo e alla comprensione reciproca.

In continuità con la sua storia sappia questa Chiesa ascoltare la voce della Madre che conduce al Figlio per trovare il significato vero della vita e costruire il regno di Dio tra gli uomini secondo il progetto di amore che il Padre ha voluto fin dalla creazione.

Preghiamo allora, con le stesse ardenti parole rivolte a Maria, con cui Benedetto XVI ha concluso la sua enciclica Spe salvi:

“Così tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre, come Madre della speranza. Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!”(n. 50).

 

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