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IV CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN GIOVANNI LEONARDI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Parrocchia di Santa Maria in Campitelli – Roma
Venerdì, 16 ottobre 2009
 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

è con grande gioia che mi unisco al Giubileo dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio e a tutta la famiglia spirituale che da san Giovanni Leonardi ha tratto vita e di cui celebriamo il IV centenario della morte. Il mio augurio si estende anche ai membri del Collegio Urbano di Propaganda Fide e ai farmacisti che lo venerano quale loro speciale Patrono.

Le celebrazioni giubilari hanno raggiunto proprio oggi uno dei momenti più significativi qui a Roma con l’arrivo dei pellegrini, la fiaccolata e l’omaggio della città nella splendida cornice della Piazza del Campidoglio, che hanno preceduto questa Santa Messa. Domenica prossima, con l’Eucaristia nella Basilica Vaticana e la preghiera dell’Angelus con il Santo Padre, potrete finalmente innalzare alla Trinità Santa il Te Deum per tutte le grazie e i doni concessi e concludere l’Anno Giubilare.

Questi doni spirituali sono il risultato di un cammino di fede che avete voluto inaugurare quattro anni orsono, scandendolo sulle note della spiritualità propria di san Giovanni Leonardi: il primato di Cristo; l’amore alla Chiesa, quale presenza oggettiva dell’opera di Cristo nella storia; la passione per l’annuncio missionario e la santità.

Fin dall’inizio di questo Giubileo vi ha guidato l’incoraggiamento del Santo Padre Benedetto XVI, contenuto nel significativo messaggio diretto al Rettore Generale P. Francesco Petrillo e per suo mezzo all’intera famiglia Leonardina. In quella circostanza egli esprimeva l’auspicio affinché «l’eroica testimonianza di questo affascinante uomo di Dio, riconosciuta dalla Chiesa e riproposta come modello da seguire agli uomini e alle donne del nostro tempo, fosse sempre più conosciuta e diventasse per molti richiamo a vivere con passione ed entusiasmo la propria fede nelle presenti circostanze» (Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI in occasione del IV centenario della morte di san Giovanni Leonardi).

Ed ancora il Santo Padre, quasi a suggello di questo intero anno di grazia, durante l’udienza generale di mercoledì 7 ottobre scorso, ha voluto additare a tutti la “luminosa figura” di San Giovanni Leonardi come colui che «invita i sacerdoti in primo luogo, e tutti i cristiani, a tendere costantemente alla “misura alta della vita cristiana” che è la santità, ciascuno naturalmente secondo il proprio stato».

Sì, era veramente doveroso che questa lampada della Chiesa venisse posta sul candelabro e che la sua luce ci aiutasse a discernere gli autentici passi della sequela di Cristo che in lui furono così evidenti. L’intera vita di san Giovanni Leonardi è, in effetti, una di quelle pagine del Vangelo che volentieri torniamo a leggere per trovarvi tutta la genuina essenza del cristianesimo, che parte da un principio vitale e fondamentale: il primato di Cristo, e quindi l’assoluta certezza che solo “Lui è la misura di tutte le cose”.

In ciò stà l’essenza dell’essere cristiano, che non consiste in un’idea moralista o in un sistema filosofico, ma che trova la sua origine, come ricordava il Papa Benedetto XVI nella sua enciclica Deus caritas est (cf n. 1), nell'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte. Giovanni Leonardi parte appunto dall’esperienza di un incontro personale con Cristo, da un’amicizia coltivata con Lui nella preghiera, nell’unione con il suo mistero di morte e di risurrezione, che trovava nella splendida icona del Volto Santo venerato nella cattedrale di Lucca. É lì che si forma il suo ideale cristocentrico: “Abbiate Cristo avanti in tutte le cose” (Lettera del 25 maggio 1592).

Il primato di Cristo, fatto misura di tutte le cose é il principio generatore di una vitalità che, ai tempi di Giovanni Leonardi (ma anche ai nostri tempi), sembrava ormai persa agli occhi di chi, pur lamentando i mali, non trovava il coraggio di una terapia adeguata. Il nostro Santo, seguendo anche in questo il percorso della sua formazione professionale, che lo aveva visto impegnato nel campo della spezieria per ben dieci anni, si preoccupa di trovare l’autentico rimedio ai mali che affliggono la Chiesa e il mondo: ripartire da Cristo vivo e presente nella sacramentalità della Chiesa. Verificare, attraverso l’esperienza di una comunione di uomini conquistati da Cristo, che è possibile compiere quelle opere che riformano dal di dentro la vita delle comunità, rifanno il tessuto cristiano della società e generano gesti che sono segno della vittoria di Cristo sul mondo. Nel corso dell’udienza generale del 7 ottobre scorso, già citata, Benedetto XVI ha evidenziato che san Giovanni Leonardi «avendo lucida consapevolezza che la Chiesa è il campo di Dio (cfr Mt 13,24), non si scandalizzò per le sue umane debolezze. Per contrastare la zizzania scelse di essere buon grano: decise, cioè, di amare Cristo nella Chiesa e di contribuire a renderla sempre più segno trasparente di Lui». La scelta di diventare sacerdote matura e si concretizza su questo percorso.

La fecondità evangelica della sua decisione trova subito riscontro nella intelligenza pastorale che scaturisce dalla sua opera: è catechista creativo e testimone convincente delle verità che trasmette; costruttore di pace fra le fazioni in lotta, presbitero zelante che sa coniugare contemplazione e azione, punto di riferimento per giovani che solo aspettavano di poter sperimentare un cristianesimo che fosse avvenimento nella loro storia e non utopia. Incominciano a seguirlo. É così che, nel piccolo cenacolo della Chiesa di Santa Maria della Rosa a Lucca, nasce il 1 settembre 1574, l’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio.

Ma dov’era il segreto di una così intensa attività, e soprattutto, cosa garantiva quella fecondità evangelica?

La prima lettura tratta dal Profeta Isaia ci offre subito la risposta. Si diventa terapeuti di cuori feriti, fasciatori di piaghe, annunciatori gioiosi di tempi di pace e di riconciliazione, riparatori di brecce, se si vive sotto l’azione dello Spirito e se si accetta la logica della Croce. Si è protagonisti forti e credibili di un mondo più fraterno e solidale se si permette allo Spirito di modellare in noi i sentimenti di Cristo, senza porre nessun ostacolo, “nessun obice”, come scriveva ai suoi confratelli. Si, Giovanni Leonardi, fu un vero terapeuta di una Chiesa ferita e di un mondo lacerato, perché dalla sua bottega di speziale traeva il buon profumo di Cristo, l’olio dell’unzione, che come si esprimeva nel suo gergo tutto segnato dalla sua antica professione, non è altro che Cristo stesso triturato come le erbe nel mortaio dell’amore crocifisso, e che solo in quel momento può spandere i suoi aromi. Solo gli uomini che vivono sotto l’azione dello Spirito possono far si che Dio ritorni fra gli uomini. Solo chi ha lo sguardo diritto verso Dio e tutto misura nella sua luce, può avviare una riforma sempre dentro la Chiesa e mai contro di essa. E’ proprio per questo che la santità di Giovanni Leonardi, dono dello Spirito alla Chiesa, è un bene ancora oggi.

Eccolo quindi, l’amministratore fedele, al quale, come afferma l’Apostolo Paolo nella seconda lettura, poco importa il metro umano di giudizio. Anzi non si fida neppure del metro del proprio giudizio. Il vero ministro di Cristo, tutto giudica, tutto discerne, senza timore di affrontare la realtà, ma nella luce, nella “misura” di Colui che “mette in luce i segreti delle tenebre e manifesta le intenzioni dei cuori” (1 Cor 4, 4-5).

Solo così può nascere il discepolo-missionario che ha le caratteristiche che Gesù stesso esige per i suoi inviati come abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa sera (Lc 10,1-19): pacifico e pacificatore; povero e preoccupato unicamente della gloria di Cristo; non distratto da altri interessi ma dedito con tutto se stesso alla causa del Regno. Quando san Giovanni Leonardi scrivera nel 1608 al Papa Paolo V il progetto missionario che di fatto porrà le basi del Collegio Urbano di Propaganda Fide, immaginerà così questi uomini che “all’apostolica”- scriveva- avrebbero raggiunto le più disperate situazioni umane e geografiche, dimentichi di se e protesi a mettere i segni della vittoria di Cristo risorto nei cuori di tutti gli uomini. Il segreto della sua missionarietà è semplice e racchiuso nell’affermazione consegnata al papa Paolo V nel citato memoriale: “Non ricercare i propri interessi, ma quelli di Gesù Cristo”. Si é missionari quando si é capaci di trasformare ogni gesto, ogni sforzo, ogni briciola di tempo e di energia per l’unico e supremo interesse: Cristo e l’avvento del suo Regno.

Alla scuola di Maria, che sempre ebbe come madre, maestra e rifugio, San Giovanni Leonardi imparò il “metodo” di Dio, che fa cose grandi con i piccoli del Vangelo. Fra tutte le immagini mariane che egli particolarmente venerò e che segnarono il suo cammino di fede, va senz’altro posta questa di santa Maria in Portico, che domina lo splendido altare di questa Chiesa. Maria è il Portico sotto il cui arco ci si può rifugiare senza timore che qualcuno ne resti fuori. È Porto sicuro in cui si può riposare dopo un tragitto tempestoso.

Sotto il suo sguardo Giovanni Leonardi ammainò le vele della sua “piccola barchetta”, come amava definire la Congregazione da lui fondata. Ed è qui, a Roma, nella città dove resero la testimonianza con il proprio sangue i Principi degli Apostoli, che raccolse le vele della sua santa esistenza (cf 2 Tm 4,6) il 9 ottobre 1609 tra le braccia della Madre di Dio, porto della Romana sicurezza.

 

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