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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. GIOVANNI ANGELO BECCIU 

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO

Pattada, Sassari - Sabato, 1° dicembre 2001

 

Venerati Confratelli, distinte Autorità, cari fedeli di Pattada!

È giunta l'ora solenne dell'Ordinazione episcopale del nostro caro Don Giovanni Angelo Becciu. In ossequio alle norme stabilite dal Pontificale Romano, prima di procedere al sacro rito dovrei illustrarne brevemente il senso. Veramente non è facile riassumere in poche parole la misteriosa realtà di un Sacramento. In breve, possiamo dire che è un Sacramento che conferisce all'eletto una facoltà ed una grazia speciale per poter guidare, come buon Pastore, il Popolo di Dio.

1. La missione episcopale

Nel Vangelo abbiamo ascoltato la parola del Signore, che si è presentato a noi come il Buon Pastore, un Pastore che conosce e ama le sue pecore, un Pastore che è disposto a dare la sua vita per salvarle.

È questo il profilo del Vescovo, che la Chiesa sempre propone ad ogni ordinando, invocando poi su di lui la grazia per essere fedele a tale ideale.

Ovunque sia destinato, un Vescovo è sempre Pastore della Chiesa Santa di Dio. Questo è il suo carisma. Questo è l'incarico che Cristo affidò a Pietro:  "Pasci i miei agnelli... pasci le mie pecorelle" (cfr Gv 21, 1. 15-17). Questo è il compito che, secondo le parole della prima Lettera di Pietro, gli Apostoli trasmisero ai loro immediati collaboratori, i "seniores":  "Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro:  pascete il gregge di Dio che vi è affidato... " (1 Pt 5, 1 ss.).

Non a caso, perciò, il rito dell'Ordinazione episcopale pone sulle labbra del Consacrante la bella preghiera:  "O Padre, che conosci i segreti dei cuori, concedi a questo tuo servo, da te eletto all'Episcopato, di pascere il tuo santo gregge e di compiere in modo irreprensibile la missione del sommo sacerdozio". Di tale compito è segno eloquente il pastorale, che viene consegnato al neo-consacrato ("baculum, pastoralis muneris signum") con la raccomandazione:  "Abbi cura dell'intero gregge, nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come Vescovo per reggere la Chiesa di Dio".

2. La missione del Nunzio

Fratelli e sorelle nel Signore, il nuovo Vescovo non è chiamato a svolgere la sua missione in una Chiesa particolare, ma entrando a far parte del Collegio episcopale, egli riceve dal Papa la missione di essere suo Inviato in Angola e in São Tomé e Príncipe, presso quei Vescovi e quelle autorità civili.

È sempre la stessa missione pastorale, anche se esercitata in forma diversa da quella degli altri Vescovi. È sempre la missione di Maestro, di Sacerdote e di Guida, in unione a quella esercitata dai Vescovi del luogo ed anzi a loro sostegno e conforto.

Fin dall'antichità, poi, i Romani Pontefici inviavano i loro Legati anche presso le autorità civili, per dare a Cesare ciò che è di Cesare ed intrattenere con i responsabili delle varie Nazioni un dialogo costruttivo e fecondo.

È questo un aspetto difficile del lavoro del Nunzio, così come lo è quello di ogni Pastore che deve operare nella realtà quotidiana, per assicurare alla Chiesa uno spazio necessario di libertà ed assicurare una pacifica convivenza fra tutti i membri di una comunità nazionale.

A tale riguardo, il Papa Giovanni Paolo II annotava in un suo celebre discorso sulla missione del Vescovo nel mondo d'oggi:  "Nell'adempimento della loro missione, i Vescovi vengono a trovarsi in relazione con le strutture della società e con i poteri che la reggono. È il campo dove sono impegnati a comportarsi secondo le norme evangeliche della libertà e della carità, seguite dagli stessi Apostoli. Vale in tutti i casi ciò che gli Apostoli Pietro e Giovanni dissero davanti al Sinedrio:  "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato" (At 4,19). In quelle parole è formulato chiaramente il principio di azione per i Pastori della Chiesa nei riguardi delle varie autorità terrene, valido per tutti i secoli" (Discorso del mercoledì 28 ottobre 1992).

3. In terra africana

Caro Don Giovanni Angelo, il tuo primo campo di lavoro pastorale sarà l'Angola. È una Nazione provata da tante lotte e divisioni, ma che guarda con fiducia verso il futuro. Ti sarà però di conforto il sapere che i cattolici del Paese sono impegnati in prima persona per animare il progresso spirituale e materiale di quelle care popolazioni.

Su una popolazione di quasi tredici milioni, i cattolici costituiscono ormai più della metà degli abitanti, divisi in quindici diocesi, guidate da Pastori buoni e zelanti.

Come è noto, il Cristianesimo giunse in Angola cinque secoli fa con la scoperta che fecero i navigatori portoghesi, spintisi fino al regno del Congo. L'opera di evangelizzazione fu però molto lenta e solo nel 1900 vi è stata una grande ripresa dell'opera missionaria.

Altrettanto si può dire delle isole di São Tomé e Principe. Là vi è la più antica diocesi dell'Africa sub-sahariana, eretta già dal Papa Paolo III, il Papa Alessandro Farnese, nel 1534. Lo sviluppo della comunità cattolica è però di data recente. In quelle isole la maggioranza è ormai cattolica, ben unita intorno al proprio Vescovo diocesano.

4. Ministro di riconciliazione

Oltre al lavoro direttamente pastorale, il Nunzio Apostolico dovrà continuare ad essere in quelle terre ministro di riconciliazione. La guerra coloniale aveva falciato migliaia di vite umane e provocato tante sofferenze in quel popolo. Con gli accordi per l'indipendenza, firmati in Portogallo il 31 maggio 1991, sembrava che potesse sorgere un'aurora di pace. Ma non fu così. Ben presto, nel novembre del 1992, ripresero le divisioni interne e si scatenarono feroci combattimenti. Nel 1994 cessò il fuoco, è vero, ma continuarono poi subito dopo le rivalità, che ancor oggi affliggono quel tribolato Paese.

In un momento di pace momentanea, nel giugno del 1992, il Papa Giovanni Paolo II si recò personalmente in Angola. Io stesso ebbi la fortuna di accompagnarlo in quella visita pastorale e sono stato testimone della calorosa accoglienza tributatagli da quelle popolazioni, assetate di pace.

In Angola, oltre alla capitale Luanda, il Papa visitò pure le altre due Arcidiocesi di Huambo e di Lubango, come le importanti diocesi di Cabinda, di Mbanza Congo e di Benguela. Ovunque il Papa non cessò di richiamare le fazioni in lotta a cercare delle vie d'intesa.

Già arrivando all'aeroporto di Luanda, il 4 giugno 1992, il Papa lanciava un messaggio che conserva tutto il suo valore:  "Vi porto la Buona Novella della riconciliazione... Angola, vengo a te con sentimenti di amicizia, di rispetto e di fiducia:  che tu possa veder realizzato il tuo destino di Paese libero e fraterno" (cfr Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XV, pagg. 1705-1 707).

Questo sarà anche il messaggio che il nuovo Nunzio Apostolico dovrà ripetere a tutta la gente angolana!

5. La benedizione del Papa

Caro Monsignore, parti sereno per la tua missione che ti attende. La grazia del Signore ti sosterrà nel tuo cammino. A tutti porta la benedizione del Santo Padre e l'assicurazione del suo continuo interessamento per il progresso materiale e spirituale dell'Africa intera.

Ti accompagnerà anche la solidarietà di tutti noi, Vescovi, sacerdoti e fedeli. Ti sarà sempre vicina la tua cara diocesi di Ozieri e la tua comunità di Pattada.

La Vergine Maria, Regina degli Apostoli, sia la stella luminosa che guidi i tuoi passi. "Iter para tutum", cantiamo nell'Ave Maris Stella. Sì, o Maria, prepara un cammino sicuro per il Vescovo Giovanni Angelo ed assistilo sempre nella sua missione apostolica. E così sia!

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