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64ª SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’O.N.U.
SUL TEMA "NUOVO PARTENARIATO ECONOMICO
PER LO SVILUPPO DELL'AFRICA:
PROGRESSI NELL'ATTUAZIONE E NEL SOSTEGNO INTERNAZIONALE
"

INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE*

New York, 19 ottobre 2009

 

 
Presidente
,

nel congratularsi con il Segretario Generale per il suo Rapporto sul Nuovo Partenariato Economico per lo Sviluppo dell'Africa (NEPAD), la mia Delegazione desidera fare alcune osservazioni sulla situazione generale in Africa.

Innanzitutto, esistono alcuni pregiudizi che devono essere eliminati una volta per tutte. Spesso, quando si parla dell'Africa, sia giornalisticamente sia a livello accademico o politico, si parla di povertà estrema, colpi di Stato, corruzione e conflitti regionali. Quando si parla positivamente dell'Africa è sempre a proposito del suo futuro, come se, in questo momento, non avesse altro da offrire.

La realtà è che l'Africa, perfino nei suoi anni più difficili, è riuscita a offrire alla comunità internazionale esempi e valori degni di ammirazione e, oggi, può anche mostrare i segni della realizzazione di molte delle sue speranze. Pensiamo ai vari casi in cui l'Africa ha dimostrato una grande capacità di gestire i processi di transizione verso l'indipendenza o la ricostruzione dopo situazioni di conflitto. Consideriamo anche la presenza di numerosi e validi funzionari delle Nazioni Unite e delle sue agenzie, con cui l'Africa mostra al mondo le doti e la capacità della sua gente di gestire il settore multilaterale. Pensiamo anche al contributo sempre maggiore dei figli e delle figlie d'Africa alla vita scientifica, accademica e intellettuale dei Paesi industrializzati.

Alcuni Paesi africani sono riusciti a realizzare il sogno di un'agricoltura diversificata, che ottiene risultati fino a oggi considerati impossibili: hanno dimostrato che un'agricoltura a gestione familiare di piccola o piccolissima scala può realmente essere multifunzionale, capace di garantire la sicurezza alimentare nel Paese e perfino di generare saldi esportabili e di gestire la conservazione della terra e delle risorse naturali. Inoltre, molti Paesi africani hanno compiuto notevoli progressi nel campo dell'istruzione elementare e del miglioramento della condizione delle donne.

Resta vero, comunque, che la maggior parte delle persone che vivono in povertà estrema abitano in Africa e che lo sradicamento della povertà e della fame, dimezzando la proporzione di persone il cui reddito sarà inferiore a un dollaro al giorno entro il 2015, è al di là della portata della maggior parte dei Paesi africani.

Quindi l'Africa necessita di una solidarietà concreta non solo per affrontare gli impatti negativi di queste crisi, ma per contribuire a sradicare la piaga inaccettabile della povertà e mettere a disposizione degli altri Paesi il suo potenziale autentico.

L'Africa ha bisogno di un rafforzamento notevole del suo sostegno economico di base, che consista nell'assistenza ufficiale allo sviluppo e permetta lo sradicamento della povertà estrema e la creazione e il mantenimento di strutture sociali di base. I programmi di finanziamento a lungo termine sono necessari per superare il debito estero delle nazioni povere pesantemente indebitate (HIPC), consolidare i sistemi economico e costituzionale e creare una rete di sicurezza sociale. Parimenti, le condizioni del commercio internazionale devono adeguarsi alle sue necessità e alle sue sfide economiche.

Nella crisi attuale, i Paesi industrializzati non dovrebbero ridurre il proprio aiuto allo sviluppo dell'Africa, ma, anzi, dovrebbero muoversi secondo una visione lungimirante dell'economia e del mondo per aumentare il proprio investimento per quanti sono nei Paesi poveri.

Nella stessa linea, l'Africa ha bisogno di sostegno per i suoi programmi legati all'agricoltura. Nell'affrontare il problema della sicurezza alimentare, bisogna accordare la dovuta considerazione ai sistemi strutturali, quali i sussidi nei Paesi industrializzati e la vendita sottocosto dei prodotti che fa diminuire la capacità degli agricoltori africani di ricavare un salario sufficiente per vivere. Inoltre, il lungo processo di declino degli investimenti nel settore agricolo in Africa va invertito e bisogna assumersi un rinnovato impegno per aiutare le aziende agricole a conduzione familiare a ottenere una produzione alimentare sostenibile. Il fallimento nell'aiutare gli africani a nutrire se stessi e i loro vicini avrà come risultato soltanto una mortalità insensata e costante a causa di un'inadeguata sicurezza alimentare e di una lotta sempre più cruenta per le risorse naturali.

L'Africa ha anche bisogno di sostegno per poter diversificare le proprie economie. Di recente, il mondo ha assistito in modo sia positivo sia negativo all'istituzionalizzazione del G20 come valido punto di riferimento per gestire l'economia mondiale. Positivo è il fatto che i grandi Paesi industrializzati hanno sentito la necessità di convocare al tavolo dei negoziati i maggiori mercati emergenti del Sud. Il coinvolgimento dei Paesi emergenti o in via di sviluppo permette oggi di gestire meglio la crisi. Negativo è, invece, il rischio di esclusione dei piccoli Paesi coinvolti in questi importanti dibattiti. Tuttavia, si osserva che le economie emergenti che influenzeranno la politica e l'economia mondiale sono quelle che sono riuscite, in misura maggiore o minore, a diversificare le proprie strutture industriali e agricole.

Infine, Presidente, l'Africa ha bisogno di sostegno per l'integrazione. Il NEPAD e tutte le iniziative regionali e sub-regionali di cooperazione commerciale, economica e culturale, di gestione del conflitto, di mantenimento della pace e di ricostruzione dovrebbero essere promossi e consolidati. L'UA ha dimostrato di essere un forte punto focale per collegare l'Africa alle Nazioni Unite e alle Organizzazioni finanziarie e commerciali internazionali. Parimenti, l'UA fa convergere e coordina le molteplici iniziative multilaterali sub-regionali in Africa. L'economia integrata di oggi non rende ridondante il ruolo degli Stati, ma, anzi, impegna i Governi ad attuare una maggiore collaborazione reciproca. L'articolazione dell'autorità politica ai livelli locale, nazionale e internazionale è uno dei modi migliori per dare un orientamento al processo di globalizzazione economica.


*L’Osservatore Romano, 28.10.2009 p.2.

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