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CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN RICORDO DEI 20 ANNI DI EPISCOPATO

INDIRIZZO DI SLAUTO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Vercelli
Lunedì, 1 agosto 2011

  

Ho vissuto questa Celebrazione eucaristica con viva emozione interiore per il susseguirsi dei ricordi di questi miei 20 anni di servizio episcopale, che ha avuto il suo entusiasmante inizio in mezzo a voi, verso i quali ho sentito nascere quella paternità propria del Vescovo, mai venuta meno grazie al reciproco affetto che rimane nel tempo, perché la fede nel Signore Gesù e la carità vissuta nella Chiesa ne sono la più bella e forte garanzia.

Il mio ardente ricordo si rivolge oggi al venerato e compianto Arcivescovo Mons. Albino Mensa, padre del mio sacerdozio e del mio episcopato. Secondo i disegni della provvidenza è toccato proprio a me ricevere il testimone per continuare la sua missione di Pastore in questa antica e gloriosa Arcidiocesi. Nell’omelia di quel 1° agosto di vent’anni fa Mons. Albino Mensa volle ricordare che “l’avvicendamento è normale nella vita della Chiesa. A un Pastore e Padre della Comunità diocesana succede nella linea apostolica un altro Pastore e Padre”. Come segno di gratitudine per il dono dell’imposizione delle mani sul mio capo, che sanciva l’ordinazione episcopale, gli offersi un ramo d’ulivo d’oro a simboleggiare la comunione perenne di quella vigna del Signore (la Chiesa vercellese) che egli consegnava nelle mie mani. Una Chiesa fondata dal grande apostolo e martire della fede Sant’Eusebio di Vercelli, che tanto ha infuso nel mio animo la passione evangelizzatrice e che ha ispirato il mio motto episcopale “Fidem custodire, concordiam servare”(Custodire la fede e conservare la concordia).

Durante gli anni brevi del mio episcopato vercellese ho cercato di tesaurizzare e far fruttificare i ricchi semi piantati dai venerati Vescovi che mi hanno preceduto, fino al lungo e sapiente servizio episcopale di Mons. Albino Mensa, con caratteristiche e accenti diversi ma con il medesimo “amore pastorale”. Nella mia genealogia sacramentale Mons. Albino Mensa è stato uno strumento vivo del conferimento della grazia per una missione che si è sviluppata, per la volontà del Signore e per il ministero dell’Autorità della Chiesa, fino al servizio ecclesiale che oggi mi è affidato di Segretario di Stato di Sua Santità Benedetto XVI.

Pur svolgendo un ministero che mi consente di amare e servire assiduamente la Chiesa nella sua estensione universale, mi piace ritornare qui, al punto di partenza, per ringraziare il Signore delle innumerevoli grazie che hanno puntellato la mia vita. Lo ringrazio per i successi e le gioie conseguenti alla dedizione pastorale, come lo ringrazio per le sofferenze incontrate avanzando negli anni insieme a uomini e donne pieni di virtù, ma anche fra coloro che, oppressi da debolezze e peccati, rendono faticoso il cammino. Ringrazio il Signore soprattutto per la misericordia accordatami di fronte alle mie stesse insufficienze e gli sono grato per le forze fisiche e spirituali che rinnova in me ogni giorno.

Alla luce della parola di Dio annunciata durante questa solenne liturgia, noi vediamo come è il Signore stesso che pone il Pastore a sentinella del suo popolo (a partire dal profeta Ezechiele, al quale disse: “Ti ho posto come sentinella per la casa di Israele”). L’immagine del Pastore, ripresa nel discorso giovanneo, indica l’attività di Gesù: è Lui “il Pastore che ci segue tra le spine e i deserti della vita. Portati da Lui, arriviamo a casa. Ha dato la vita per noi. Egli stesso è la vita” (Joseph Ratzinger-Benedetto XVI,Gesù di Nazaret, p. 331). Il Vescovo riceve il mandato di impersonare Cristo stesso in mezzo al popolo di Dio a lui affidato. Chiediamo allora al Signore di continuare ad assistere e a benedire l’amato Vescovo e Padre di questa Chiesa, Mons. Enrico Masseroni.

Permettetemi di ringraziarlo di vero cuore per aver voluto e preparato, insieme al Vicario Generale, al Presbiterio eusebiano e a tutti i Collaboratori religiosi e laici, questa celebrazione e commemorazione del mio 20° anniversario di episcopato. Gli sono grato per le parole che mi ha rivolto e voglio testimoniare in questo momento i fraterni sentimenti che ci legano. Gli assicuro che continuerò a seguire con particolare interesse e con fervida preghiera la sua azione pastorale che vi conduce verso il Congresso Eucaristico diocesano del prossimo settembre. Esso ha come titolo: “Quando la comunità eucaristica diventa comunità educativa”.

Comunità eucaristica e comunità educativa collimano. Secondo Don Bosco, riconosciuto universalmente come una grande figura di educatore, l’eucaristia e la riconciliazione sono le colonne dell’edificio educativo. In quanto salesiano non posso tralasciare di sottolineare queste sue realistiche parole: “Dicasi pure quanto si vuole intorno ai vari sistemi di educazione, ma io non trovo alcuna base sicura se non nella frequenza della confessione e della comunione; e credo di non dir troppo asserendo che, omessi questi due elementi, la moralità resta bandita”.

Puntare al bene comune e fare in modo che la vita sociale e comunitaria trascorra nella serenità e cresca di qualità è l’obiettivo di ogni seria proposta educativa. Non tralasciamo allora di prendere in considerazione l’importanza della proposta ecclesiale di costruire il tessuto sociale e educativo, con la sua variegata rete di rapporti, intorno all’Eucaristia domenicale, fonte e culmine della vita della Chiesa. Facciamolo alla maniera indicata da Paolo nella lettera ai Filippesi: “…rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi… Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2, 2,5).

Il Signore benedica il vostro Congresso eucaristico, perché da esso scaturiscano proposte educative forti e concrete in favore di questa città: in particolare delle famiglie che cuscodiscono gli affetti più sacri e dei giovani ai quali tutti guardano con speranza.

    

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