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APERTURA DELLE CELEBRAZIONI
NEL 400° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI
DI NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO,
PATRONA DI CHIAVARI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Cattedrale di Chiavari
Domenica, 27 giugno 2010

 

Cari Confratelli nell’Episcopato,
distinte Autorità,
cari fratelli e sorelle,

“Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto” (Sal 66,1). Queste parole del Salmo responsoriale, che abbiamo ascoltato poco fa, esprimono molto bene i sentimenti con cui oggi siamo convenuti qui, in occasione del 400° anniversario delle apparizioni di Nostra Signora dell’Orto. Saluto anzitutto Sua Eccellenza Mons. Alberto Tanasini, vostro Pastore, e lo ringrazio per le fraterne espressioni che mi ha indirizzato. Rivolgo un particolare saluto al Signor Sindaco e a tutte le altre Autorità civili e militari, di ogni ordine e grado, che ringrazio per la loro presenza. A tutti voi reco il saluto del Santo Padre e, in modo speciale, vi assicuro la Sua vicinanza, la Sua preghiera e la Sua benedizione.

Ho accettato con gioia l’invito a presiedere questa Eucaristia che apre le celebrazioni del 400° anniversario dell’apparizione della Vergine Maria. Come ben sapete, questa Basilica, sede della Cattedra del Vescovo e centro della Città e dell’intera Diocesi, fu costruita dai Chiavaresi come segno di devozione e di affetto, per custodire l’immagine di Nostra Signora dell'Orto. Durante la pestilenza del 1493, Maria della famiglia de’ Guercio, detta la Turchina, chiese alla Madonna di essere preservata dalla peste, promettendole, come ringraziamento, un atto di pubblica riconoscenza. Fu così che ella, qualche anno dopo, fece erigere un’edicola in un luogo di passaggio, molto frequentato, e vi fece dipingere la materna figura di Maria, con ai lati i santi Sebastiano e Rocco, invocati come protettori dalla peste. Da allora, quella immagine divenne, per molti, un punto di riferimento, ed un numero sempre più grande di fedeli vi si recava in pellegrinaggio, per invocare la protezione della Madre di Dio. Con l’andare degli anni, però, dopo varie vicissitudini, il podere presso cui sorgeva l’icona mariana fu adibito ad orto - “l’Orto del Capitano” - ed essendo il luogo divenuto di uso privato, non fu più così facile accedervi. Furono gli episodi che avvennero nel dicembre del 1609 a risvegliare l’attenzione e la devozione per quest’immagine: una vedova, levatrice di professione, che era molto devota di quest’Icona, durante la notte fu visitata da una grande luce e vide una Signora vestita allo stesso modo dell’immagine di Nostra Signora dell’Orto; dopo sei mesi, il 2 luglio 1610, Sebastiano Descalzo, trovandosi nei pressi dell’Orto del Capitano, fu avvolto da un bagliore, e vide una figura femminile che, dopo essersi diretta verso l’edicola, scomparve. In seguito a questi fatti, qualche anno dopo si volle edificare in quel luogo una Chiesa in onore di Maria, per accogliere quanti, sempre più numerosi, si recavano a renderle omaggio. Oggi, dopo 400 anni da quei prodigiosi avvenimenti, siamo qui riuniti per dare gloria al Signore, per le meraviglie che ha operato in Maria, sua Madre.

Carissimi, voi, come Comunità diocesana, avete il privilegio di avere la Beata Vergine quale principale Patrona. Già nel 2007 ho avuto la gioia di celebrare il 450° anniversario dell’apparizione della Vergine a Montallegro. Ora, voi vi siete preparati a questo solenne anniversario con varie iniziative di catechesi, di formazione e di carità, in un cammino di maturazione spirituale, sulle orme di Maria, per imparare da Lei, prima e perfetta discepola, a vivere la sequela di Gesù. Oggi siamo qui riuniti per invocare, ancora una volta, la materna intercessione della Vergine santa; e lo facciamo con l’animo pieno di desideri e di richieste per noi e per le persone che ci sono care.

L’Apostolo Paolo ci ha esortato a vivere la carità senza finzioni, gareggiando nella stima reciproca e nella sollecitudine per le necessità dei fratelli, ed ha aggiunto: "Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto" (Rm 12,15). Questo significa che come cristiani dobbiamo condividere i problemi e le difficoltà che accompagnano l'esistenza di tanti nostri fratelli. Nell’attuale frangente storico, il ricco occidente europeo si trova coinvolto in una crisi economica di dimensioni assai vaste; anche qui, nel Tigullio, non mancano seri motivi di preoccupazione, causati dalla situazione economica che sta investendo il mondo intero. Ciò causa notevoli difficoltà a procurare a tutti, e specialmente ai giovani, benché qualificati, un lavoro adeguato; quanti perdono il lavoro, non riescono più a garantire un’esistenza dignitosa alle loro famiglie; molti, che non percepiscono una remunerazione equa, si trovano a vivere nell’inquietudine, non potendo disporre di risorse sufficienti. Di fronte a questa realtà, ogni cristiano dovrebbe sentirsi interpellato ad edificare una società fondata sui valori del evangelici, capace di aiutare chi è nel bisogno e mostrare solidarietà a chi si trova nell’indigenza; tutti siamo chiamati a farci carico di chi sta peggio di noi, condividendo la nostra abbondanza con chi è nella necessità.

Nell’episodio riportato dal Vangelo di Luca, abbiamo ascoltato una donna del popolo che, piena di ammirazione per Gesù, proclama beata Colei che gli è stata madre e gli ha dato la vita fisica. Nell’accogliere questa attestazione di stima, il Signore afferma, però, che la vera beatitudine sta nell’accogliere la buona novella nella propria vita, e nel mettere in pratica la Parola: "Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Lc 11,28). Con questa affermazione, Gesù non vuole sminuire la figura di Maria, sua madre, ma rivelarne la vera grandezza: davvero Lei è beata perché è la prima discepola! La sua beatitudine non sta semplicemente nell’aver generato e allevato Gesù; Maria è veramente beata perché ha ascoltato la Parola di Dio, ha accolto con fede la sua volontà e l’ha messa in pratica. E' questa l'autentica grandezza di Maria: avere aderito con docilità al progetto che Dio aveva in serbo per Lei da tutta l’eternità. Per questo atto libero, per la sua piena collaborazione con la Grazia divina, Dio ha potuto trovare in Lei una degna dimora.

Come ci ha suggerito la prima lettura, tratta dal Cantico dei Cantici, la Vergine Maria è “la tutta bella”, colei in cui non c’è nessuna macchia, nessuna ombra; colei che, preservata dal peccato originale, ha corrisposto in pienezza alla divina chiamata; ha accolto l’annuncio dell’Angelo e, attraverso il suo “sì”, ha permesso allo Spirito Santo di operare in Lei il concepimento del Figlio di Dio. Accogliendo con fede la Parola di Dio, la Beata Vergine ha collaborato in modo mirabile al compimento della nostra redenzione; nel donare tutta sé stessa al Signore, Maria ha reso possibile la nostra personale storia di salvezza, quella di ciascuno di noi, che in Gesù abbiamo ricevuto la vera vita. Perciò Maria ci è di modello: guardando a come Lei ha accolto Gesù nella sua vita, anche noi siamo sollecitati ad accogliere Gesù in noi; da Lei possiamo imparare come fare spazio al progetto di Dio nella nostra esistenza. E come il suo “sì” è stato gravido di conseguenze per l’umanità intera, così il “sì” che ciascuno di noi è chiamato a pronunciare ogni giorno al Signore, porta con sé inevitabili implicazioni di bene per tanti nostri fratelli; l’amore che nutriamo per Dio ci rende strumento di salvezza per quanti non hanno ancora incontrato Cristo e la Chiesa.

Carissimi, per oltre mezzo millennio, il popolo Chiavarese non ha mai smesso di ricorrere a Nostra Signora dell'Orto, e sempre, lungo la storia, ha potuto sperimentare la provvida maternità della Vergine, che protegge i suoi figli e dona loro le grazie necessarie per giungere al Porto sicuro della vita eterna. Oggi, con queste solenni celebrazioni, nuovamente ci mettiamo a suoi piedi per invocare, ancora una volta, la materna intercessione della Regina Advocata nostra, perché accompagni i nostri passi verso Gesù. A Lei ci affidiamo, con animo fiducioso. A Lei guardiamo con speranza in questo pellegrinaggio terreno, per ottenere protezione da ogni male dell’anima e del corpo. A Lei ricorriamo quale Madre, che può assicurare fecondità ad ogni nostro desiderio di bene. Anche noi potremo dirci beati se, mettendoci in ascolto della Parola del Signore, sapremo custodirla nel nostro cuore e calarla nella concretezza della vita. Questo è anche quanto hanno realizzato i numerosi Santi e Beati di questa terra: il Vescovo sant'Antonio Maria Gianelli, santa Caterina Fieschi Adorno ed il santo sacerdote Agostino Roscelli; i beati Alberto e Baldassarre da Chiavari e la beata Brigida Morello.

Carissimi Fratelli e Sorelle, in questa solenne Eucaristia affido tutti voi alla Madre di Dio e della Chiesa. Ella sia sempre al centro della vostra Comunità diocesana, come lo fu tra i primi discepoli, a Gerusalemme. Per sua intercessione, invochiamo una rinnovata effusione dello Spirito Santo, perché il Popolo cristiano chiavarese sappia ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica, e continui a crescere nella fede, nella speranza e nell’amore. Così sia!

 

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