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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR ALDO CAVALLI

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

(Bergamo) - Lunedì, 26 agosto 1996

 

 
«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16).

Sono queste le parole di Gesù che sono risuonate poco fa in questa magnifica Cattedrale, nella solennità di Sant'Alessandro martire, Patrono della Città e della diocesi di Bergamo.

Sono le parole rivolte dal Signore ai suoi discepoli, nel celebre discorso dell'ultima Cena, per ricordare loro l'origine divina della loro chiamata ed invitarli a continuare la sua opera di salvezza nel mondo, portando frutti abbondanti di bene.

Questa voce divina si è fatta sentire più di 1700 anni fa al giovane soldato Alessandro. Fu una voce che risuonò profondamente nel suo cuore e lo portò ad offrire la sua vita, come prova suprema del suo amore a Colui che l'aveva chiamato. Giustamente il 26 agosto d'ogni anno, la Comunità cristiana di Bergamo ama ricordarlo, affinché la testimonianza di questo Martire serva alle nuove generazioni come richiamo potente a quei valori di fede, che sorressero la sua vita.

Insieme a S. Alessandro vogliamo oggi ricordare tutta quell'immensa legione di discepoli di Cristo, che nel corso dei secoli hanno santificato questa terra, lasciandoci quella preziosa eredità di cui noi oggi beneficiamo.

È una storia gloriosa quella della diocesi di Bergamo, nel glorioso mosaico di tante comunità cristiane della nostra Italia. Io stesso ho letto nei giorni scorsi con profonda commozione il volume dedicato alla vostra diocesi nella collana «Storia Religiosa della Lombardia», promossa dalla Fondazione Ambrosiana Paolo VI (cfr Diocesi di Bergamo, a cura dr A. Caprioli, A Rimoldi e L. Vaccaro — Editrice La Scuola 1988)

Ho percorso così l'itinerario della comunità cristiana di Bergamo, prima clandestina con S. Alessandro e poi pubblica dopo la pace di Costantino, del 313, soffermandomi sulla testimonianza dei primi Vescovi Narno e Viatore e proseguendo poi sul cammino percorso durante l'epoca longobarda, periodo del libero Comune, le dominazioni posteriori, fino all'età moderna. E’ tutta una storia di religiosità profonda, che ha creato grandi figure di uomini e donne di fede, come tutta una catena di opere apostoliche per far passare il fermento dell'angelo nella realtà sociale.

Nella festa del Patrono della diocesi noi oggi vogliamo ricordare quest'eredità preziosa, chiedendo al Signore di saper trasmetterla, ancor più rinvigorita, alle generazioni future.

Un merito speciale della diocesi di Bergamo e sempre stata la fioritura di numerose vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Fra i sacerdoti di questa terra benedetta il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ora voluto scegliere un suo collaboratore, nella persona di Mons. Aldo Cavalli, l'ha voluto elevare all'ordine episcopale e mi ha appunto inviato qui per imporgli le mani ed introdurlo nel Collegio dei Vescovi.

Anche Don Aldo ha ascoltato la voce del Maestro che lo chiamava dicendogli «Ti ho scelto, ti ho costituito, perché tu vada e porti molti frutti di bene». Cosi è diventato sacerdote di questa cara diocesi. Venticinque anni fa, ed esattamente il 18 marzo 1971, il compianto Mons. Clemente Caddi gli imponeva le mani nella Chiesa parrocchiale di S Biagio in Caprino Bergamasco. Ed egli diventava sacerdote, continuatore dell'opera salvifica di Cristo. Egli mise le mani all'aratro lavorando successivamente in vari campi di apostolato. Ora Cristo, Buon Pastore, gli chiede un servizio ancora in alto, conferendogli la pienezza del sacerdozio, con l'imposizione delle mani da parte mia e dei Vescovi qui presenti.

Come ci è ben noto dalle pagine della Rivelazione, Cristo affidò la continuazione della sua missione di salvezza al Collegio dei Dodici Apostoli, disponendo che dopo di loro altri ne proseguissero l'opera. Al Collegio degli Apostoli assistiti dagli anziani, successe così il Collegio dei Vescovi, assistiti dai presbiteri.

In tale collegio episcopale verrà oggi annoverato il caro Don Aldo. Egli oggi riceve una grazia speciale che lo renderà idoneo a compiere il suo servizio ecclesiale, nel grado più alto dell'Ordine sacro, qual è quello dell’Episcopato. È vero che egli non eserciterà il suo ministero in una chiesa particolare come Vescovo residenziale, o Coadiutore od Ausiliare. Egli è chiamato infatti a cooperare con il Sommo Pontefice nel suo ufficio di Pastore della Chiesa universale. Si tratta però sempre della stessa missione pastorale, quale è tipica di ogni Vescovo nella Chiesa, e cioè della missione di insegnare, santificare e guidare il Popolo Santo di Dio. Sono questi i tre uffici propri di ogni Vescovo della Chiesa, ovunque questi sia chiamato a lavorare.

Il nuovo Vescovo svolgerà la sua missione come Inviato del Papa in due nazioni africane, Egli dovrà essere il sostegno e conforto di quei Vescovi ed assicurare una sempre più stretta unione di quelle Chiese particolari con la Chiesa di Roma. Egli manterrà poi un dialogo costruttivo e fecondo con quelle autorità civili, per procurare ai cattolici uno spazio necessario di libertà e assicurare una pacifica convivenza fra tutti i membri della comunità nazionale.

Come è noto, Giovanni Paolo II ha già visitato personalmente l'Angola e l'Isola di São Tomé nel giugno del 1992. Io stesso ebbi la fortuna di accompagnare il Santo Padre in tale visita e sono stato testimone della calorosa accoglienza riservatagli da quelle popolazioni.

In Angola, oltre alla capitale Luanda, il Papa ha visitato le altre due arcidiocesi del Paese, quelle di Huambo e di Lubango, come tre altre diocesi importanti, quelle di Cabinda, di Mbanza Congo e di Benguela.

Altrettanto commovente è stata la visita a São Tomé; in quell'isola accogliente ed ospitale vi è la più antica diocesi dell'Africa sub-sahariana, eretta da Papa Paolo III con Bolla del 3 novembre 1534. Fu un viaggio indimenticabile!

Ora quelle comunità cristiane saranno liete di ricevere il Rappresentante Pontificio, che porterà loro una rinnovata testimonianza della sollecitudine apostolica del Pastore della Chiesa universale.

Un'opera importante che dovrà compiere in Angola l'Inviato del Papa è quella della riconciliazione nazionale. Noi l'accompagneremo con la nostra preghiera e la nostra solidarietà.

In questi ultimi trent'anni l'Angola ha subito mutazioni rapide e profonde che hanno cambiato la fisionomia del Paese. Dopo la guerra coloniale, che aveva già falciato migliaia di vite umane, venne un altro conflitto che accentuò ancor più le sofferenze dì quel popolo. Con gli accordi firmati in Portogallo il 31 maggio 1991, sembrò sorgere un'aurora di pace. Ben presto pero, nel novembre 1992, ripresero i combattimenti che seminarono altre distruzioni e morti. Cessato il fuoco nel novembre del 1994, il Paese è rimasto ancora diviso da rivalità intestine.

In questi anni di prova, i Vescovi del luogo non hanno cessato di richiamare le fazioni in lotta a cercare vie d'intesa, per superare la grave crisi che segna la giovane storia di questa nazione indipendente.

Altrettanto ha fatto il Santo Padre nei messaggi rivolti agli angolani, durante la sua visita in quella Nazione. Arrivando all'aeroporto di Luanda, il 4 giugno 1992, le sue prime parole furono: «Vi porto la Buona Novella della riconciliazione e della pace. Il Paese sta vivendo momenti cruciali per la retta definizione del suo futuro. Che nessuno si scoraggi dinnanzi alle inevitabili difficoltà. Invito tutti, e in modo particolare i responsabili dei destini della Nazione, ad impegnarsi ognor più sul cammino della solidarietà, per una crescente cooperazione ed accettazione reciproca di tutti gli angolani. Angola, vengo a te con sentimenti di amicizia, di rispetto e di fiducia: che tu possa veder realizzato il tuo destino di Paese libero e fraterno » (Cfr Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XV, pagg 1705-1707).

Con questi stessi sentimenti l'Inviato del Papa si appresta a raggiungere quel lontano Paese africano. Come ogni ministro di Cristo, come ogni Vescovo della Chiesa Cattolica, egli cercherà di essere strumento di riconciliazione e di pace.

Come modello a cui ispirarsi, il nostro caro Don Aldo potrà rivolgersi all'indimenticabile figura del Nunzio Apostolico Angelo Giuseppe Roncalli, grande Servo di Dio che la Chiesa di Bergamo ha regalato alla Chiesa universale. Come è ben noto, il Papa Giovanni XXIII, prima di essere nominato Patriarca di Venezia e giungere poi al Supremo Pontificato, fu per lunghi anni Rappresentante Pontificio prima in Bulgaria (1925-1934) poi in Turchia e Grecia (1935-1944) ed infine in Francia (1945-1953).

Leggendo le note da lui lasciateci e degnamente raccolte nel volume Il Giornale dell'Anima, (Roma 1964) dal venerato e caro Mons. Loris Capovilla, ci si imbatte in una profonda spiritualità episcopale, tutta impregnata di amore a Cristo e alla Chiesa, tutta protesa a lavorare con pazienza, con sacrificio, con perseveranza, per la diffusione del regno di Dio.

Durante il ritiro spirituale per la sua ordinazione episcopale (avvenuta a Roma, nella Chiesa di S. Carlo al Corso il 19 marzo 1925), il Servo di Dio annotava. «La Chiesa mi vuole Vescovo per mandarmi in Bulgaria, ad esercitare, come Visitatore Apostolico un ministero di pace. Forse sulla mia via mi attendono molte tribolazioni. Con l'aiuto del Signore mi sento pronto a tutto » (Il Giornale dell'Anima, Roma 1965, 4 ed. pag. 246).

Questo è lo spirito soprannaturale che sempre ispirò il Servo di Dio Mons. Roncalli nelle sue varie missioni a Sofia, a Istanbul come a Parigi. Nominato Patriarca di Venezia dal Papa Pio XIII di v.m, egli scriverà nel suo diario: «Ora mi trovo in pieno ministero diretto delle anime. In verità ho sempre ritenuto che per un ecclesiastico la diplomazia così detta deve essere permeata di spirito pastorale, diversamente non conta nulla e volge al ridicolo una missione santa» (Ibidem, pag 336)

Ispirandosi alla nobile figura del Nunzio Roncalli, Mons. Aldo Cavalli si accinge ad iniziare la sua missione in terra africana. L'accompagneranno le preghiere e la solidarietà della cara comunità bergamasca, qui degnamente rappresentata dal suo venerato Pastore, Mons. Roberto Amadei, e da tanti sacerdoti e fedeli di questa terra benedetta.

L'accompagna, in particolare, la benedizione del Papa che l'ha scelto per tale servizio e che l'invia a Luanda, perche lo rappresenti e vi lavori intensamente, affinché quelle Chiese particolari vivano sempre unite al Successore de Pietro, in quell'unità ecclesiale che Cristo ha voluto per la sua Chiesa.

Sovente si dice che un Nunzio Apostolico è la voce del Papa. È certamente vero. Ma alla scuola del Servo di Dio Angelo Giuseppe Roncalli, Mons. Aldo Cavalli sarà anche il cuore del Papa, testimoniando presso le care popolazioni africane, ove è inviato, l'amore paterno di Giovanni Paolo II, Pastore della Chiesa universale.

Caro Don Aldo, questi sono i voti che formulo per te e per la tua missione apostolica, prima di importi le mani, insieme ai Vescovi presenti.

Che il Signore benedica il tuo ministero episcopale e lo renda sempre fecondo di bene.

Intercedano per te tutti i Santi e Sante del cielo, che ora invocheremo con il canto delle litanie. Vegli su di te Maria Santissima, la Regina degli Apostoli. Sia essa la stella luminosa del tuo Episcopato.


*L'Osservatore Romano 28.8.1996 p.4.

 

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