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III CONFERENZA INTERNAZIONALE DELL'UNESCO
SUL TEMA:  L'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI

INTERVENTO DEL REV. GIUSEPPE PITTAU, S.J.

Tokyo, 26 luglio 1972




Il tema dell’educazione degli adulti, o come oggi si usa dire, dell’educazione «permanente», è costantemente al centro delle iniziative culturali dell’UNESCO, come in genere di tutti gli altri Organismi internazionali che a questo argomento dedicano in continuazione studi approfonditi, ricerche, seminari, incontri a vari livelli.

La Terza Conferenza Internazionale dell’UNESCO, imperniata appunto su questo tema, si svolta recentemente a Tokyo con la partecipazione di altri 450 Delegati ufficiali in rappresentanza dei vari Stati e Paesi membri. Erano presenti anche Delegati di Paesi non aderenti all’UNESCO ed alle Nazioni Unite, con compiti prevalentemente di studio e di osservazione.

La Santa Sede era rappresentata dai Rev. Giuseppe Pittau, S.J., Rettore della «Sophia University»; dal Rev. Domenico Tagawa, Superiore Provinciale dei Marianisti, da Suor Setsuko Miyoshi, Presidente dell’Università del «Sacro Cuore», dal prof. Sbin Clemens Anzai, della «Sophia University» di Tokyo. Tra le Organizzazioni non governative, la «Caritas Internationalis» era rappresentata da alcuni osservatori, così come 1’Associazione «Pax Romana». Uno dei Delegati ufficiali del Brasile all’assemblea era Mons. Luciano José Cabral Duarte, Arcivescovo di Arcajù, Presidente del Movimento per l’Educazione, un Organo della Conferenza Episcopale brasiliana che cura questi problemi inerenti al mondo dell’Istruzione e della cultura.

Sarebbe certo di grande interesse culturale e pastorale dare un cenno sia pure breve o schematico dei vari interventi che si sono succeduti nel corso dei lavori della Conferenza. Oggi infatti i problemi della cultura, dell’istruzione, dell’educazione degli adulti, non possono più rimanere privilegio di un’élite, sia pure qualificata, alla quale spetti il compito esclusivo di organizzare, studiare, decidere. I vasti e complessi problemi di questi anni settanta esigono una partecipazione collegiale, seria, motivata, approfondita per quanto concerne tutti i problemi del lavoro, della cultura, della vita associata. Altrimenti si corre il rischio, come purtroppo talvolta avviene, di prendere decisioni che sviliscono o calpestano ogni elementare principio di giustizia sociale e di rispetto della dignità della persona umana.

Su tali linee culturali e spirituali si è articolato l’intervento, alla Conferenza di Tokyo, del Capo della Delegazione della Santa Sede, il Padre Pittau, il quale ha detto che uno dei principi basilari dell’educazione degli adulti dorrebbe essere costituito dallo sviluppo integrale dell’uomo nel corso della sua esistenza individuale, sociale, economica, culturale e spirituale. Ma questo sviluppo coinvolge in pari grado sia quelli che hanno avuto il privilegio di un’istruzione regolare sia quelli ai quali questo elemento culturale e formativo é stato negato. L’educazione degli adulti, intesa in questo modo, dovrebbe aiutare a risolvere, o quanto meno ad attenuare, alcuni punti di attrito e di crisi che travagliano i nostri tempi, come ad esempio l’ingiustizia sociale, le grosse sperequazioni esistenti tra reddito e ridistribuzione della ricchezza, e la graduale scomparsa di valori tradizionali. Uno dei fondamentali doveri nell’educazione degli adulti dovrebbe essere rappresentato – ha continuato il Padre Pittau – dalla liberazione dall’ingiustizia, dai privilegi e dall’oppressione che danno origine a scontentezze, infelicità, frustrazioni. La vera cultura, secondo quanto ha affermato il Concilio Vaticano II, che ha dedicato a questo argomento intensi dibattiti ed approfondite discussioni, deve condurre alla perfezione integrale della persona umana, al bene della comunità, e di tutta la società. Lo spirito umano deve essere coltivato ed abilitato soprattutto ad ammirare, capire, contemplare giudicare e sviluppare i suoi sentimenti morali e sociali.

In tale prospettiva è necessario intensificare gli sforzi comuni al fine di giungere ad uno sviluppo etico spirituale dell’educazione, basata sui fondamentali diritti dell’uomo, su un vero approfondimento e su una reale conoscenza dei valori della vita.

Il Padre Pittau ha poi messo l’accento sull’esigenza di dare all’educazione degli adulti, una dimensione internazionale. E ciò tenendo conto soprattutto delle necessità dei Paesi in via di sviluppo che avvertono più degli altri ovviamente, un ritardo, un distacco culturale che urge sia colmato. Vengono alla mente a tale riguardo, le illuminate parole di Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio allorché, a proposito della cultura e dell’alfabetizzazione, il Papa afferma che esse sono per l’uomo «un fattore primordiale d’integrazione sociale così come di arricchimento personale, e per la società uno strumento privilegiato di progresso economico e di sviluppo» (n.35).

Ma tornando brevemente al discorso del rappresentante della Santa Sede, riteniamo utile accennare a quanto da lui auspicato a proposito del lavoro che, secondo lo spirito di Papa Giovanni XIII e di Paolo VI, è possibile costruire comunitariamente, per liberare l’uomo dai pregiudizi psicologici, storici, religiosi, sociali e culturali che lo vincolano e lo condizionano. Soltanto in tal modo sarà possibile lavorare proficuamente per instaurare una vera giustizia sociale, al di là delle differenze di razza, di nazionalità, di credo religioso che esistono nel mondo d’oggi.

Dopo aver menzionato, come valido esempio di collaborazione internazionale nel settore dell’educazione degli adulti, l’attività svolta da una organizzazione chiamata SELA (Socio Economic Life in Asia) il Padre Pittau ha concluso accennando al ruolo indispensabile e decisivo che sempre riguardo l’educazione «permanente» può essere svolto dall’Università.

Ma è fin troppo ovvio rilevare come, educazione degli adulti a parte, gli sviluppi della scienza, della tecnica, degli strumenti della comunicazione sociale, aprono oggi ad un numero sempre più elevato di uomini la possibilità di accedere ai beni di una cultura che sia vero patrimonio di tutti.

Pur essendo tra loro distinte, la religione e la cultura hanno moltissimi rapporti che è dovere imprescindibile per tutti i cristiani suscitare e coltivare, al fine di giungere allo sviluppo della vera cultura ed alla più completa affermazione della dignità della persona umana.


*L'Osservatore Romano 30.8.1972 p.5.

 

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