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OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO 

 PELLEGRINAGGIO DEI DEVOTI DI SANTA RITA DA CASCIA

Sabato, 20 maggio 2000

 

Cari Concelebranti, fratelli e sorelle nel Signore!

Il Grande Giubileo del 2000 sta richiamando a Roma folle di fedeli in preghiera, per celebrare il grande dono della venuta al mondo del Redentore e per rinnovare la propria fede in Cristo e nella Santa Chiesa, che ne continua l'opera fino alla fine dei secoli.

In questo devoto pellegrinaggio avete voluto inserirvi anche voi, devoti di Santa Rita, provenienti da Cascia, dall'Umbria e da varie regioni del mondo.

Qui siete voluti venire portando con voi le venerate spoglie della Santa, ricordando quel lontano 24 maggio del 1900, allorquando il Papa Leone XIII di v.m. l'elevava agli onori degli altari e la proponeva come modello di vita cristiana alle generazioni di questo secolo ed a quelle future.

1. Una presenza di Dio

Entrando in questa splendida piazza di S. Pietro, voi avere cantato l'inno della Santa:  "Ogni stagione del mondo / attraversa una notte / e l'uomo sempre si sente/ smarrito e bambino, / sente il bisogno di stelle, / segni d'amore nel cielo, / e il Signore le accende, / nel cielo lassù".

Santa Rita è un segno di quest'amore di Dio. La storia della Chiesa è segnata da tante figure meravigliose di uomini e donne, che sono diventate per noi una prova della potenza santificante della Grazia di Cristo ed un incoraggiamento a proseguire nel nostro cammino.

Questo è anche il messaggio che Santa Rita da Cascia da più di cinque secoli trasmette a tanti uomini e donne nell'Italia e nel mondo. È il messaggio della santità che può fiorire in ogni condizione sociale. È il messaggio della conformità totale alla Volontà di Dio, anche nell'ora del dolore.

2. L'abbandono in Dio

Nel Vangelo abbiamo ascoltato la parola di Gesù:  "Ogni tralcio che porta frutto il Padre mio lo pota, perché ne porti ancor più" (Gv 15, 2). La potatura a cui fu sottoposta la giovane Rita da Cascia fu molto profonda. Essa però si abbandonò totalmente nelle mani del Signore. Come è riportato nell'iscrizione dell'urna in cui riposa, "tucta allui se diete", tutta a Lui si diede. Per Gesù visse ed operò. Come il Crocifisso soffrì e perdonò, ricordando sempre le parole di Gesù in croce:  "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23, 34).

Questa fu la sua spiritualità come sposa e come madre. Questo fu il suo atteggiamento interiore nei lunghi anni - circa quaranta - passati nel Monastero di S. Maria Maddalena. Essa seppe ritrovare nella preghiera il respiro della speranza e nell'abbandono nelle mani di Dio Padre il segreto della sua serenità in ogni prova.

Così la vediamo di fronte all'uccisione dello sposo ed alla tragedia della peste che la priva dei suoi figli. Così la contempliamo nella pace del convento, in totale adesione alla volontà di Dio. Con Dante, la Santa avrebbe potuto ripetere:  "In sua voluntate è nostra pace".

3. Come in cielo

Nelle prime tre domande del "Padre nostro" Gesù ci ha invitato ad elevare il nostro sguardo verso il Padre:  al suo Nome, al suo Regno, alla sua Volontà, a quella sua volontà che deve attuarsi sulla terra, come essa si realizza nel cielo. S. Giovanni Crisostomo così commentava:  "perché la terra non sia diversa dal cielo" (omelia su S. Matteo 19, 5)!

Alla scuola di S. Agostino, la nostra Santa aveva imparato a vedere in Gesù il modello perfetto dell'adesione alla volontà del Padre. Leggiamo infatti, in S. Agostino, nel suo commento al "Padre nostro":  "Possiamo anche, senza offendere la verità, dare alle parole:  "sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra" questo significato:  sia fatta la tua volontà nella Chiesa come nel Signore nostro Gesù Cristo, sia fatta nella Sposa ciò che si è fatto nello Sposo, che ha compiuto la volontà del Padre" (De Sermone Domini in monte, 2, 6).

4. Le nostre rose

Cari devoti di S. Rita, siete qui convenuti per celebrare il vostro Giubileo. Molti hanno portato con sé anche una rosa, il fiore tanto caro alla nostra Santa e che ben rappresenta l'ideale della sua vita:  tutto per amore, solo per amore. Ma la rosa più bella che possiamo oggi portare con noi è quella del nostro amore a Cristo ed alla Sua Santa Chiesa. Sarà il frutto più bello del Giubileo.

Con questo spirito era venuta qui, presso la tomba di S. Pietro, la nostra Santa, insieme alle altre Agostiniane del suo convento, in occasione della canonizzazione di fra Nicola da Tolentino, il 5 giugno del 1446. Qui aveva rinnovato la sua fede e si era rinnovata nella preghiera. Sia così anche per tutti voi!

5. Conclusione

Ritornerete così alle vostre case portando con voi il ricordo di questa giornata luminosa, confortati anche dalla Benedizione del Papa, che presto sarà in mezzo a noi.

Il Papa Urbano VIII, che da Vescovo di Spoleto, aveva ben conosciuto l'irradiazione spirituale che proveniva dalla grande figura della religiosa di Cascia, l'aveva proclamata Beata il 1° luglio 1628. Il Papa Leone XIII la canonizzava poi agli albori di questo secolo, il 24 maggio del 1900.

Giovanni Paolo II si unirà fra breve alla nostra comune preghiera, affinché la grande Santa di Cascia continui ad intercedere per tutti noi, perché possiamo essere fedeli alla nostra vocazione cristiana, trasmettendo la fiaccola della nostra fede alle generazioni del Terzo Millennio. E così sia!

 

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