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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. FRANCESCO CANALINI

OMELIA DEL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI*

Sabato, 12 luglio 1986 





Eccellentissimo Pastore dell'Arcidiocesi di Ancona e della Diocesi di Osimo, miei confratelli dell'Ordine episcopale e sacerdotale, Religiosi e Religiose, sorelle e fratelli in Cristo,
in questo momento un nome e un paese sono presenti al nostro spirito.

Un paese lontano ma vicino a voi perché è là che il vostro concittadino e condiocesano Mons. Francesco Canalini viene mandato: l'Indonesia. Un nome che, almeno a chi è stato giovane un pò di anni fa suscita tanti ricordi di avventure, luoghi esotici, nomi come Borneo, Giava, Bali… Un grande paese, circa sei volte l'Italia, un numero quasi infinito (migliaia) di isole grandi e piccole, belle, ricche di una vegetazione e di una fauna del tutto speciale.

Cristo ha mandato i suoi primi discepoli avanti a sé in tutte le città e i luoghi dove Egli doveva andare anche là Gesù ha mandato … E' una Chiesa viva, una Chiesa attiva, con le sue sette province ecclesiastiche, sette Arcidiocesi e ventisei Diocesi, famiglie numerose di missionari, di Religiosi, Clero secolare che cercano di mantenere viva la fiamma e di allargare la luce, fiamma che fu portata dai primi missionari.

Mons. Canalini andrà là non nella forma solita dei missionari, ma anche lui dovrà essere un missionario, dovrà andarvi con lo spirito di un missionario. Egli va là come rappresentante di colui che è il principio e il fondamento visibile dell'unità della Chiesa sparsa in tutto il mondo e quindi anche della Chiesa presente nell'arcipelago indonesiano … fra i paesi che si sono più sviluppati e quelli che sono ancora in via di sviluppo. Per questo scopo il Papa è presente nelle comunità internazionali, per questo scopo il Papa è presente in tanti paesi del mondo anche non cattolici, anche non cristiani. E non cristiana si può considerare l'Indonesia anche se la Chiesa là é, come dicevo, forte, vitale perché é una piccola isola in questo grande oceano di popolazioni.

Queste cause sono cause profondamente morali e quindi profondamente religiose e il Papa se ne occupa e i suoi rappresentanti debbono occuparsene come debbono occuparsi principalmente di un colloquio con le autorità civili, statali per assicurare il rispetto e il riconoscimento dei diritti della Chiesa, perché la Chiesa, le missioni della Chiesa possano non solo vivere ma prosperare liberamente.

Certamente questo è uno dei compiti ai quali il vostro concittadino e condiocesano dovrà attendere. Compito grande, importante, ma ce n'è uno ancora più importante: egli dovrà rappresentare in quel grande paese il Papa come capo della Chiesa. Ecco allora che in questo momento anche se si tratta di cose che tutti conosciamo è utile a noi tutti, è utile in particolare a Mons. Canalini per rendere ancora più vibrante il suo spirito, ancora più aperto il suo cuore in questo momento così solenne della sua vita, è bene ripensare a che cosa è il Papa nella Chiesa, nel Mondo. Cose conosciute, ma che è utile ricordare: i momenti del Vangelo in cui la figura di Pietro emerge su quella degli altri Apostoli, degli altri discepoli di Cristo.

Ecco che fin dal primo momento Gesù getta su di lui uno sguardo che è nello stesso tempo profetico e quasi creatore. Gli dice: Ah! Tu sei Simone figlio di Giovanni; d'ora in poi tu ti chiamerai Pietro. Ed evidentemente a Simone figlio di Giovanni, ai suoi compagni, al fratello Andrea che era con lui, queste parole debbono essere sembrate non solo misteriose ma forse prive di senso. Ma il senso è venuto quando dopo, alla domanda di Cristo: Chi dicono gli uomini che io sia? gli Apostoli rispondono riferendo: Dicono questo, dicono quest'altro. E Gesù insiste: Ma voi, voi chi dite che io sia? Pietro a nome di tutti dice: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù, quasi preso da un rapimento di entusiasmo dice: Beato te, Simone, figlio di Giovanni, perché una cosa del genere non era la carne, il sangue, non era la sapienza umana che poteva fartela conoscere, ma te l'ha rivelata il mio Padre e io ti dico: Tu sei Pietro; Pietro-pietra e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa.

Il Papa ha bisogno di conoscere quali sono i problemi, le situazioni nelle varie parti del mondo; ma non ne ha la possibilità lui personalmente e neanche insieme a quelli che lo coadiuvano nel governo della Chiesa a Roma. Allora ecco che i suoi rappresentanti insieme ai Vescovi debbono dire: Ecco S. Padre qual è la situazione della Chiesa in questo posto, geograficamente magari lontano da lui; ecco quali sono i suoi problemi, ecco quali sono le sue aspirazioni, i suoi desideri. Ecco quali sono le sue attese. Il rappresentante pontificio deve sentire questa responsabilità profonda, gravissima di coscienza di essere il rappresentante del Papa nell'ascolto, nello studio, nella valutazione, nel riferire e soprattutto, come dicevo, nel far sentire che il Papa è vicino a tutti, è vicino con i suoi insegnamenti, è vicino con i suoi desideri, qualche volta con i suoi comandi, è vicino soprattutto con il suo cuore. Ed è per questo che i rappresentanti pontifici, che potrebbero fare, esercitare l'ufficio di rappresentanti diplomatici anche non essendo vescovi, sono invece chiamati alla dignità episcopale per essere Vescovi tra i Vescovi; Vescovi come Vescovo è il Vescovo di Roma che essi debbono rappresentare.

Non è una dignità ma è un carisma, è un dono; perché noi sappiamo che la Consacrazione episcopale, per la quale noi invochiamo la venuta dello Spirito, dà all'eletto, al consacrato, al Sacerdote che viene chiamato all'Episcopato, dei doni particolari...e ne fa dei maestri della fede, dei santificatori del popolo cristiano, delle guide del popolo cristiano, in unione con il Papa, in unione con il collegio dei Vescovi...

E noi in questo momento vogliamo fare una preghiera per Mons. Francesco Canalini: invochiamo i doni particolari dello Spirito, che come abbiamo ascoltato nella seconda lettura non è uno Spirito di timidezza ma di forza, di amore e di sapienza che Dio gli conceda Spirito di fortezza ce n'è bisogno. Per non cedere di fronte ai pericoli che minacciano la purezza della Fede, l'integrità della Fede, che minacciano la consapevolezza dei valori della vita umana. Fortezza necessaria contro le debolezze interne e contro l'assalto al cristiano. Fortezza che serve al Vescovo, che serve al rappresentante pontificio per cercare di trasfondere questa fortezza agli altri. Spirito di sapienza: anche in questo il Vescovo rappresentante pontificio ha bisogno; quella sapienza che non è soltanto scienza, quella sapienza che sa indicare le vie della vita, che sa far sfuggire i pericoli. Noi vediamo come la scienza di oggi ha raggiunto fastigi così alti. Sembra quasi rivoltarsi contro l'umanità, a meno che l'uomo non abbia la sapienza di riconoscere qual è il vero cammino della vita. Quella sapienza di cui è stato un esempio così grande, nella sua quasi ignoranza, quel grande santo così caro a voi perché le sue spoglie sono nella vostra città, S. Giuseppe da Copertino: la sapienza della Croce, la sapienza del vangelo. Questa sapienza è particolarmente necessaria a. tutti noi, è particolarmente necessaria a coloro che hanno una grande responsabilità nella Chiesa di Dio e nel mondo. E soprattutto Spirito di amore, perché più ancora che di fortezza e di sapienza il mondo ancora oggi, direi oggi più che in passato, ha bisogno di amore perché la mancanza di amore, l'egoismo, l'odio che in tempi passati poteva portare a disastri grandissimi oggi può minacciare la stessa esistenza dell'umanità. Perché al servizio dell'odio la scienza oggi ha posto dei mezzi così potenti di distruzione e di auto distruzione che possono significare una minaccia per la sopravvivenza stessa della civiltà, della vita; c'è bisogno quindi di amore.

Mons. Canalini non dimentichi mai quello che è stato letto. E sta per ricevere un'effusione particolare dello Spirito. Lo Spirito del Signore è sopra di me. Egli mi ha consacrato, sta per consacrarmi con la sua unzione per portare il lieto annunzio ai poveri (e i poveri non sono soltanto quelli che soffrono di una povertà materiale, qualche volta sono più poveri ancora quelli che soffrono di una povertà morale, di una povertà spirituale, di una povertà religiosa) mi ha mandato a proclamare la liberazione degli schiavi, la libertà degli individui, di coloro che sono tenuti incarcerati dalle tenebre e dall'odio, per portare letizia nel mondo invece di tristezza, una corona di allegrezza invece di un abito di lutto.


*Archivio dell’Associazione – Centro Studi Card. A. Casaroli, Bedonia.



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