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RIUNIONE DI ESPERTI SULLE QUESTIONI RELATIVE AL RISPETTO
DEI DIRITTI DELL'UOMO E DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI

INTERVENTO DI MONS. ANGELO PALMAS*

Ottawa - Lunedì, 17 giugno 1985




Signor Presidente,

1. La maniera con cui finisce la nostra Riunione di esperti, senza un Documento finale, induce a manifestare vivo dispiacere per il mancato raggiungimento di intese sostanziali che, tradotte in «conclusioni e raccomandazioni», sarebbero servite a meglio assicurare il rispetto e l’esercizio effettivo dei diritti umani e delle libertà fondamentali nei Paesi partecipanti, e la cooperazione tra questi a tale scopo.

2. Tale vivo dispiacere, però, viene ridimensionato dal fatto che, nonostante tutto, l’incontro di Ottawa é stato, come da tutti riconosciuto, utile: infatti, facendosi eco della convinzione profonda dei popoli e degli uomini dei rispettivi Paesi, tutte le Delegazioni hanno messo in risalto l’importanza che va attribuita al rispetto di detti diritti e di dette libertà, dedicando, in tale contesto, un ampio spazio al diritto alla libertà religiosa e alla necessità di meglio garantirne l’effettivo esercizio, specialmente in determinati Paesi partecipanti.

3. A parte questo aspetto senz’altro positivo della Riunione, la mancanza di un Documento finale dice le difficoltà cui ci si è trovati di fronte, in seguito ad analisi approfondite sulla realtà dei diritti dell’uomo – civili e politici; economici, sociali e culturali – nei Paesi partecipanti e a numerose proposte di «conclusioni» e di «raccomandazioni», di senso diverso, miranti ad impegni concreti al riguardo. Alla base delle varie proposte, come motivo determinante della loro difficile composizione, c’è stata la realtà di una differente concezione dell’uomo e della società, quindi di una divergente valutazione dei singoli diritti e libertà dell’uomo medesimo, anche in rapporto con i diritti della società stessa. Di qui, il dibattito sulla priorità dei diritti civili e politici, oppure di quelli economici, sociali e culturali, che da anni si svolge, e non soltanto in seno al processo della C.S.C.E.

4. La delegazione della Santa Sede ritiene, tuttavia, che la nostra Riunione abbia offerto, nel contempo, qualche indicazione utile per cercare di superare le menzionate difficoltà.

5. In primo luogo, la continuazione del dialogo sui diritti dell’uomo. Praticamente tutte le delegazioni hanno sottolineato, infatti, che «la dignità inerente alla persona umana e i suoi diritti uguali e inalienabili» sono punto di riferimento delle misure che devono essere prese per assicurare la libertà, la giustizia e la pace. In questo contesto, anziché continuare a discutere sulla priorità dell’uno o dell’altro tipo di diritti umani, sarebbe forse più proficuo centrare il dialogo sull’uomo stesso, non partendo da ideologie astratte, ma dalla convinzione che occorre assicurare in ogni caso ad ogni uomo, nel miglior modo possibile, la realizzazione effettiva delle esigenze concrete che, in ogni momento della storia, spettano alla mentovata «dignità inerente» ad ogni uomo. E ciò, tenendo conto delle circostanze concrete dei vari Paesi, le cui autorità dovrebbero, poi, prendere le misure pertinenti riguardo all’uno o all’altro tipo di detti diritti umani: misure diverse a seconda delle circostanze, non in base alla diversa concezione ideologica dell’uomo e della società, bensì in attenzione alle reali necessità in vista di una migliore «realizzazione storica» delle esigenze della suddetta «dignità inerente» a tutti, nel desiderio di servire veramente la causa dell’uomo, che vive sempre in una società.

6. In tale prospettiva, poi, il dialogo sul rispetto della libertà religiosa acquista un rilievo del tutto particolare. Infatti, a nessuno sfugge l’importanza primordiale, per la realizzazione concreta della propria dignità inerente, di assicurare ad ogni persona umana la possibilità di fare liberamente uso delle sue molteplici facoltà secondo la visione del mondo che essa abbia liberamente scelto, conformemente ai dettami della sua coscienza e unitamente a quanti condividono la stessa visione, e senza dover conformarsi necessariamente all’interpretazione, qualsiasi senso essa abbia, della società in cui vive.

7. Sin dall' inizio del processo della CSCE, la Santa Sede ha cercato di favorire la promozione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e più concretamente della libertà religiosa. Perciò, la nostra Delegazione, dopo aver rilevato non poche né lievi deficienze del rispetto di questa in alcuni Paesi, aveva nutrito fiducia di avere un Documento finale della Riunione di Ottawa contenente raccomandazioni esplicite per la migliore applicazione degli impegni assunti a Helsinki e a Madrid. Concretamente, essa avrebbe desiderato una raccomandazione che impegni le autorità a concedere il riconoscimento legale, specialmente in alcuni Paesi, alle comunità confessionali – fra le quali alcune comunità cattoliche di rito orientale – che ancora ne sono prive. E avrebbe altresì desiderato un’altra raccomandazione che promuovesse il dialogo tra le autorità civili e i responsabili delle comunità religiose per una migliore comprensione delle esigenze concrete della libertà religiosa e per la loro più soddisfacente attuazione, in conformità con le disposizioni dei documenti internazionali, patrimonio comune di tutti; fra dette esigenze, inoltre, sembrava alla nostra Delegazione, come ad alcune altre, che rivesta un carattere primordiale il diritto dei genitori di trasmettere ai figli le proprie convinzioni religiose, oltre che in famiglia, anche attraverso l’insegnamento impartito dalle comunità religiose a cui appartengono.

8. Nulla di ciò é stato possibile. Tuttavia, la necessità di miglioramenti anche riguardo ad altre esigenze concrete, che sono state rilevate da numerose delegazioni, rimane. Tali esigenze furono anche indicate nel Documento che il Papa Giovanni Paolo II inviò ai Capi di Stato di tutti i Paesi partecipanti alla vigilia della Riunione di Madrid, nel settembre 1980. Sia consentito alla nostra Delegazione di formulare l’auspicio che alla Riunione di Vienna dell’anno prossimo, sia possibile dare atto di sensibili miglioramenti al riguardo, avvenuti come seguito di pertinenti passi compiuti fin da ora dai singoli Paesi per meglio assicurare l’esercizio effettivo della libertà religiosa, nonché di tutti i diritti e libertà fondamentali. Il che – ne siamo certi – contribuirebbe a dare a uomini e popoli di tutti i Paesi partecipanti nuovi motivi per credere nel processo avviato dalla CSCE., proprio mentre stiamo per celebrare il X anniversario della firma dell’Atto Finale di Helsinki.

Grazie, Signor Presidente



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Mgr Angelo PALMAS

Intervention à la réunion d’experts sur les questions relatives au respect des droits de l’homme et des libertés fondamentales*

Ottawa, Lundi 17 juin 1985

 

 

Monsieur le Président,

1. La façon dont se termine notre réunion d’experts, sans un document final, porte à manifester une vive insatisfaction pour n’avoir pu parvenir à des ententes substantielles, qui, traduites en «conclusions et recommandations», auraient servi à mieux assurer le respect et l’exercice effectif des droits de l’homme et des libertés fondamentales dans les pays participants, et la coopération entre eux dans ce but.

2. Cette insatisfaction, cependant, est atténuée par le fait que, malgré tout, la rencontre d’Ottawa a été reconnue par tous comme utile: en fait, se faisant l’écho de la conviction profonde des peuples et des hommes dans chacun des pays, toutes les délégations ont mis en relief l’importance qui est attribuée au respect de ces droits et libertés, donnant dans ce contexte une large place à la liberté religieuse et au besoin de mieux en garantir l’exercice effectif, spécialement dans certains des pays participants.

3. Mis à part cet aspect certainement positif de la réunion, l’absence d’un document final manifeste les difficultés devant lesquelles on s’est trouvé, à la suite d’analyses approfondies sur la réalité des droits de l’homme – civils et politiques, économiques, sociaux et culturels – dans les pays participants, et devant de nombreuses propositions de «conclusions» et de «recommandations », en des sens divers, visant à des engagements concrets dans ce domaine. A la base des diverses propositions, comme motif principal de la difficulté à les harmoniser, il y avait la réalité de conceptions différentes de l’homme et de la société, donc une évaluation divergente des droits et libertés pris un par un, jusque dans leur rapport avec les droits de la société. De là le débat sur la priorité à donner soit aux droits civils et politiques, soit aux droits économiques, sociaux et culturels, débat qui se déroule depuis des années, et pas seulement au sein de la Conférence sur la sécurité et la coopération en Europe.

4. La délégation du Saint-Siège estime toutefois que notre réunion a offert, en même temps, des indications utiles pour chercher à surmonter les difficultés mentionnées.

5. En premier lieu, la poursuite du dialogue sur les droits de l’homme. En fait, pratiquement toutes les délégations ont souligné que «la dignité inhérente à la personne humaine et ses droits égaux et inaliénables» sont le point de référence des mesures qui doivent être prises pour assurer la liberté, la justice et la paix. Dans ce contexte, plutôt que de continuer à discuter sur la priorité de l’un ou l’autre type des droits de l’homme, il serait peut-être plus profitable de centrer le dialogue sur l’homme lui-même, en partant non d’idéologies abstraites, mais de la conviction qu’il faut assurer dans tous les cas et à tout homme, le mieux possible, la réalisation effective des exigences concrètes qui, à chaque moment de l’histoire, relèvent de cette «dignité inhérente» à chaque homme dont on parle... Et ce, en tenant compte des circonstances concrètes propres à chaque pays, dont les autorités devraient, en fin de compte, prendre les mesures appropriées concernant l’un ou l’autre type de ces droits de l’homme: des mesures diverses selon les circonstances, non en fonction de diverses conceptions de l’homme et de la société, mais en considérant les besoins réels, en vue d’une meilleure «réalisation historique» de l’exigence de la «dignité inhérente» à tous, et dans le désir de servir vraiment la cause de l’homme, qui vit toujours dans une société.

6. Dans cette perspective, par ailleurs, le dialogue sur le respect de la liberté religieuse prend un relief tout particulier. En fait, pour la réalisation concrète de sa propre dignité connaturelle, il n’échappe à personne qu’il est d’une importance primordiale d’assurer à chaque personne humaine la possibilité de faire librement usage de ses multiples facultés selon la vision du monde qu’il a librement choisie, conformément à ce que lui dicte sa conscience, et en s’unissant à ceux qui partagent la même vision de la vie, sans devoir se conformer nécessairement à l’interprétation, quelle qu’elle soit, de la société dans laquelle il vit.

7. Dès le début de l’itinéraire de la CSCE, le Saint-Siège a cherché à favoriser la promotion du respect des droits de l’homme et des libertés fondamentales et, plus concrètement, de la liberté religieuse. C’est pourquoi notre délégation, après avoir relevé des déficiences nombreuses et graves dans le respect de cette dernière au cours des années récentes dans certains pays, avait nourri l’espoir que l’on pourrait obtenir un document final de la réunion d’Ottawa, comportant des recommandations explicites pour la meilleure application des engagements pris à Helsinki et à Madrid. Concrètement, elle aurait désiré une recommandation qui engage les autorités à accorder une reconnaissance légale aux communautés confessionnelles ‑ parmi lesquelles quelques communautés catholiques de rite oriental ‑ qui en sont encore privées dans certains pays. Et elle aurait aussi désiré une autre recommandation pour promouvoir le dialogue entre les autorités civiles et les responsables des communautés religieuses en vue d’une meilleure compréhension des exigences concrètes de la liberté religieuse et de leur meilleure réalisation, en conformité avec les dispositions des documents internationaux patrimoine commun à tous. Parmi ces exigences, il semblait en outre à notre délégation, comme à certaines autres, que le droit des parents de transmettre à leurs enfants leurs propres convictions religieuses, non seulement en famille, mais aussi à travers l’enseignement donné par les communautés religieuses auxquelles ils appartiennent, revêt un caractère primordial.

8. Rien de tout cela n’a été possible. Toutefois, il reste le besoin d’améliorations en ce qui concerne aussi d’autres exigences concrètes qui ont été soulignées par de nombreuses délégations. Ces exigences ont été aussi indiquées dans le document que le Pape Jean-Paul Il a envoyé aux chefs d’État de tous les pays participants à la veille de la réunion de Madrid, en septembre 1980. Qu’il soit permis à notre délégation de formuler le vœu que l’année prochaine, à la réunion de Vienne, il soit possible de prendre acte d’améliorations sensibles survenues entre-temps, comme suite des pas adéquats franchis jusqu’à présent par certains pays pour mieux assurer l’exercice effectif de la liberté religieuse ainsi que de tous les droits et libertés fondamentaux. Cela contribuerait, nous en sommes certains, à donner à des hommes et à des peuples de tous les pays participants de nouveaux motifs de croire dans le processus mis en route par la CSCE, et ce serait une façon de célébrer le 10ème anniversaire de la signature de l’Acte final d’Helsinki.

Merci, monsieur le Président.


*La Documentation catholique n.1900 p.738-739.

 

 

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