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DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE,
ALL’ASSOCIAZIONE DEGLI EMIGRATI CALABRESI NEL MONDO “HERITAGE CALABRIA”

Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore
18 agosto 2010

 

Cari amici, 

sono lieto di trovarmi in terra di Calabria, nel cuore della Sila, segnatamente in questa rinomata Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore, per prendere parte a questa suggestiva cerimonia promossa dall’Heritage Calabria, benemerita associazione che raduna gli emigrati Calabresi nel mondo, promuovendo importanti iniziative di collegamento tra di loro e con i paesi di origine. Vi saluto tutti con affetto, ad iniziare da voi, venerati fratelli nell’Episcopato, ai quali indirizzo un grato pensiero per la vostra sollecitudine pastorale a servizio del Vangelo e della Chiesa. Attraverso di voi, saluto le comunità cristiane della Calabria, in particolare i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici che, testimoniando la fede cristiana tra i fratelli, esercitano una carità ardente, in comunione con i loro Pastori. Come ha scritto recentemente il professor Giuseppe Dalla Torre «l’esercizio della carità è espressione essenziale e imprescindibile della propria fede, ed è per questo che nel corso dei secoli il Cristianesimo ha disseminato nel mondo opere di carità di ogni genere – scuole, ospedali, istituzioni di assistenza alle categorie più bisognose – fornendo sostanzialmente agli Stati un modello per i moderni sistemi di welfare».

Un deferente saluto rivolgo alle Autorità civili e militari, ai rappresentanti delle varie realtà associative della Regione, ai monaci benedettini che hanno la cura di questa Abbazia, e specialmente ai responsabili dell’Heritage Calabria, che mi hanno invitato per consegnarmi un significativo riconoscimento. Grazie per questo apprezzato e cortese gesto! In esso vedo l’espressione dei fervidi sentimenti di amore alla Chiesa e ai valori spirituali dei Calabresi, soprattutto di voi emigrati, che portate nel mondo la Fede, la laboriosità e la solidarietà, rimanendo saldamente ancorati alle vostre radici, specialmente ai fondamenti cristiani della vostra storia.   

Chiesa e migranti

Chiesa e popolo dei migranti è un binomio inscindibile. La Chiesa ha sempre seguito con amore e determinazione, anche attraverso l’aiuto concreto e l’assistenza legale, gli Italiani emigrati in terre lontane. Basti ricordare l’invio dei primi Salesiani in Argentina nel 1875 da parte di Don Bosco, proprio ad assistere gli immigrati italiani. Tra i Vescovi fu soprattutto Mons. Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), Vescovo di Piacenza, ad occuparsi dei gravi problemi che assillavano le schiere dei nostri connazionali all’estero, sovente maltrattati, linciati, malvisti per le loro attività a buon mercato, e sopraffatti dalla miseria e dall’analfabetismo. Si noti che tra il 1875 e il 1914 furono 18 milioni gli Italiani che emigrarono dapprima verso le nazioni Europee e poi verso le Americhe.

La Chiesa preoccupata per le vaste proporzioni che stava assumendo questo fenomeno, con un documento (= Breve Apostolico) del 25 novembre 1887 del Papa Leone XIII incoraggiò e promosse la presenza dei missionari tra gli emigrati italiani nel mondo. Così Mons. Scalabrini fondò gli Scalabriniani, i Missionari per i migranti. E fu proprio Papa Leone che spinse la giovane fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore, Madre Francesca Saverio Cabrini, a rivolgersi “non all’Oriente ma all’Occidente”: «Gli Stati Uniti saranno la vostra Cina». E mentre un uomo politico italiano, Francesco Saverio Nitti, di fronte al fenomeno migratorio del Meridione, un vero “morbo sociale”, un «salasso», come veniva definito dai sociologi, aveva il coraggio di dire cinicamente che “l’emigrazione era un affare per lo Stato, cui recava valuta estera senza rischi di capitali”, Madre Cabrini dal 1889 al 1912 varcò 28 volte l’Oceano Atlantico per fondare scuole, ospedali, chiese, oratori, sanatori. Fu giustamente e affettuosamente definita «la Madre degli emigranti».

Io stesso quando studiavo tedesco in Germania, dal 1961 al 1964, ho seguito i lavoratori italiani a Monaco di Baviera e a Magonza, visitandoli personalmente e organizzando incontri e gare con le «Missioni Cattoliche», relazionando a Roma sulla loro situazione e spingendo Ambasciatori e Consoli, talora con fatica, a interessarsi più fattivamente dei nostri connazionali e dei loro contratti di lavoro.

Il “saper fare” degli Italiani e dei Calabresi all’estero

Non posso sottacere il cospicuo tributo di sacrifici e di sangue versato dai Calabresi negli infortuni sul lavoro, nelle miniere o nella costruzione di città più sicure e confortevoli. Quest’anno commemoriamo il 50° anniversario del disastro di Marcinelle (la famosa miniera del Belgio che ha ingoiato tra i tanti Italiani anche molti Calabresi). Ma volgiamo il ricordo a fatti più lieti e positivi: quanti Calabresi hanno dimostrato di “saper fare”, hanno raggiunto posizioni prestigiose, politiche, amministrative, imprenditoriali, sociali in Canada, in Australia, negli Stati Uniti… (cfr. Giornata mondiale della gioventù a Sydney nel 2008). Onore quindi ai Calabresi nel mondo (i premi che sono stati assegnati stasera ne sono la prova) e auspicio di sempre più prestigiosi successi, come esempi trainanti per una crescita virtuosa delle giovani generazioni.

Conclusione

Cari amici, il fermo ancoraggio alle radici cristiane è quanto mai opportuno al fine di offrire un progetto sicuro alla vita di ogni singolo cittadino e dare un significato direzionale alla storia che stiamo vivendo, talvolta con allarmante angoscia. Tale esperienza consente, inoltre, di individuare una piattaforma di incontro tra le varie prospettive e le varie correnti di pensiero, per evitare ulteriori tragedie e soprattutto per dare all’uomo, e ai popoli un sentiero di giustizia, di riconciliazione e di pace.

A tale riguardo, è importante tenere presente il pensiero dei Santi cristiani, in particolare di san Benedetto, San Francesco di Paola, come pure dell’Abate Gioacchino da Fiore, i quali hanno costantemente riproposto il messaggio del Vangelo, che è luce, vita, verità, salvezza dell’uomo e dei popoli. A chi rivolgersi, infatti, per conoscere il “perché” della vita e della storia se non a Dio, che si è fatto uomo per rivelare la Verità salvifica e per redimere l’uomo dal vuoto e dall’abisso dell’angoscia esistenziale? Il mondo ha bisogno di Cristo! Pertanto, occorre sempre più entrare in contatto con Lui, appropriarsi del suo messaggio, del suo amore, del suo perdono, delle sue certezze eterne.

Ci troviamo in un mondo in cui si fa sempre più forte la tentazione dell’ateismo e dello scetticismo; in cui si fa strada un preoccupante relativismo morale, con la disgregazione della famiglia fondata sul matrimonio (beninteso fra un uomo e una donna) e la degenerazione dei costumi. Di fronte a questo scenario è di estrema attualità riproporre il senso cristiano dell’uomo, immagine di Dio. E’ quanto mai necessario che vi siano uomini e donne impegnati a trasmettere il ricco patrimonio di valori che hanno ricevuto; che sappiano offrire una costante testimonianza di autentici credenti, nel dinamismo di una coscienza sempre illuminata dall’etica della responsabilità e dal recupero di una condivisa moralità sociale.  

Anche voi, cari amici siete chiamati ad operare in questo senso nella concretezza della vostra vita quotidiana. Al riguardo, avete davanti a voi come esempio e modello l'Abate Gioacchino da Fiore, le cui spoglie riposano in questo edificio sacro, prototipo dell’architettura florense e capolavoro dell’architettura mediterranea. Egli illustrò la sua terra di origine e l'intera Chiesa con una singolare testimonianza di fede. Negli scritti come nella sua vicenda terrena, appare una persona innamorata di Dio, un apostolo ardente di zelo, un predicatore appassionato. Gioacchino fu soprattutto uomo della Parola; dalla continua meditazione della Parola rivelata, trasse l'energia spirituale per additare agli uomini le vie di Dio.

La Calabria è terra ricca religiosità e di fede, dove diffusa e sentita è la devozione alla Madonna, e numerose sono state sempre le vocazioni sacerdotali e religiose, offerte generosamente a servizio anche di altre regioni d’Italia e del mondo. Questo stesso luogo così suggestivo in cui ci troviamo, è segno e testimonianza delle risorse spirituali della popolazione calabrese. Vi auguro cordialmente di proseguire con entusiasmo e impegno apostolico il vostro cammino di fede e di amore, nel solco di questa tradizione.

 

   

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