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OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE,
PER LE RECLUTE DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA

Cappella privata dell’ufficio del Segretario di Stato
Giovedì, 23 febbraio 2012

 

Sono molto felice di poter celebrare oggi questa Eucaristia per voi e con voi.

Rivolgo il mio più cordiale saluto al Vice-comandante, Tenente Colonnello Christophe Graf, così come al vostro Cappellano Monsignor Alain de Raemy, senza dimenticare il vostro Sergente istruttore Heinz Eggli.

È divenuta ormai una piacevole tradizione che le “scuole reclute” della Guardia Svizzera possano fare la conoscenza del Cardinale Segretario di Stato partecipando alla Celebrazione eucaristica in questa Cappella. E’ una felice occasione anche per me, che mi consente di esprimervi tutta la mia stima e la mia gratitudine per la vostra disponibilità ad offrire almeno due anni della vostra vita al servizio del Santo Padre.

La Colletta, posta all’inizio di questa Celebrazione, sembra fatta apposta per coloro che iniziano una nuova esperienza, che si apprestano a svolgere un nuovo compito, e pertanto vi invito a ripeterla insieme e ad interiorizzarla in vista di ciò che vi aspetta: “Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento”.

Voi siete l’ultima “scuola reclute” che si svolge prima del giuramento che avrà luogo il prossimo 6 maggio. Siete così portati fin dall’inizio al cuore del vostro impegno e, con il giuramento che presto pronuncerete, sarete interpellati dall’ esigenza di autenticità del vostro essere cristiani.

Care reclute, riflettendo sulle parole di Mosé tratte dal libro del Deutoronomio, lette poc’anzi, sentiamo tutta la gravità dell’impegno, ma anche tutta la bellezza di una vita sorretta dalla benedizione di Dio. Riascoltiamole: “Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità” (Dt 30, 19-20).

Ebbene, prestando giuramento il 6 maggio, prenderete anche voi, il cielo e la terra a testimoni, perché giurando fedeltà al Papa, essendo pronti a sacrificare con eroismo, ove occorra, anche la vita per la difesa del Papa, voi giurate fedeltà a colui che Gesù stesso ha scelto come successore sulla cattedra di Pietro e giurate dunque obbedienza alla volontà di Dio.

Il Signore vi pone così molto concretamente davanti la vita e la morte, cioè “la benedizione e la maledizione” (per riprendere le forti espressioni usate da Mosé), e voi, giurando fedeltà al Papa fino alla morte, scegliete la benedizione, scegliete la vera vita.

“Scegliere la vita” vuole anche dire approfittare di questo tempo, per amare il Signore, obbedendo alla sua voce e tenendovi uniti a lui. In una grande città come Roma, voi sarete confrontati al bene ma anche al male. E se non rimanete in ascolto di Dio, può esserci il rischio di lasciarsi “trascinare a prostrarsi davanti ad altri dei”, come dice ancora Mosè (cfr Dt 30, 17).

Il salmo ci ha invece ricordato che è “beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti” (Sal 1,1). Sarà anche vostra responsabilità non lasciarvi trascinare verso ciò che “ruba” la vera vita.

Vorrei, in proposito, sottolineare le forti indicazioni del Vangelo dell’odierna liturgia: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23). Gesù è preciso; non intende per “via crucis” i soli momenti drammatici che possono succedere nella vita. Egli parla della croce di ogni giorno, che per voi può voler dire superare la fatica, sopportare la noia di gesti ripetitivi, delle lunghe attese, del non comprendere appieno il senso di un dato lavoro, ecc. Sono tante le situazioni nelle quali occorre essere pronti a rinnegarsi, ad essere perseveranti e ad accettare il peso di qualche croce, nello svolgere un servizio di vigilanza e di onore come il vostro.

Se uno vive tutto veramente con Cristo, subentra la gioia del dovere compiuto, la soddisfazione della fedeltà vissuta fino in fondo, la gioia, insomma, della risurrezione! Gioia profonda che somiglia a quella dei santi ai quali nulla può essere tolto perché il loro cuore appartiene alla verità dell’amore eterno di Dio.

Care reclute, per riassumere il messaggio della Parola di Dio proclamata in questa Santa Messa, vorrei augurarvi di vivere nel vostro servizio quello che ci ha fatto cantare il salmo odierno: “Ubi caritas et amor, ibi Deus est», dove c’è carità e amore, li c’è Dio.

Fate il vostro servizio con carità e amore, semplicemente, con piena consapevolezza che questo servizio al Santo Padre, Successore di Pietro, è in realtà una buona scelta di vita, sorretta dalla benedizione del Signore.

 

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