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DISCORSO DEL CARD. ANGELO SODANO 
ALL'INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA 
"HUNGARIAE CHRISTIANAE MILLENNIUM" 
ALLESTITA NEI MUSEI VATICANI

Martedì 9 ottobre 2001

Signor Presidente della Repubblica d'Ungheria,
Signori Cardinali,
Distinte Autorità ed Illustri Ospiti!

La felice circostanza odierna ci vede qui riuniti per inaugurare una pregevole Mostra, allestita per ricordare il Millennio cristiano della Nazione ungherese.

In primo luogo sento il dovere di porgere un deferente saluto a Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica Ferenc Mádl, e alla Delegazione governativa che l'accompagna. Saluto il Signor Ambasciatore Pál Tar, e gli illustri ospiti che hanno voluto partecipare a questo solenne atto. Il mio saluto si rivolge con affetto a Sua Eminenza il Cardinale László Paskai, Primate d'Ungheria, come agli Eccellentissimi Presuli che l'accompagnano e, attraverso di loro, ai fratelli nella fede che in terra magiara commemorano questo importante evento.

Ricordo con viva emozione la celebrazione eucaristica che, nel pomeriggio del 20 agosto dello scorso anno, ho presieduto, come Legato del Santo Padre, davanti alla Basilica concattedrale di Budapest. Né posso dimenticare gli incontri del sabato antecedente con lei, Signor Presidente della Repubblica, con il Primo Ministro, e le altre Autorità dello Stato. In quella occasione ricordavo come nel battesimo e nell'incoronazione di Vajk, al quale era stato dato il nuovo nome di Stefano, "il cristianesimo è entrato nella vita della Nazione, diventando come l'anima della sua cultura, promuovendo la dignità della persona umana, la sacralità della vita, il valore della famiglia e il senso stesso dello Stato".

La Provvidenza ha voluto che il millennio del popolo magiaro coincidesse con la celebrazione, nell'orbe cattolico, del Grande Giubileo del 2000. Si è trattato di una felice concomitanza. Essa sottolinea e pone in luce l'importanza delle ampie opportunità riservate alla Nazione ungherese nel suo rapportarsi alle proprie radici affinché possano anche in futuro recare frutti di civiltà e di spiritualità, come è avvenuto nei trascorsi dieci secoli.

Cari amici ungheresi,

la nascita del cristianesimo nel vostro bel Paese ebbe il suo momento paradigmatico quando Papa Silvestro II inviò a Vajk, figlio di Geza, la corona regale, divenuta il simbolo per eccellenza della Nazione magiara. Stefano, re santo ed apostolico, divenne (quasi ad indicare il significato stesso del suo nuovo nome cristiano) la corona della nobile nazione ungherese, offrendole una paternità e una discendenza ideale e spirituale che perdura sino ad oggi.

Da quegli inizi, mille anni fa, il cristianesimo in Ungheria ha conosciuto una mirabile fioritura di cultura e di santità, di arte e di ingegno, che si sono sviluppate in uno stretto e fecondo dialogo con la tradizione cristiana sia dell'Oriente che dell'Occidente, allora ancora uniti. Anzi, a questo ricco patrimonio spirituale il popolo ungherese ha offerto un forte e specifico apporto, grazie a santi e personalità ancor oggi ritenuti comune eredità del continente europeo e, più in generale, della civiltà umana. Il cristianesimo, perciò, è divenuto parte integrante dell'identità magiara, irrorando dei suoi molteplici rivoli tutte le dimensioni della vita della Nazione: legislazione, arte, cultura, poesia, ordinamento sociale e persino la sua specifica funzione di cerniera irrinunciabile tra mondo slavo, teutonico e greco-latino.

E che dire poi dei vincoli che hanno unito l'Ungheria alla Sede di Pietro, sin dagli inizi della sua costituzione politica e sociale? Le testimonianze storiche sono concordi nell'affermare che questi legami sono sempre stati strettissimi. L'Ungheria ha ricevuto dalla Sede Apostolica sostegno, comprensione e incoraggiamento, specie nei periodi difficili e drammatici della sua storia millenaria.

Leggendo in questi giorni, ad esempio, alcuni documenti di Papa Callisto III (1455-1458), scritti a Ladislao II, a Mattia Corvino, nonché a suo padre Giovanni, e ai maggiorenti della Strigonia, a quel tempo vero baluardo della cristianità in uno dei periodi più difficili e tragici per l'Europa, sono rimasto piacevolmente confermato nella consapevolezza dei reciproci legami esistenti tra il Successore di Pietro e il Popolo ungherese.

Signori e Signore,

nella mostra "Hungariae christianae millennium", che ci apprestiamo ad inaugurare, tutti potranno scoprire i tanti elementi di questo vincolo, come pure, e soprattutto, del profondo vigore che la fede cristiana ha impresso negli oggetti esposti, specchio d'anima di chi li ha progettati e realizzati.

Si tratta di manufatti rari e preziosi trasportati qui dall'Ungheria, per permetterci di comprendere come la nobile Nazione magiara, nonostante i tanti momenti di affanno sociale e politico, abbia vissuto in sintonia con la cultura europea, ed anzitutto con l'eredità cristiana.

Con uno sguardo d'insieme alla storia millenaria dell'Ungheria è possibile passare in rassegna i vari eventi, compiendo un viaggio nel tempo verso l'animo di questo popolo cristiano, che ha arricchito l'intera storia europea con la sua preziosa e insostituibile presenza.

Formulo l'augurio a quanti avranno modo di accostarsi alle memorie storiche di questo popolo fiero e mite, che possano ascoltare, attraverso le testimonianze qui esposte, il canto di vita che da essi promana. Ringrazio cordialmente il Governo dell'Ungheria, la Comunità cristiana di quella Nazione, l'Em.mo Cardinale Edmund Szoka, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il Dott. Francesco Buranelli, Direttore reggente dei Musei Vaticani e quanti, a vario titolo, si sono adoperati per l'allestimento di un così significativo evento culturale.

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