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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA RIUNIONE INFORMALE
DEI  MINISTRI EUROPEI DELLA GIUSTIZIA

INTERVENTO DI MONS. EUGENIO CORECCO*

Lugano, 21 giugno 1993



La Santa Sede ha apprezzato l’invito rivoltole a partecipare a questa Riunione informale dei Ministri Europei della Giustizia, che affronta un tema attuale, delicato e importante nell’attuale contesto dell’Europa.

L’attualità è purtroppo caratterizzata dalle tensioni che circondano sul suolo europeo la vita delle minoranze, principalmente di quelle nazionali.

La delicatezza è dimostrata dalla difficoltà che le autorità competenti incontrano nella ricerca di adeguate soluzioni ai complessi problemi derivanti dall’articolazione di una minoranza nazionale con il più vasto corpo sociale di uno Stato.

L’importanza del tema è ormai evidente, soprattutto per la pace e la sicurezza di tutto il continente, da quando il tragico conflitto scoppiato sul territorio dell’ex-Yugoslavia ha portato nuovamente i popoli d’Europa davanti alla sanguinosa realtà della guerra.

E’ quanto mai opportuno che i Ministri della Giustizia riflettano sulle modalità giuridiche per la protezione delle minoranze nazionali, proprio per evitare che la carenza di idonee misure possa scatenare ulteriori esplosioni di violenza, che metterebbero in pericolo la pacifica convivenza tra le nazioni europee.

La Santa Sede, senza entrare nel merito di scelte di natura politica e tecnica che non le competono, desidera incoraggiare lo studio approfondito dl prospettive federaliste o regionaliste capaci di disinnescare, dove sia necessario, potenziali scontri tra gruppi nazionali i quali sembrano ignorare il loro fondamentale vincolo di fratellanza, pur nel rispetto delle legittime differenze.

Nel momento in cui più decisi si fanno gli sforzi verso l’edificazione di un effettiva comunità europea sopra-nazionale almeno nell’Europa occidentale, si devono registrare crescenti spinte centrifughe.

Forse, una spiegazione di tale apparente paradosso può rinvenirsi nel fatto che si sono privilegiati programmi troppo orientati da preoccupazioni istituzionali ed economiche, riservando minor attenzione al vero elemento unificante dell’Europa: la sua cultura, le cui radici sono nutrite dalla linfa del cristianesimo.

Non si può sottacere il fatto che in questo secolo la filosofia positivista e quella marxista hanno cercato in ogni modo di recidere tali radici, con il risultato d’impoverire il patrimonio culturale europeo e di causare specialmente nella parte orientale del continente tragiche sofferenze.

Il drammatico problema delle minoranze s’inserisce in tale quadro e può essere risolto solo con lo sforzo di un’approfondita analisi delle cause storiche di risentimenti e rivendicazioni oggi suscettibili di sfociare nella violenza.

I responsabili politici sono chiamati a dar prova di immaginazione e di coraggio per rimuovere le ragioni del malessere prodotto da un passato che ha troppo spesso trascurato l’identità di comunità appiattite forzatamente sotto una cieca pressione nazionalista, se non addirittura discriminate o oppresse fino al genocidio.

Le istituzioni europee, seppur tardivamente, non hanno mancato di studiare le forme più appropriate per assicurare la tutela delle minoranze e le loro iniziative si sono recentemente intensificate.

Molto resta comunque da fare in tal campo, soprattutto a livello di ogni singola nazione. Bisogna saper riconoscere che una minoranza - quale comunità umana i cui membri sono uniti da particolari legami di natura etnica, culturale e religiosa - è in quanto tale un soggetto di diritti che non dipendono dal riconoscimento di uno Stato. In virtù dell’unità del genere umano, le comunità nazionali - maggioritarie o meno - godono di quell’eguale dignità che è l’elemento fondatore dei diritti dell’uomo e dei popoli.

Alle minoranze, come ad ogni altro gruppo intermedio all’interno di una società, può applicarsi opportunamente il principio di sussidiarietà, in base al quale una comunità minoritaria deve essere messa in grado di organizzare la sua esistenza mediante idonei raccordi con la legislazione del Paese in cui è stabilita.

E’ auspicabile che nel caso in cui i membri appartenenti a una medesima minoranza siano dispersi sul territorio di due o più Stati, tali Stati pervengano ad accordi per regolare congiuntamente la protezione di tale minoranza, favorendo così il mantenimento di un clima armonioso di vicendevoli relazioni.

Il grande movimento verso l’unità europea non va realizzato a scapito delle specificità di ognuna delle comunità insediate in Europa. E’ tempo di passare da una visione meramente tollerante della diversità a una che sia pienamente convergente, valorizzando tutti gli elementi capaci di motivare i comportamenti individuali e collettivi verso la realizzazione del bene comune.

Si tratta di un lungo cammino, ancora ai suoi inizi, che rappresenta però la sola strada in grado di condurre all’edificazione di una vera comunità europea, in quanto ispirata da una comune missione da compiere, sollecita nel manifestare solidarietà a coloro che si trovano maggiormente nel bisogno.

Lungo tale cammino, è già presente e attiva la Chiesa cattolica, la quale, memore di essere stata a sua volta minoranza perseguitata in alcuni Paesi europei, sa bene che bisogna superare le divisioni aprendosi alla grazia del perdono, per costruire la “casa comune” con la forza misteriosa e possente della riconciliazione e dell’amore.


*Document de la Mission permanente du Saint-Siège auprès du Conseil de l'Europe, Strasbourg.

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INTERVENTO ALLA RIUNIONE INFORMALE
DEI  MINISTRI EUROPEI DELLA GIUSTIZIA

INTERVENTO DI MONS. EUGENIO CORECCO**

Lugano, 21 giugno 1993



The Holy See appreciated the invitation it received to participate in this Informal Meeting of the European Ministers of Justice, which addresses a very timely, delicate and important theme in the current context of Europe.

The present situation is marked unfortunately by the tensions which are affecting minorities in Europe, mostly at a national level.

The delicate nature of this work is demonstrated by the difficulties the competent authorities meet in their search for adequate solutions to the complex problems stemming from the spread of a national minority within the greater social body of a State.

The importance of the matter is obvious by now, since it concerns the peace and safety of the whole continent now that the tragic conflict which broke out in the territory of ex‑Yugoslavia has again brought the people of Europe face to face with the bloody reality of war.

It is most opportune that the Ministers of Justice review the legal ways for protecting national minorities, so as to avoid a situation where the absence of suitable measures might cause further outbreaks of violence, which would endanger the peaceful coexistence of European nations.

Without entering upon the subject of political and technical choices that are not its province, the Holy See wishes to encourage a close study of federalist or regionalist proposals capable of dispelling, where necessary, potential conflicts among national groups who seem to ignore the fundamental bond of brotherhood, even while respecting legitimate differences.

At a time when more determined efforts are being made towards the building of an effective European community, which in Western Europe at least would be supranational, stronger centrifugal forces are in evidence.

Maybe an explanation of this apparent paradox can be found in the fact that programmes with an institutional and economic orientation have been favoured, while less attention has been paid to the true unifying element of Europe: its culture, whose roots are nourished by the vitality of Christianity.

One cannot fail to mention the fact that in this century positivist and Marxist philosophy tried hard to cut off these roots, thus impoverishing the European cultural patrimony and, especially in the Eastern part of the continent, causing tragic suffering.

The dramatic problem of minorities is part of this situation and can only be solved by accurately analysing the historical causes for the resentment and the claims made which today tend to flare up in violence.

Political authorities are called on to show Imagination and courage to remove the reasons for the malaise produced by a past which has all too often overlooked the identity of communities forcibly levelled under a blind nationalistic pressure, if not directly discriminated against or oppressed to the point of genocide.

European institutions, if with some delay, have not failed to study the most appropriate ways for guaranteeing the safety of minorities, and their efforts have been redoubled lately.

Much, however, remains to be done in this field, especially at the level of each individual Nation. We must recognize that a minority – a human community whose members are united by particular bonds of an ethnic, cultural and religious nature – exists as such with rights that do not depend on recognition by a State. By virtue of the unity of the human race, national communities – whether or not they are majority communities – enjoy that equal dignity which is the founding element of the rights of man and of peoples.

To minorities, as to every other intermediate group within a society, the principle of subsidiarity can be applied opportunely, on the basis of which a minority community must be allowed to organize its existence in accord with the legislation of the country in which it is established.

It is to be hoped that, if the members of a particular minority are scattered over the territory of two or more States, these States may reach a joint agreement to protect this minority, thus favouring the maintenance of a harmonious climate of mutual relations.

The great movement towards European unity should not be achieved to the detriment of the specific nature of each community settled in Europe. It is time to move from a merely tolerant vision of diversity to one which is fully convergent, exploiting all the elements that can motivate individual and collective behaviour to achieve the common good.

This is a long journey, still in its initial stages, which, however, represents the only road that can lead to building a real European community, because it is inspired by a common mission to be accomplished, ready to show solidarity to those who are in the greatest need.

Along this road the Catholic Church is already present and active, because while remembering that she was herself once a persecuted minority in some European countries, she well knows that it is necessary to overcome division by being open to charity and pardon, in order to build the "common house" with the mysterious and mighty power of forgiveness and love.





**L'Osservatore Romano. Weekly Edition in English n.29 p.4.

 

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