The Holy See
back up
Search
riga

CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE
DELLA SACRA RAPPRESENTAZIONE DELLA PASSIONE

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Sordevolo
Sabato, 17 luglio 2010

 

Cari Confratelli nell’Episcopato,
cari sacerdoti,
illustri Autorità,
cari fratelli e sorelle,

La Sacra Rappresentazione della Passione a cui abbiamo assistito ieri sera, trova il suo spirituale compimento nell’Eucaristia che stiamo celebrando, dove Cristo, nel suo mistero di amore, si rende presente.

L’invito ad accogliere il Signore che sceglie di venire a noi è proprio il tema della liturgia di questa 16° domenica del “Tempo per annum”.

In una tipica scena dell’Antico Testamento, Dio visita Abramo alle Querce di Mamre, nell’ora più calda della giornata. Abramo alza gli occhi, vede tre persone che gli stanno davanti e conversa con loro. Riconosce subito in quei misteriosi personaggi la presenza e la visita di Dio e si rende disponibile, affinché la loro sosta possa essere riposante e dia forza al loro cammino. Quegli ospiti per Abramo sono qualcosa di più di tre semplici viandanti che chiedono cibo e rinfresco; lo stesso banchetto che egli prepara per loro, sta quasi a simboleggiare un atto di culto e di comunione con Dio. Abramo tratta con rispetto e devozione quei pellegrini ed essi lo ricambiano con la promessa di una nuova discendenza, di un figlio per la moglie Sara. La prima lettura, pertanto, ci ricorda che se si è fedeli a Dio, Egli non viene meno alle sue promesse, non abbandona e non manca di ricompensare con la sua fedeltà che è da sempre. L’atteggiamento di Abramo è proprio quello del vero credente, di colui cioè che fermamente confida che Dio lo può salvare e che a Lui si possono sacrificare anche le cose più care, perfino la vita stessa. Dio non lascia delusa tanta fiducia, ma la ricompensa con larghezza. E’ un ulteriore richiamo per la nostra vita: non abbiamo paura di accogliere e di servire il Signore quando, anche in modo inaspettato e sorprendente, o nelle normali circostanze quotidiane, ci passa accanto: Egli viene, passa, magari in modo impercettibile, o ci parla attraverso altri fratelli che vivono accanto a noi, e ci rivela la sua volontà. Non lasciamo andare a vuoto questi preziosi incontri del Signore con noi!

Se misterioso ed improvviso fu il mostrarsi di Dio ad Abramo, non meno sorprendente e singolare è la visita di Gesù a casa di Marta e di Maria, narrata dall’evangelista san Luca.

Gesù è in cammino verso Gerusalemme, forse alla ricerca di un po’ di ristoro a casa di amici, presso le sorelle di Lazzaro. Esse lo accolgono, e Maria si siede ai suoi piedi ad ascoltarlo. Qui, l’evangelista Luca sembra rivelarci, in un quadretto luminoso, che quando arriva il Maestro non ci sono smarrimenti o incertezze: Maria abbandona quanto sicuramente vuol fare, per essere invece vicina a Gesù, non volendo perdere nessuna delle sue parole, nessun gesto. Anche per ognuno di noi, come per Maria, non ci sono scuse, non c’è occupazione o preoccupazione che possa tenerci lontano da Gesù, Maestro e Signore. Occorre mettere da parte tutto perché quando Lui ci visita, nella nostra casa, nella nostra vita, Lui viene prima di ogni cosa. Il Signore ci sorprende sempre, come con Abramo, come per queste due donne. Quando ascoltiamo Lui, ogni cosa ci diventa più chiara, ogni nube svanisce, ogni dubbio cede il posto alla verità.

E’ fondamentale questo primo atteggiamento: quando entra Gesù nella nostra esistenza, dobbiamo fargli spazio e disporci in atteggiamento di ascolto. Grazie a Lui, ogni cosa, ogni tassello, ogni gioia o difficoltà potrà così trovare il suo giusto posto, la sua giusta collocazione. Qui san Luca ci presenta l’atteggiamento orante del credente, che sa stare di fronte al Maestro per ascoltarlo ed è capace di mettersi in sintonia con Lui. Non crediamo di essere noi a risolvere i grandi o piccoli problemi della vita. Distacchiamoci un po’ dal nostro mondo, abbiamo il coraggio di stare “in disparte” con Gesù, per ritornare poi, con più efficacia e verità alle cose di tutti i giorni. Maria - sembra dire Gesù a Marta e a noi – guarda oltre il problema, ritiene necessario in primo luogo ascoltare e poi passare all’azione e svolgere i compiti che la vita assegna a ciascuno. Lei “si è scelta la parte migliore”, sa vedere cioè in profondità, cogliendo il passaggio del Signore.

Ma accanto alla sorella Maria, vi è anche Marta che – racconta sempre san Luca – “lo accolse nella sua casa”. Bisogna subito dire che Gesù non disprezza il suo atteggiamento, non la lascia in disparte, non la biasima e non la rimprovera. Anche noi condividiamo la preoccupazione di Marta, perché riteniamo importante il servizio dell’accoglienza, specialmente se l’ospite è una persona di riguardo. E quando entriamo in una casa e il padrone ci accoglie e si prende cura di noi, noi ci sentiamo bene, come fossimo a casa nostra, circondati da mille premure e considerati come amici di famiglia. E’ importante che, sullo stile di santa Marta, in una casa si viva il senso dell’accoglienza, della fraternità, delle tante attenzioni per non far sentire estraneo colui che vi entra, magari per la prima volta. Per questo motivo è importante lo sguardo di Gesù anche su Marta. La sapienza della vita e l’intelligenza del cuore – dice Gesù – stanno proprio nel saper coniugare e vivere insieme questi due elementi: la contemplazione e l’azione. Perciò Marta, alla luce del brano evangelico odierno, è simbolo di quel lavoro generoso che, se non è preceduto e accompagnato dall’ascolto della Parola, tende a diventare affanno, agitazione, stress – come si dice oggi.

Maria, invece, tende l’orecchio alla Parola, così che nell’azione, la sua opera non sarà solo un semplice lavoro, ma un mettere in pratica quanto avrà ascoltato. E’ il simbolo di chi ascolta la Parola e la sa tradurre in amore concreto, in servizio vero al prossimo.

Dal Vangelo possiamo allora comprendere che la persona umanamente e spiritualmente matura è quella che sa coniugare questi due atteggiamenti, li sa vivere insieme e sa dare il giusto tempo, la giusta misura, il giusto equilibrio e valore a queste due dimensioni, affinché l’una possa arricchire l’altra.

Ognuno di noi è consapevole che non è semplice vivere in modo pieno e maturo la nostra umanità, presi come siamo oggi da tante occupazioni. Pur con tutta la fatica umana, siamo però coscienti che ciò è possibile e che questa “perfezione”, questa sintesi è realizzabile. Lo sappiamo dalla testimonianza di Gesù, il Figlio di Dio, che anche ieri abbiamo contemplato nel suo Mistero di passione e risurrezione, giunto a compiere fino in fondo la volontà del Padre, consegnandosi fino all’estremo sacrificio, fino al dono totale di sé attraverso lo scandalo della Croce.

Marta e Maria, che sentiamo tanto vicine a noi, proprio nella fatica, nella gioia dell’accoglienza e nell’ascolto delle parole di Gesù, sembrano indicarci la strada e tracciarci un cammino. Se vogliamo vivere fino in fondo, assaporando la vita con quanto di bello e di tragico essa ci riserva, dobbiamo coniugare e vivere inseparabilmente questi due atteggiamenti: lo “stare ai piedi” di Gesù, il contemplarlo mentre ci spiega il segreto di ogni cosa, da una parte, e dall’altra la degna accoglienza riservata ad un ospite di riguardo, preparando adeguatamente ogni cosa ed eliminando quanto ci impedirebbe di gioire per la visita di Gesù, l’Amico fedele, lo Sposo atteso e ricercato.

C’è, da ultimo, un metodo, un cammino, un luogo che ci permette di vivere questi due elementi nella giusta misura e può fare di noi dei cristiani maturi, degli uomini e delle donne compiuti: la Comunità cristiana, la Chiesa. E’ la prospettiva che ci indica l’apostolo Paolo nella seconda lettura: egli sopporta sofferenze e catene, patisce umiliazioni, affinché con esse e per mezzo di esse si edifichi e si rafforzi il corpo di Cristo che è la Chiesa, fatta di persone concrete, di “pietre vive” che costituiscono e rendono presente il Corpo vivo del Risorto. E’ proprio in questo Corpo, aderendo ad esso che noi riceviamo la salvezza, la grazia della redenzione, il dono della riconciliazione con noi stessi e con i nostri fratelli. Ed è ancora in questo Corpo che noi impariamo ad essere uomini e donne nuovi, che si rinnovano costantemente per essere sempre più perfetti in Cristo Gesù.

Cari fratelli e sorelle, affidiamo tutti questi propositi a Maria Santissima, Madre della Chiesa. L’abbiamo vista ieri sera, nella Rappresentazione, quale Madre piena di fede e di speranza. Ella, che è stata sotto la Croce, accanto al Figlio, ci doni la grazia di amarlo e di seguirlo nella sua Chiesa, per tutti i giorni della nostra vita. Amen.

 

  

top