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DISCORSO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
DEI MINISTRI ITALIANO, L' ON. BETTINO CRAXI,
A SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II*

Lunedì, 3 giugno 1985

 

Santo Padre,
 
con lo scambio delle ratifiche testé concluso entra in vigore, nell’ordine della Chiesa e nell’ordine dello Stato, il nuovo sistema di rapporti fondato sugli Accordi del 1984 e sulle norme che regolano gli enti e beni ecclesiastici ed il sostentamento del clero cattolico predisposte l’anno scorso dalla Commissione Paritetica all’uopo nominata dalle Parti.

Si tratta di una riforma globale e complessa che trova il suo fondamento nella Costituzione della Repubblica e nelle solenni dichiarazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II circa la libertà religiosa ed i rapporti tra Chiesa e comunità politiche. Il cammino non è stato breve, ma il lungo procedimento ha consentito approfondimenti e riflessioni serene e consapevoli. In proposito, ho il dovere di ricordare l’opera degli Augusti Predecessori della Santità Vostra che vollero propiziare tale procedimento, incoraggiandolo in più occasioni; e devo anche sottolineare l’azione costante in favore della revisione del Concordato Lateranense svolta dai Presidenti del Consiglio italiani che mi hanno preceduto fin dall’ormai lontano 1967.

L’eccezionale presenza nella città di Roma, in autonomo e libero Stato, del Capo della Chiesa Cattolica rende particolarmente importante e solenne il rinnovo dei nostri patti concordatari. Di questo il Governo italiano è ben consapevole ed è lieto che il complesso negoziato abbia potuto concludersi con accordi e norme che sono state positivamente accolte dal Parlamento della Repubblica, dai vescovi e dal clero italiano, dai cattolici tutti.

Il nuovo sistema di rapporti tra Stato e Chiesa esalta la libertà religiosa e la libertà della Chiesa, definisce spazi di libertà, impegna al pieno rispetto della reciproca indipendenza e sovranità, segna la strada di una leale collaborazione per la promozione umana e per il bene del nostro Paese. Valorizza l’episcopato italiano in modo speciale e in settori importanti, come Vostra Santità ebbe a sottolineare in occasione della visita del Presidente Pertini. Supera l’antica concezione verticistica nel più ampio quadro del pluralismo sociale, politico e istituzionale, secondo lo spirito della Costituzione Italiana che prende in considerazione la persona umana non nella sua astrattezza e solitudine, ma nella effettiva realtà dei gruppi e degli interessi collettivi nei quali vive.

La persona umana è fondamento e misura della società e dell’ordinamento che da essa scaturisce. Essa deve dunque essere tutelata e garantita sotto tutti i profili, indipendentemente dalle idee, dalle condizioni economiche e sociali, al riparo da qualsiasi ombra di discriminazione. Ma abbiamo visto – è l’esperienza dei nostri anni – quanta insufficienza accompagni costantemente la più attenta azione riformatrice quando essa si collochi esclusivamente nei limiti della necessità sociale e dimentichi i valori propri dell’uomo, la sua individualità e la sua spiritualità, quando essa sia separata dall’affiato etico che i fatti costantemente ci ripropongono come valore vincente della storia degli uomini.

Più alti sentimenti, più larghe visioni devono animare i processi riformatori; ed è la consapevolezza di questa esigenza che oggi ci accomuna, che ci ha fatto ritrovare insieme ad abbattere i residui steccati della diffidenza e a proporci compiti di cooperazione e di collaborazione capaci di trarre dalle forze dello Stato e della Chiesa distinti e liberi, ma convergenti elementi propulsivi della promozione umana e civile.

Dati etici, lezione della storia, cognizione pratica, patrimonio comune della coscienza contemporanea, hanno reso possibili soluzioni consensuali del tutto nuove e certamente valide. Come scriveva Jacques Maritain nella introduzione al volume «I diritti dell’uomo», l’accordo degli spiriti «può avvenire spontaneamente, non su un comune pensiero speculativo, ma su un comune pensiero pratico, non sull’affermazione di una uguale concezione del mondo, dell’uomo e della conoscenza, ma sull’affermazione di uno stesso corpo di convinzioni concernenti l’azione».

A questo rispondono, Beatissimo Padre, molti documenti del Magistero della Santità Vostra, che affermano lo stesso primato della persona umana garantito dalla Costituzione della Repubblica e dai molti importanti Patti e Dichiarazioni internazionali sui diritti dell’uomo sottoscritti e resi esecutivi dal nostro Paese. Quello stesso primato sul quale si fonda – come afferma la Dichiarazione sulla libertà religiosa del Concilio Vaticano II – il diritto alla libertà religiosa per cui l’uomo deve essere immune da ogni coercizione affinché «in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito ad agire in conformità con essa».

Lo Stato italiano si è impegnato con sincerità e con lealtà per il raggiungimento dei nuovi accordi; sincerità e lealtà uniformeranno la sua azione nella loro traduzione pratica. Io non ho dubbi sui benefici che ne deriveranno alla Chiesa e allo Stato, alla cattolicità, ai cittadini italiani tutti.

L’Italia è oggi una società libera e tranquilla, serenamente impegnata in opere di maggiore benessere e di maggiore civiltà. Ma non abbiamo gli occhi chiusi per non vedere le incertezze della nostra vita, la povertà di milioni e milioni di esseri umani, gli enormi squilibri sociali che affliggono il mondo, il rischio di danni irreparabili, cosmici, che incombono sull’intera umanità. Albert Einstein avvertì lucidamente che la nostra generazione ha la responsabilità definitiva e l’ultima occasione per trasformare il terrore nella speranza.

Santo Padre,

c’è un lavoro enorme da svolgere, rispetto al quale sentiamo tutta la limitatezza delle nostre possibilità. Le nuove forze che gli Accordi raggiunti hanno liberato, gli spiriti di collaborazione che hanno suscitato, possono esserci di grande aiuto. Abbiamo il comune impegno per la pace, per la libertà dei singoli e dei popoli, per la difesa dei diritti umani ovunque siano offesi o messi a rischio; per l’elevazione e la promozione degli individui. Siamo tutti uomini di buona volontà; ed è in questo spirito di convinzione che celebriamo oggi il grande avvenimento dello scambio delle ratifiche, atto conclusivo di una nuova mèta di civiltà e di progresso raggiunta dall’intero popolo italiano.


*L’Attività della Santa Sede 1985, p.470-473.

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