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BRINDISI AL CORPO DIPLOMATICO PRESSO LA SANTA SEDE

DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Lunedì, 10 gennaio 2011

 

Eccellenze,
Signore e Signori,

sono lieto di questo incontro conviviale, che conclude in un’atmosfera familiare e serena una giornata significativa e solenne, nella quale si è svolto l’annuale incontro del Santo Padre con Voi tutti, che avete l’alto incarico di rappresentare le Vostre Nazioni presso la Sede Apostolica. Insieme ai Superiori della Segreteria di Stato, ringrazio per il gentile invito l’Ecc.mo Decano e tutti i membri del Corpo Diplomatico e desidero esprimerVi la nostra stima e il nostro vivo apprezzamento per il compito che svolgete con competenza e generoso impegno. Il mio saluto e l’augurio all’inizio del nuovo Anno si estende anche alle Vostre famiglie e ai Vostri collaboratori, che condividono le gioie, le fatiche, le preoccupazioni e i successi della Vostra missione.

Credo che questa sera risuonino ancora in noi le parole che il Santo Padre ha rivolto a Voi, Signori Ambasciatori, e, attraverso di Voi, a tutti gli Stati del mondo e soprattutto ai loro Governanti.

Il discorso di Sua Santità il Papa Benedetto XVI si è incentrato sul tema del pieno rispetto della libertà religiosa, oggi messo in discussione su opposti versanti dal fondamentalismo e dal secolarismo. In tal modo, il Successore di Pietro ha messo in luce quello che è uno dei contenuti fondamentali dell’esercizio dello “ius legationis” attivo e passivo da parte della Santa Sede. Infatti, essa, inviando e ricevendo dei rappresentanti diplomatici, mira nei suoi molteplici rapporti con la comunità civile a promuovere il riconoscimento della libertà religiosa per tutti e, segnatamente, per la comunità cattolica sparsa su tutta la terra, della quale il Romano Pontefice ha la responsabilità pastorale suprema. La Chiesa desidera cioè di poter disporre di quella piena autonomia che le consenta di svolgere la sua missione che è di ordine spirituale e morale. E null’altro la Chiesa chiede agli Stati e a tutta la comunità internazionale, ricordando che non si tratta di un privilegio, ma di un diritto proprio di ogni uomo e di ogni comunità, e che, se veramente promosso, tale libertà ridonda a vantaggio di tutta la società nazionale ed internazionale.

All’inizio di un nuovo anno civile, riprendendo il corso della consueta attività delle Missioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede, è quanto mai opportuno questo autorevole richiamo allo scopo che deve avere la Vostra quotidiana attività diplomatica. Lavorare per la libertà religiosa di ogni uomo in tutto il mondo deve essere come la stella che orienta ogni azione che siete chiamati a compiere nel Vostro alto ufficio.

Ciò vi permetterà anche di cogliere il senso vero e profondo dell’attività della Santa Sede, della quale Voi siete privilegiati osservatori, anzi in un certo misura compartecipi, evitando di darne letture parziali o addirittura distorte.

A questo riguardo, mi sembrano pienamente attuali le parole che Paolo VI rivolse esattamente quarant’anni or sono ai Vostri “predecessori” Ambasciatori presso la Santa Sede: “Bisogna dirlo chiaramente: le ragioni profonde degli interventi della Santa Sede sfuggono talvolta allo sguardo di osservatori superficiali, perché esse dipendono da motivazioni di ordine spirituale e morale e perché non si confondono con nessuna azione, di ordine temporale. Per questo accade che interventi del genere disorientino coloro che vorrebbero interpretarli in funzione di una politica, o semplicemente giudicarli secondo il metro dei soli interessi nazionali”. E continuava: “Così, in nessun luogo, pensiamo, l’esercizio della diplomazia, che pure ha le sue vicissitudini, può essere, da ambo le parti dei suoi interlocutori più estraneo alle passioni e agli interessi temporali, e più impegnato per il bene morale dei popoli e la testimonianza sincera e discreta del Vangelo” (Discorso al Corpo Diplomatico, 9 gennaio 1971).

Su questi presupposti, da parte mia vorrei assicurarVi nuovamente della piena disponibilità dei Superiori e Collaboratori della Segreteria di Stato a proseguire in un dialogo fluido, aperto e costruttivo sia circa le questioni che interessano i Vostri rispettivi Paesi e la Chiesa cattolica che in essi vive ed opera sia sui temi che le grandi sfide attuali sollevano, interpellando la responsabile azione della comunità internazionale.

Per Voi, i Vostri cari e i Vostri collaboratori auspico di cuore un anno sereno e fecondo di bene, quale potrà essere se accompagnato dalla divina benedizione, che invoco abbondante su tutti noi.

Auguro a tutti un felice 2011 e brindo al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede!      

  

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