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FESTA DELLA TRASLAZIONE DELLE RELIQUIE DI SAN NICOLA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Bari
Domenica, 9 maggio 2010
 

Cari fratelli e sorelle,

Sono veramente lieto di trovarmi in questa maestosa Basilica, a celebrare l’Eucaristia in occasione della solenne ricorrenza della traslazione delle spoglie mortali di San Nicola. Vi saluto tutti con grande affetto, ad iniziare dal vostro Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci, che ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato. Saluto con deferenza le Autorità civili e militari, esprimendo gratitudine per la loro significativa presenza. Un particolare saluto rivolgo ai Padri Domenicani, che amorevolmente custodiscono questa chiesa, tanto cara al popolo cristiano e meta di numerosi pellegrinaggi che testimoniano la devozione profonda della gente di Oriente e di Occidente nei confronti di San Nicola. Vi porto il beneaugurante saluto e la Benedizione del Santo Padre Benedetto XVI, che volentieri si unisce spiritualmente a noi in questa festa così suggestiva e carica di religiosità.

In questo 923° anniversario della Traslazione, con animo devoto e orante, celebriamo il Vescovo San Nicola, patrono di Bari e del territorio circostante. Egli, secondo la più antica tradizione manoscritta, era vescovo di Myra, città della Licia in Asia Minore (odierna Turchia). Era un pastore d’anime, un Vescovo dedito al bene del suo gregge, in una regione – la Licia – alquanto fuori della ribalta culturale del tempo. Sottoscrisse a Nicea (325) durante lo storico Concilio, la fede nella divinità di Cristo, proclamato consustanziale al Padre. Si mantenne fermo nel confessare la fede anche durante le violente persecuzioni che seguirono la politica filo-cristiana dell’Imperatore Costantino. Il santo Vescovo era impegnato non soltanto nella diffusione della verità evangelica, ma anche nell’andare incontro alle necessità dei poveri e dei bisognosi, nel proteggere i perseguitati. Uomo della carità, si distinse per la sua generosità, realizzando varie iniziative per soccorrere il suo gregge.

San Nicola di Myra viene detto anche di Bari, perché in questa città fu portato e rimane conservato il suo corpo. Nel 1087, infatti, circa 62 marinai si impossessarono delle sue spoglie mortali e le trasportarono a Bari, dove giunsero il 9 maggio, con indescrivibile esultanza della popolazione. I marinai consegnarono il corpo al benedettino Elia, abate di San Benedetto, il quale edificò sul posto la Basilica del Santo. A seguito della traslazione delle reliquie, il culto di san Nicola, già diffuso in Oriente, si propagò a poco a poco anche in Occidente, trovando tanta corrispondenza nella devozione della gente e nella dedicazione di numerose chiese. Pertanto, se il mondo occidentale venera San Nicola, lo deve a questa città di Bari e ai suoi abitanti di ieri e di oggi, che ne hanno favorito il culto. Possa la sincera devozione per san Nicola suscitare una fede sempre più convinta in Dio, al quale egli ha reso ardente testimonianza. Quanti si recano in questa Basilica per onorare il vostro celeste Patrono si sentano spinti ad “acclamare a Dio da tutta la terra, cantando la gloria del suo nome”, come abbiamo pregato nel Salmo responsoriale.

A voi tutti, cari baresi, spetta il compito di mantenere viva e di rendere sempre più autentica questa devozione nei confronti di san Nicola, specialmente vivendone con intensità di fede le memorie liturgiche del 6 dicembre e del 9 maggio. Penso in particolare alla festa della Traslazione, che stiamo celebrando oggi: essa affonda le radici nel vostro passato e fa parte delle vostre più care tradizioni. Dire tradizione significa evocare qualcosa di importante. Una popolazione è tale anche per la fedeltà alle proprie tradizioni; quando se ne distacca diventa un insieme di persone slegate. Il sentimento comune verso le proprie radici, verso la propria storia spirituale fa di una comunità umana un soggetto preciso, con una sua fisionomia, che vive ed interpreta gli eventi in modo originale. Le tradizioni religiose sono molto importanti e vanno capite sempre di nuovo nella loro natura profonda. A tale proposito, il modo più autentico per onorare un Santo patrono in una comunità è quello di considerarlo un amico che vive nella luce e nella gioia del Regno di Dio, uno che là dove vive beato s'interessa di noi, delle nostre speranze, dei nostri problemi, e intercede a nostro favore presso quel Dio da cui "viene ogni buon regalo e ogni dono perfetto" (cfr Gc 1,17).

Il brano degli Atti degli Apostoli, poc’anzi proclamato, ha sottolineato l’irresistibile espansione del Vangelo, mostrando come un alto funzionario etiope, quindi straniero e per questo disprezzabile agli occhi dei giudei, e per di più eunuco, perciò incapace di partecipare al culto secondo le norme israelitiche, si apre alla Parola divina e si fa battezzare. Illuminato dall’apostolo Filippo, quest’uomo capisce finalmente il passo di Isaia che è fonte di scandalo per la maggior parte del popolo eletto.

San Paolo, nella seconda lettura, ci ha detto che l’unica cosa importante è che Cristo sia annunciato! Paolo stesso deve considerare che un giorno non ci sarà più, tuttavia lo sostiene la convinzione che la sua morte è un’ulteriore occasione per manifestare Gesù: "Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia". La morte non gli provoca paura, perché lo introdurrà alla presenza di Gesù al quale ha votato la propria vita. Per questo può dire: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno”.

Il brano del Vangelo ci riporta nella sinagoga di Cafarnao, dove Gesù sta tenendo un lungo discorso sul “pane della vita”. Egli, riferendosi al racconto biblico relativo alla manna inviata dal cielo al popolo d’Israele nel deserto, applica a se stesso il contenuto di quella Scrittura dicendo: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Gesù ha tutti i contorni dell'uomo, e tuttavia è proprio in questo uomo che si è manifestato l’Assoluto. Non è il pane di Mosè che dà la vita: “I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e sono morti”. E’ Cristo la vera manna, il pane venuto dal cielo: chi se ne nutre, mediante l’Eucaristia, assimila la sua Persona e il suo Spirito, entra con lui nel regno dell’amore e diventa, come lui, un dono di Dio per la fame del mondo.

Il santo vescovo Nicola visse mirabilmente la Parola di Dio contenuta in questi testi della Scrittura. Egli, col suo insegnamento, ha contribuito alla diffusione del Vangelo ed ha fatto brillare la vera dottrina intuendo che l’eresia di Ario, che considerava Gesù solo un uomo “divino” ma non propriamente Dio, svuotava la fede cristiana del suo fondamento, cioè del fatto che Dio che si è incarnato e ha donato la sua vita per noi. Se Gesù fosse stato solo un uomo generoso, pur sacrificandosi fino alla morte, come avrebbe potuto darci la vita divina, salvarci dal peccato?

San Nicola ha realizzato altresì il modello di discepolo del Signore descritto da san Paolo nella seconda lettura; infatti, con l’eroica confessione della fede, pur in mezzo alle tribolazioni, egli ha testimoniato il mistero cristiano della Croce. Questo mistero è diventato una luce che lo ha spinto sempre più a far tesoro dell’amore di Cristo e a conformarsi ad esso in ogni momento della sua vita. Ad imitazione del divino Maestro, egli si è fatto “pane vivo” – come ci ha ricordato l’odierna pagina evangelica – e cibo spezzato per i fratelli, diventando dono per gli altri e accogliendo tutti. Ha fatto dell’Eucaristia l’indispensabile alimento per camminare nel tempo con la forza che viene dal Verbo Incarnato, fattosi cibo e bevanda. Così diventò sensibile alle molteplici sofferenze e povertà del suo popolo, recando aiuto tempestivo nelle diverse situazioni di bisogno.

Pertanto, il messaggio di san Nicola è riconducibile a due parole: verità e carità. La verità innanzitutto, che significa ascolto attento della Parola di Dio e slancio coraggioso nel difendere e diffondere gli insegnamenti del Vangelo. E poi la carità, che spinge ad amare Dio e, per amore suo, ad amare il prossimo. Se una preferenza ci fu nelle scelte di san Nicola, essa fu per quanti si trovavano nella difficoltà e nella sofferenza. Ecco perché il suo insegnamento è ancora attuale e merita di essere proposto come modello a quanti nella Chiesa vogliono essere fedeli discepoli di Cristo, e anche a coloro che nella società hanno a cuore il bene comune.

Cari fratelli e sorelle, la presenza nella vostra Città del corpo di San Nicola, oltre ad essere un elemento fondante e qualificante della vostra identità e della vostra storia, costituisce un perenne richiamo ad affermare sempre più il Vangelo della carità, mediante la testimonianza dei valori dell’accoglienza e della solidarietà. Tali valori esprimono la vera solidità di una comunità civile. La città è fatta di volti, di storie che si intrecciano, di gioie e di sofferenze condivise. Per assolvere il suo compito a servizio del bene comune, essa deve prestare sempre più attenzione a quanti sono in difficoltà, impegnandosi per dare a tutti, specie agli ultimi, una vita dignitosa e serena.

Perseverate dunque nella premurosa custodia del patrimonio di valori religiosi ereditati dai vostri padri e apritevi a quella “fantasia della carità” che consente di andare incontro a quanti sono afflitti da antiche e nuove povertà. Possano specialmente le comunità parrocchiali e le associazioni cattoliche avvertire il bisogno di affrontare con rinnovato ardore apostolico i problemi etici, sociali e culturali del momento presente, rispondendo con carità intelligente alle nuove sfide, così che cresca la qualità della convivenza civile.

Nel Vescovo san Nicola, il Signore ha posto “un segno di riconciliazione tra l’Oriente e l’Occidente”, come recita la Colletta di questa Santa Messa. In effetti, la presenza delle reliquie di questo grande Santo ha fatto di Bari un centro propulsivo di fraternità e di ecumenismo, un punto di particolare incontro tra Oriente e Occidente, suscitando importanti occasioni di preghiera e di riflessione tra le diverse Chiese, in particolare tra cattolici e ortodossi. Formulo l’auspicio che questa Città, specialmente con l’apprezzata opera dei suoi Istituti e Centri di studio e di spiritualità, continui nella ricerca di sempre più intensi contatti ecumenici con le Chiese cristiane d’Oriente, in particolare con i fratelli russi che numerosi si recano in pellegrinaggio in questa Basilica.

Al vostro illustre Patrono e alla Vergine Santa, che voi venerate nell’antica icona della Vergine Odegitria, affidiamo gli auspici di bene scaturiti da queste giornate di festa. Al santo Vescovo Nicola, in particolare, chiediamo di continuare a proteggere la cara Diocesi e la città di Bari, come pure l’intera Regione. Ci rivolgiamo a lui con una delle preghiere più note con cui lo invoca liturgia orientale:“O beato vescovo Nicola, tu che con le tue opere ti sei mostrato al tuo gregge come regola di fede e modello di mitezza e temperanza, tu che con la tua umiltà hai raggiunto una gloria sublime e col tuo amore per la povertà le ricchezze celesti, intercedi presso Cristo Dio per farci ottenere la salvezza dell’anima”.

 

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