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INTERVENTO DEL CARDINALE ANGELO SODANO
ALLA CONFERENZA DEI CAPI DI STATO E DI GOVERNO
DEI 32 PAESI MEMBRI DEL CONSIGLIO D'EUROPA
*

Sabato, 9 ottobre 1993



Signor Presidente,
Signora Segretario Generale,
Eccellenze,

Voi avete voluto invitare il Rappresentante del Papa alla vostra riunione. A nome di Sua Santità Giovanni Paolo II, vi ringrazio cordialmente. Ed esprimo inoltre la mia viva gratitudine al Governo Austriaco per la sua amabile ospitalità e per l'ottima organizzazione dell'incontro.

Da parte mia assicuro i Capi di Stato e di Governo intervenuti nel dibattito che ho seguito con grande attenzione le loro interessanti proposte per la futura attività del Consiglio d'Europa. A mia volta, vorrei limitarmi ad esprimere tre voti.

Il primo voto riguarda la promozione dei valori dell'organizzazione. Ho sentito con piacere che da varie parti si è sottolineata tale esigenza. Ho letto con soddisfazione che nel progetto di dichiarazione finale sovente si ricordano tali valori, parlando di una «construction européenne fondée sur les valeurs de notre organisation» e ancora dei «valeurs qui définissent notre identité», come dei nuovi Stati, che “partagent les mêmes valeurs».

Sono tre accenni molto nobili, che fanno onore al Consiglio d'Europa.

In realtà sono tali valori che costituiscono il patrimonio culturale comune dell'Europa e che non possono mai essere dimenticati. L'Europa non ha solo un mercato. L'Europa ha un'anima! Il Signor Presidente della Repubblica Francese ha detto giustamente che l'Europa non è solo una geografia, che l'Europa è una cultura. Vorrei anche dire che l'Europa è una fede. In sintesi, tutti siamo d'accordo che l'Europa ha dei valori che dobbiamo rispettare e promuovere.

Il secondo voto riguarda la protezione dei diritti dei singoli e dei popoli. Molto ha già operato il Consiglio d'Europa nel campo della difesa dei diritti dei singoli. Da 40 anni il Consiglio d'Europa ha un sistema di protezione dei diritti umani che è unico al mondo, nel suo genere. Ora si desidera ancora che la nota Convenzione del 1953 sia rinforzata, con una riforma dei meccanismi di controllo esistenti.

Ciò è molto importante. Ma, d'intesa con la CSCE, andranno anche approfonditi i diritti dei popoli, la natura ed i limiti di tali diritti. È la sfida dell'ora presente. Ne parlò recentemente Sua Santità Giovanni Paolo II a Tallin, al termine della sua visita pastorale in Estonia. Il Papa parlava del dovere di rispettare tanto i «Menschenrechte» come i «Volkerrechte», tanti i diritti degli uomini quanto quelli dei popoli.

Certo, la natura di questi «Volkerrechte» doveva essere ben delineata, per non fomentare un nazionalismo malsano e aggressivo. I popoli hanno dei diritti ma allo stesso tempo, hanno dei doveri verso gli altri popoli. Doveri di collaborazione e di solidarietà. Doveri di mola ed aiuto reciproco.

La Santa Sede, da parte sua, vuole contribuire a costruire una nuova Europa ed a demolire le barriere dei nazionalismi ciechi ed irrazionali, ricordando o tutti che l'amore alla patria è sacro storci, il nazionalismo e antiumano e anticristiano. Amare la patria non con comporta lottare contro gli altri. Comporta iuta avo collaborare con gli altri perché ciò rende più grande la propria nazione.

Inoltre, la Santa Sede continua ad insistere,perché le varie forme di religione non fomentino i nazionalismi. Lo ricordava il Papa ad Assisi, nel gennaio scorso; parlando alla comunità islamica, dicendo: «Genuine religious belief is a source of mutual understanding and harmony, and only the perversion of religious sentiments leads to discrimination and conflict. To use religion as an excuse for injustice and violence is a terrible abuse, and it must be condemned by all true believers in God» (Discorso alla Comunità musulmana, Assisi, 10 gennaio 1993).

Il terzo voto riguarda la riconciliazione tra i popoli. Il Consiglio d'Europa deve ancora lavorare molto in tale senso e la Santa Sede, conformemente alla sua missione, così come la Chiesa in Europa in generale, assicurano la più ampia collaborazione in tale campo. Pensando alle tragedie dei Balcani e del Caucaso, pensando ai focolai di lotta fra differenti gruppi etnici nel cuore dell'Europa, sorge inevitabile la costatazione vi è ancor molto da fare per la riconciliazione fra i popoli! Questo lavoro di riconciliazione lo può portare avanti il Consiglio d'Europa, invitando ogni popolo ad avere il coraggio di fare la verità su se stesso, sul proprio passato, a riconoscere le proprie responsabilità ed anche i propri torti di fronte ad altri popoli.

A tal fine, posso assicurare tutti Paesi membri del Consiglio d'Europa che la Santa Sede è loro vicina e, insieme a tutte le Comunità cristiane in Europa, coopererà per riconciliare gli animi ancora tanto divisi.

In particolare; i contributi della Chiesa Cattolica alla pace in Europa sono molteplici. Oltre al lavoro nell'intimo delle coscienze, v'è poi tutto il dialogo ecumenico con le altre confessioni cristiane; vi è il dialogo interreligioso con le altre comunità di credenti; v'è la cooperazione con le autorità dei vari Stati e con le Organizzazioni Internazionali su piani concreti di pace e di solidarietà.

Il campo della riconciliazione è quindi un grande campo che si apre per l'opera del Consiglio d'Europa. La Santa Sede sarà ben lieta di cooperarvi, per quanto è nelle sue possibilità.

E con la Santa Sede collaboreranno tutte le Chiese in Europa, svolgendo la loro opera educatrice nei riguardi delle nuove generazioni. Ci sforzeremo affinché i giovani europei, prendano coscienza delle responsabilità morali, sociali e politiche che incombono a ciascuno per il futuro. Cercheremo di educare i giovani al bene comune ed al dovere del rispetto degli altri.

È questo l'aiuto che la Chiesa può dare agli Stati Europei. Il Consiglio d'Europa giustamente avverte che il problema più serio è quello dell'impegno dei Paesi Membri a rispettare la lettera e lo spirito delle Convertitimi finora adottate. Sono stati presi in tutti questi anni di storia del Consiglio d'Europa degli impegni nobilissimi. Vi furono più di cento convenzioni. Però il problema a tutti noto è quello dell'applicazione pratica di tali impegni. Educando le coscienze, la Chiesa potrà contribuire a far sì che ognuno senta la propria responsabilità sociale e dia il proprio contributo al bene comune.

Questo fu anche l'impegno preso dai Vescovi d'Europa riuniti nel Sinodo-Europeo del dicembre 1991. Questo l'impegno che persegue il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, il cui attuale, Presidente è l'Arcivescovo di Praga. Questo è l'impegno dei vari organismi cristiani che vogliono costruire un'Europa migliore.

Eccellenze,

Questi sono i tre voti che, desideravo esprimere, per un consolidamento del Consiglio d'Europa, mentre invoco sui lavori di questo vertice le più abbondate benedizioni di Dio Onnipotente.


*L’Osservatore Romano 10.10.1993 p.1.

 

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