The Holy See
back up
Search
riga

CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DEL 75° ANNIVERSARIO
DELLA PRESENZA DEI SALESIANI IN VATICANO

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Cappella Paolina del Palazzo Apostolico
Mercoledì, 3 ottobre 2012

 

Signori Cardinali, Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi,
carissimo Rettor Maggiore, cari Confratelli,
amici e collaboratori dei Salesiani,

sono lieto di presiedere la Celebrazione eucaristica di ringraziamento per i 75 anni di presenza della Congregazione Salesiana in Vaticano al servizio della Santa Sede. E’ stata ed è una presenza discreta e fedele; tanti Confratelli hanno adempiuto ed ancora adempiono con costanza e competenza, nel nome e con lo spirito di Don Bosco, una peculiare missione.

Oggi vogliamo ringraziare il Padre che è nei cieli per avere guidato ed accompagnato la Comunità salesiana in Vaticano nel suo multiforme servizio, sostenendo con la forza dello Spirito Santo i Confratelli e i loro collaboratori e animando costantemente in essi l’amore per la santa Chiesa e per il suo Pastore universale.

Nel 1980 il compianto Padre Martina, Gesuita e storico, dovendo preparare un convegno sulla presenza dei Religiosi a Roma, volle informarsi meglio sulle origini della presenza dei Salesiani in Vaticano e chiese al Direttore di quel tempo, Don Toti, quali motivi avessero suggerito al Papa Pio XI di chiamare i Salesiani alla direzione tecnica ed amministrativa della Tipografia Poliglotta Vaticana e de «L’Osservatore Romano». Tra le ragioni addotte vi è anzitutto la conoscenza personale di antica data che Papa Ratti aveva della Congregazione salesiana. Da giovane sacerdote, infatti, egli si era recato per qualche giorno a visitare Don Bosco a Torino-Valdocco, per conoscere de visu quanto il prete piemontese andava realizzando con i suoi oratori e, in particolare, con le scuole professionali. Don Bosco come pioniere della comunicazione sociale aveva persino comperato a Mathi, in provincia di Torino, una famosa cartiera per visibilizzare tutto il processo della stampa e perciò della diffusione dei libri in funzione della evangelizzazione e della promozione culturale. Egli aveva voluto collocarsi in questo settore della stampa e della comunicazione, come egli diceva, “all’avanguardia del progresso”. Anche da Nunzio in Polonia Mons. Achille Ratti fu particolarmente vicino alle opere salesiane e, divenuto Papa, quale segno di stima e di benevolenza creò Cardinale l’allora Ispettore Don Augusto Hlond. A Pio XI, inoltre, non sfuggì il moltiplicarsi, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, delle scuole professionali non solo in Italia ma in tutto il mondo e in particolare nell’America Latina.

Un grande significato assunse, nel 1934, la canonizzazione di Don Bosco, celebrata nel giorno di Pasqua. Tre anni dopo, nel 1937, il Sommo Pontefice chiamò i figli di San Giovanni Bosco ad iniziare, nei primi giorni di agosto, l’arduo compito di gestire la cosiddetta «Poliglotta», e di curare l’amministrazione, la stampa e la diffusione de «L’Osservatore Romano». In tal modo il Papa chiedeva loro non solo di assumere mansioni tecniche, ma di mettere a frutto quanto la tradizione carismatica di Don Bosco aveva insegnato alle varie generazioni nell’esperienza lavorativa, professionale e dirigenziale. L’accettazione di questo nuovo incarico, proposto al successore di Don Bosco, Don Ricaldone, venne accolto in perfetta linea con il Fondatore, in spirito di obbedienza al Papa. «Ogni fatica è niente quando si tratta del Papa o della Chiesa», diceva spesso Don Bosco ai suoi figli.

Vorrei mettere in risalto che questa presenza in Vaticano evidenzia due dimensioni caratteristiche della salesianità: la prima è la dimensione ecclesiale. Il senso della ecclesialità di Don Bosco e della sua opera, l’inserimento con un forte senso di appartenenza nella Chiesa universale e l’impegno concreto nella Chiesa particolare, trovano qui una visibilità che li fa corresponsabili della grande missione comune di salvezza. La seconda dimensione è la laicità: nella comunità salesiana del Vaticano ha speciale rilevanza la vocazione e la professionalità del salesiano “Coadiutore” che fu una grande intuizione di Don Bosco e che anche oggi caratterizza la presenza salesiana in tutto il mondo.

Il Papa Pio XI, uomo di vasta cultura e di vedute lungimiranti, comprese l’importanza della comunicazione sociale al servizio dell’evangelizzazione e della cultura cristiana. Pose quindi in atto strumenti e risorse, e si circondò di persone adeguatamente preparate, che la Provvidenza aveva suscitato nella Chiesa, per operare in maniera strategica sul fronte dell’annuncio e della diffusione del messaggio cristiano. Il Pontefice voleva avvalersi di collaboratori e di mezzi che lo aiutassero a far risuonare il più largamente possibile la Parola di Dio. I Salesiani, invitati ad operare con la loro competenza, con il loro genio, con le capacità manageriali nel campo della comunicazione sociale che stava in quel tempo acquistando rilevanza, offrirono il loro contributo per diffondere in modo più capillare la Parola di Dio e i documenti del Magistero pontificio. Queste pubblicazioni, ben curate tipograficamente e tradotte in più lingue, sono state sempre molto apprezzate.

Cari Fratelli, in questa lieta circostanza che ci vede riuniti, il Signore ci ha donato ancora una volta la sua Parola di salvezza. Che cosa ci ha detto? Nel Vangelo abbiamo ascoltato la preghiera di lode di Gesù: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). Questa preghiera, pur spontanea e semplice, non è priva di una sua solennità. Cristo si rivolge a Dio chiamandolo Padre con la confidenza filiale che gli è propria; e al tempo stesso lo chiama «Signore del cielo e della terra»: è il Creatore e Signore dell’universo. In questo momento il Figlio incarnato loda il Padre non per le meraviglie del creato o della storia, ma perché nel suo disegno, nella sua libertà piena d’amore, ha voluto riservare ai «piccoli» la rivelazione dei misteri del suo Regno. Cristo, infatti, incarna la «benevolenza» del Padre e dimostra chiaramente la scelta dei suoi veri amici e compagni di viaggio: sono gli umili, i semplici, i puri di cuore, ai quali egli rivela nell’intimità i segreti del Padre celeste. E il «mistero» più grande del Regno dei cieli, che Dio vuole rivelare è Lui stesso, Gesù, il Figlio. Nella persona del Cristo i piccoli riescono a vedere l’azione del Signore del cielo e della terra. Mentre i presunti sapienti di questo mondo hanno invece gli occhi spenti e vedono in Gesù solo un modesto predicatore, figlio di un carpentiere, degno solo di ironia per le sue velleità.

Dopo la breve preghiera di lode, la parola di Gesù invita a concentrarsi sul mistero della sua Persona, e della sua relazione con il Padre. «Nessuno conosce il figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (v. 27). Il termine «conoscere» ricorre qui in tutta la sua pregnanza, quale espressione di intimità e di amore. Mosè aveva sperato di fissare i suoi occhi nel volto di Dio, ma aveva ricevuto una risposta inesorabile: «Tu non potrai vedere il mio volto perché nessun uomo può vedermi e restare vivo» (Es 33,20). Gesù invece è l’unico che conosce totalmente Dio fino al punto di possedere tutto quello che è di Dio. E’ Lui solo che può abolire quella distanza invalicabile che intercorre tra l’uomo finito e Dio infinito. In questo modo nel Cristo uomo e Dio i giusti possono penetrare il mistero di luce abbagliante del Padre.

Cari Confratelli della Famiglia salesiana, celebrare degnamente la ricorrenza dei 75 anni di laboriosa presenza nella Città del Vaticano significa allora lodare con Cristo il Padre che ci ha chiamati tra coloro a cui sono stati rivelati i misteri del Regno di Dio, e al tempo stesso ricordare che questa predilezione divina va sempre nuovamente meritata conservando un cuore umile e generoso che ci faccia aiutare l’umanità sfinita di questo terzo millennio, perché possa, anche attraverso il nostro lavoro, incontrare e conoscere il Cristo e trovare in lui conforto e speranza.

Il nostro pensiero di devota venerazione è rivolto al Sommo Pontefice Benedetto XVI. Egli mi ha incaricato di assicurare la Sua spirituale presenza a questa Celebrazione e di partecipare a ciascuno la sua Apostolica Benedizione, con l’incoraggiamento a portare avanti il proficuo lavoro ricco di frutti, in questa epoca di nuova evangelizzazione. Al Successore di Pietro, che tutti riconosciamo come roccia su cui si fonda e si edifica sempre la santa Chiesa, assicuriamo la nostra costante preghiera e la nostra filiale adesione al suo universale Ministero apostolico.

Carissimi, mancano pochi giorni all’inizio dell’Anno della fede, voluto dal Santo Padre nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e nel 20° della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nella Lettera Apostolica Porta fidei, Sua Santità afferma: «Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone. Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta. Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane di Vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli» (nn. 2-3).

Questo invito, carissimi, vale anzitutto per noi! Maria Ausiliatrice, San Giovanni Bosco e tutti i Santi e i Beati della Famiglia salesiana aiutino in particolare la Comunità che opera in Vaticano a corrispondere sempre fedelmente a questo appello.

      

top