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OMELIA DEL CARDINAL ANGELO SODANO IN MOSCA, 
NOMINATO LEGATO PONTIFICIO PER LA DEDICAZIONE
 DELLA CHIESA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

Domenica 12 dicembre 1999

 

Cari Concelebranti, distinte Autorità,
fratelli e sorelle nel Signore,

In questo giorno di festa, vorrei dirigere a voi le parole che Gesù rivolse agli apostoli prima di sedersi a tavola per l'ultima cena:  Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22, 15).

In realtà, da molto tempo, anch'io avevo in animo di venire fra voi, fratelli e sorelle della città di Mosca, per celebrare la Santa Eucaristia e rinnovare in questa storica chiesa il sacrificio della croce.

Oggi la Provvidenza Divina mi ha concesso questa significativa opportunità. Sono, quindi, molto lieto di essere oggi fra voi e di consacrare nuovamente al Signore questo tempio che vi è tanto caro.

Insieme  a voi potrei cantare il Salmo 83: 
Quanto sono amabili le tue dimore, o Signore degli eserciti...

Beato chi abita la tua casa; sempre canta le tue lodi!

1. Il saluto e la benedizione del Papa

Con i sentimenti di esultanza appena descritti, mi trovo oggi in questa assemblea, portandovi il saluto e la benedizione del Papa Giovanni Paolo II che mi ha inviato come Suo Legato. Egli ben conosce la vostra fedeltà a Cristo ed alla Sua Chiesa, le terribili persecuzioni che avete dovuto subire e l'attuale determinazione di scrivere una nuova pagina nella storia della vostra comunità, guardando con fiducia verso l'avvenire.

A nome del Santo Padre, saluto specialmente il vostro amato Pastore, il caro Arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, con tutti i Sacerdoti suoi preziosi collaboratori ed i Seminaristi che qui si preparano con impegno al presbiterato.

Il saluto più cordiale e fraterno si estende poi, in modo particolare, al benemerito Nunzio Apostolico, l'Arcivescovo John Bukovsky, che tanto ha cooperato nel riportare al culto questo tempio. Con lui saluto tutti i Vescovi presenti, e le Delegazioni delle altre Comunità cristiane che hanno voluto unirsi alla nostra celebrazione.

2. Un giorno di gioia

Fratelli e sorelle, nella prima lettura è risuonato anche sotto le volte di questa memorabile dimora di Dio l'invito che cinque secoli avanti Cristo il sacerdote Esdra rivolgeva al popolo d'Israele, ritornato libero a Gerusalemme, dopo le dure prove dell'esilio a Babilonia:  Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza (Ne 8, 10).

Dopo aver sofferto la deportazione, gli israeliti celebrarono il rimpatrio per sette giorni, con rami di ulivo, di mirto, di palma e di altri alberi ombrosi (Ne 8, 15). Noi oggi, nell'inverno di Mosca, non potremo imitare il popolo ebraico in festa nella sua patria, ma canteremo ugualmente il nostro cantico di lode al Signore per tutti i benefici che ci ha concesso dopo gli anni durissimi della persecuzione.

Oggi più che mai, ognuno di noi può far suo il cantico di Maria:  L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio salvatore... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome... ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili (Lc 1, 46-55).

3. Una casa di preghiera

Nella seconda lettura, l'Apostolo S. Giovanni ci presenta la visione di una liturgia celeste, ove le preghiere dei santi salgono a Dio come il profumo dell'incenso posto sull'altare.

Il mio augurio, quest'oggi, è che questa chiesa, costruita dai vostri padri nel cuore di Mosca, all'inizio di questo secolo, sia sempre un luogo di devota preghiera, ove si adora Dio Onnipotente ed Eterno e Lo si ringrazia per i doni ricevuti, ove si elevano a Lui incessanti suppliche per tutte le nostre necessità.

Come leggiamo nel libro della Genesi, Giacobbe vide in sogno una scala che andava dal cielo alla terra, con gli angeli che vi salivano e scendevano, ed esclamò:  Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo (Gen 28, 17). Svegliatosi, egli prese la pietra che si era posta sotto il capo come guanciale, la eresse come una stele, e versò olio sulla sua sommità, dicendo:  Questa pietra... sarà una casa di Dio (Gen 28, 22).

Anche noi oggi consideriamo ogni tempio come un luogo santo, un luogo dell'incontro con Dio, una scala sulla quale il Signore scende verso di noi e noi possiamo salire verso di lui.
In ogni edificio dedicato al culto, vediamo così rappresentato il simbolo del cristianesimo, di Dio che discende verso l'uomo, perché l'uomo possa salire a Lui.

Per questo i cristiani amano e curano lo splendore delle loro chiese:  esse ci introducono nel cuore del mistero cristiano.

4. Un luogo di fraternità

Miei fratelli, nel Vangelo il Signore ci ha ricordato, infine, che la casa di Dio è anche la casa dell'amore fraterno. Abbiamo, infatti, ascoltato l'invito rivoltoci dal Maestro nel celebre sermone della montagna, allorquando ci disse:  Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono (Mt 5, 23-24).

Il luogo dell'incontro con Dio diventa così anche un luogo dell'incontro con l'uomo. La casa di Dio, Domus Dei, diventa così anche la casa dell'uomo, domus hominis. In essa i figli dello stesso Padre si sentono fratelli e si impegnano a vivere secondo tale ideale cristiano. Anche sulla porta di questa chiesa, che oggi dedichiamo al Signore, potremmo scrivere la frase che un giorno lessi in Italia, all'ingresso di una piccola cappella di montagna:  qui si entra per amare Dio, di qui si esce per amare gli uomini.

5. Conclusione

Fratelli e sorelle, al terminare queste mie parole, vorrei invitarvi a presentare al Signore le vostre preghiere per l'intercessione di Maria Santissima, l'Immacolata Madre di Gesù e di tutti i Santi. È il senso delle Litanie che fra poco canteremo. Maria Santissima è stata scelta dai vostri progenitori come titolare di questa bella chiesa. Dal Cielo la Madre di Cristo vegli sempre su di noi e ci guidi tutti all'incontro con Cristo, nella patria eterna del cielo.

Amen.

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