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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA 
PRESIEDUTA DAL CARDINALE ANGELO SODANO 
IN OCCASIONE DEL GIUBILEO DEGLI ISTITUTI 
CHE PROMUOVONO IL CULTO 
DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI CRISTO

Sabato 1° luglio 2000

 

La messa votiva del Preziosissimo Sangue ci addita il grande mistero della Redenzione. Dire sangue è dire vita. Fu il sangue posto sugli architravi a proteggere gli israeliti nel grande evento della loro liberazione. Ma ciò non era che figura di ben altro sangue, anticipazione di una salvezza definitiva. È in Cristo che questo mistero di sangue si realizza pienamente. Si compie su Golgotha e si rinnova nell'Eucaristia, dove il sangue dell'alleanza, versato per molti (Mc 14, 24) viene ripresentato al Padre e offerto da Cristo ai suoi fratelli come bevanda salutare:  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Gv 6, 54).

1. Il messaggio giubilare

Di questo sangue la Chiesa vive. Ad esso si sono ispirati i vostri fondatori, per leggere alla sua luce l'intero mistero cristiano. Sulle loro orme, voi oggi siete qui a riscoprire la forza del vostro carisma e a testimoniarlo alla Chiesa nel contesto dell'anno giubilare.

Quale rapporto possiamo scoprire tra questo evento ecclesiale e la vostra spiritualità?

Il Grande Giubileo celebra i duemila anni dalla nascita di Cristo. Di primo acchito, la connessione tra questo ricordo e la devozione al Sangue di Cristo potrebbe non essere evidente. Ma il rapporto c'è, ed è profondo. E non solo perché il sacrificio di Cristo inizia in qualche modo con la sua nascita stessa, ma anche perché il sangue non deve far pensare solo al sacrificio del Redentore, ma prima ancora alla sua umanità. Con una tipica espressione semitica, questa è indicata più volte nel Nuovo Testamento con il binomio "carne e sangue" (cfr Mt 16, 17; Eb 2, 14), binomio che lo stesso evangelista Giovanni usa nel Prologo, per indicare la realtà dell'uomo e mettere in evidenza che la salvezza viene non dall'uomo, ma da Dio, che ci rigenera in Cristo (cfr Gv 1, 13). Al tempo stesso l'evangelista sottolinea che è proprio questa realtà umana, nella sua concretezza di "carne e sangue", che Cristo ha assunto nell'Incarnazione:  Verbum caro factum est (Gv 1, 14).

2. Lo sguardo su Cristo

In effetti, dicendo che il "Verbo si è fatto carne", Giovanni vuol dire che ha preso integralmente la nostra umanità. L'ha fatta sua in tutto, fuorché nel peccato (cfr Eb 4, 15), assumendola in quella forma radicale e piena che è denominata con il termine di unione ipostatica.

Alla luce di questo principio si comprende perché la Chiesa abbia da sempre fatto oggetto di adorazione Gesù Cristo anche nelle dimensioni della sua natura umana. L'adorazione, per sua natura, si deve a Dio solo. Se adoriamo Gesù nella sua umanità, è perché questa umanità appartiene al Verbo. Il Verbo si è fatto carne:  in quel "si è fatto" c'è la densità di questa appartenenza, nell'unità piena e indissolubile tra la natura divina e quella umana, che pur restano distinte e inconfondibili. Su questa base il Concilio di Efeso poté esaltare Maria come la "theotòkos", la Madre di Dio. Nella stessa ottica sarà ritenuta legittima un'espressione ardita quale unus de Trinitate passus est:  uno della Trinità ha sofferto (cfr DS 401). In forza dello stesso principio si è sviluppato, nella spiritualità e nella liturgia, il culto all'umanità di Cristo. Com'è noto, ciò è avvenuto anche focalizzando alcuni tratti specifici di questa santa umanità:  donde il culto al Santo Volto di Cristo, al Sacro Cuore, alle Sante Piaghe, al Preziosissimo Sangue. Non si tratta ovviamente di sezionare Cristo, ma di onorarlo a partire da dimensioni che richiamano la sua intera umanità e rinviano alla sua Persona adorabile. Nel culto del suo Sangue, noi adoriamo il Figlio di Dio fatto carne, e attraverso Lui il nostro atto di adorazione raggiunge anche il Padre e lo Spirito Santo. Per quanto infatti solo del Verbo si deve dire che "si è fatto carne", è la gloria dell'intera Trinità che risplende nell'incarnazione, è la stessa gloria che rifulge nel sangue versato per la nostra salvezza.

3. L'umanità di Cristo ed i Santi

Ben lo hanno intuito, questo mistero, i nostri Santi. Con dono speciale di sapienza lo ha colto san Gaspare del Bufalo, che nel secolo scorso, qui a Roma e in Italia, fu grande apostolo della devozione al Preziosissimo Sangue. Nello stesso solco si posero la Beata Maria De Mattias fondatrice qui a Roma delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, il benemerito Sac. Tommaso Maria Fusco, fondatore dell'Istituto delle Suore della carità del Preziosissimo Sangue a Pagani, e gli altri vostri fondatori e ispiratori.

Essi sono eredi della lunga tradizione spirituale che ha messo al centro della devozione il Cristo nella sua umanità. Da s. Francesco di Assisi a s. Alfonso Maria dei Liguori che si fermano commossi a contemplare il Bimbo divino del Presepe, da s. Caterina da Siena che si inebria misticamente del Sangue redentore a s. Maria Margherita Alacoque apostola del Sacro Cuore, è una lunga catena di santi che sono stati attratti da qualche aspetto dell'umanità di Cristo, per risalire da esso all'altezza dell'incarnazione redentrice. Chi potrà mai esaurire la comprensione di questo mistero? Agli Efesini l'Apostolo Paolo augurava di poter "comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità" di quell'amore di Cristo "che sorpassa ogni conoscenza" (Cfr Ef 3, 17-19). Partire dal sangue di Cristo significa scegliere un percorso privilegiato di esplorazione del mistero di Cristo.

4. Il Sangue di Cristo

Se questo percorso impone innanzitutto un atto di fede nell'incarnazione, non c'è dubbio tuttavia che il segno del sangue rinvii soprattutto alla passione. Come si potrebbe dimenticare, pensando al sangue di Cristo, che esso è stato versato per la nostra salvezza? La Lettera agli Ebrei fa luce su questo mistero, ponendolo all'interno del disegno di Dio:  sine sanguinis effusione non fit remissio:  non c'è perdono, senza spargimento di sangue (9, 22). È un principio già emerso nell'antica alleanza, ma che trova il compimento in Cristo. In Lui - Dio fatto uomo - questo principio mostra il suo senso più vero e pieno, allontanando ogni immagine di un Dio spietato e vendicativo, e divenendo al contrario espressione perfetta del suo amore misericordioso. È questo aspetto che più di tutto ha caratterizzato la contemplazione dei vostri fondatori e alimentato il vostro carisma. Guardando al Cristo crocifisso, piagato e insanguinato, si contempla al vivo quell'amore di cui Cristo ha detto:  Nessuno ha un amore più grande di questo:  dare la vita per i propri amici (Gv 15, 13).

5. Il sangue dei cristiani

E amore chiede amore, come sottolineava S. Gaspare del Bufalo:  "Ovunque io volgo lo sguardo, o nella flagellazione, o nella coronazione di spine... non rammento né vedo che Sangue. Le piaghe dei piedi e delle mani, il capo coronato di spine, l'aperto divin Cuore... omnia ad redamandum nos provocant:  tutto ci spinge a riamarlo!" (Cfr Il mistero del sangue di Cristo e l'esperienza cristiana, a cura di A. Triacca, II, Roma 1987, p. 587).

È questo amore che ha prodotto i martiri. Chi si immerge nella contemplazione del sangue del Redentore, non può non sentire il desiderio di dare la vita per Lui, usque ad effusionem sanguinis. È rimasto celebre l'ardore col quale s. Ignazio di Antiochia, venendo a Roma a subire il martirio, supplicava i cristiani di questa Città perché non gli impedissero di rendere la testimonianza del sangue. Il martirio è il "filo rosso" - autentico filo di amore - che ha attraversato tutta la storia della Chiesa. Anche l'ultimo secolo ne è stato così segnato, da poter essere detto "secolo di martiri" e opportunamente il Papa ha voluto che il Grande Giubileo fosse l'occasione per raccogliere sistematicamente la memoria dei nuovi martiri, a edificazione della Chiesa del terzo Millennio. Vale anche per il domani il principio enunciato da Tertulliano: semen est sanguis Christianorum (Apologetico, 50).

6. L'audacia dell'amore

Il sangue di Cristo porta il nostro sguardo anche sull'umanità che egli ha amato e redento. Al pensiero che per tutti e per ciascuno Egli ha dato la vita, siamo invitati a riscoprire il valore sacro di ogni persona umana. E come non provare immensa amarezza, quasi facendoci eco del dolore di Cristo stesso, di fronte al triste spettacolo di un'umanità che, a duemila anni dalla sua nascita e dal suo sacrificio, è ancora un'umanità insanguinata, dove in tanti modi la vita umana è umiliata, insidiata, soffocata?

Cristo ha sofferto per l'uomo, ma continua a soffrire nell'uomo. È il messaggio esigente che ci ha lasciato nel vangelo, quando ci ha preannunciato che saremo giudicati sull'amore e ci verrà chiesto se concretamente abbiamo saputo incontrarLo e servirLo in chi ha fame o sete, in chi è nudo o malato o in carcere (Cfr Mt 25, 31-46). Voi ben lo sapete:  una spiritualità del sangue di Cristo non può non irradiarsi anche sul piano della fraternità. C'è bisogno più che mai di uomini e donne che, nel nome di Cristo, si pongano pienamente al servizio dei fratelli, con l'audacia di un amore che non calcola, pronti a spendersi nel dono della vita.

7. Il dono del sangue

Ho perciò apprezzato molto che abbiate voluto porre, in questo vostro incontro giubilare, un gesto significativo, qual è l'impegno ad essere donatori e donatrici di sangue attraverso l'associazione AVIS che partecipa a questa celebrazione. È un impegno che vuole essere espressione di un dono molto più grande, ma che, nella sua semplicità e concretezza, si pone tra quelle piccole e grandi cose di cui è fatta la civiltà dell'amore:  una civiltà che passa attraverso il contributo quotidiano di ogni uomo e donna ed ha la sua scaturigine ultima nel cuore di Cristo crocifisso, nel dono del suo sangue prezioso. Da questo incontro giubilare, cresca in voi "l'esigenza di riflettere in maniera sempre più viva... la carità divina, di cui il Sangue di Cristo è segno, espressione, misura e pegno", come disse lo scorso anno Giovanni Paolo II alle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo (Messaggio del 5 luglio 1999).

Nell'Eucaristia che celebriamo, nutrendoci del suo Corpo e del suo Sangue, il Signore confermi i vostri propositi e rinnovi il vostro entusiasmo di testimoni dell'Amore.

                                  

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