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DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA LETTONE,
S.E.M. GUNTIS ULMANIS,
A SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II*

Giovedì, 17 marzo 1994

 

Sua Santità,

nei secoli gli Stati Baltici hanno spesso richiamato l’attenzione di altre nazioni. Anche oggi, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania si trovano ad un crocevia e le nazioni europee, incluso lo Stato della Città del Vaticano, rivestono un ruolo importante per il nostro futuro.

Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito rivoltoci da Sua Santità, Capo della Chiesa Cattolica Romana, a visitare il Vaticano e ad incontrarLa qui. Il popolo della Lettonia ricorda con affetto la Sua visita dello scorso anno a Riga e ad Aglona. I Suoi messaggi e le letture tratte dal Vangelo, pronunciati in lettone e nell’antica lingua della zona di Aglona, hanno dimostrato la buona volontà del Santo Padre e il suo profondo interesse per il popolo della Lettonia. La Sua visita, nel settembre 1993, è stata una fonte di grande ispirazione per la comunità cattolica della Lettonia che consta di 600.000 fedeli. Essa ha creato un’atmosfera di pace e stabilità nella società lettone e ha inoltre promosso l’armonia fra le varie Confessioni nel nostro Paese. Posso dire con certezza che Sua Santità ha motivato i nostri cattolici e luterani ad instaurare un più stretto rapporto di collaborazione che sta manifestandosi nello sviluppo congiunto di un programma di studi etico-religiosi per le scuole.

Sua Eccellenza l’Arcivescovo Janis Pujats, Metropolita della Chiesa Cattolica Romana in Lettonia, e le autorità dello Stato hanno molto apprezzato le azioni intraprese da Sua Eccellenza Aija Odina, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Lettonia presso la Santa Sede. Il rinnovamento delle relazioni diplomatiche fra lo Stato Città del Vaticano e la Repubblica di Lettonia ha migliorato notevolmente la cooperazione bilaterale e noi auspichiamo la firma di un nuovo concordato fra lo Stato Città del Vaticano e la Repubblica di Lettonia.

La nostra società disgregata necessita grandemente di aurore per il prossimo, di moralità e di buona volontà, tutti valori cristiani. Oggi in Lettonia siamo molto preoccupati per il benessere sociale del nostro popolo. Dopo mezzo secolo di oppressione comunista, la Lettonia è tornata ad essere fra le nazioni autenticamente democratiche. Tuttavia, i repentini cambiamenti politici e sociali ci hanno messo di fronte a una grande sfida. Molti vecchi popoli vivono ancora in povertà, le famiglie giovani stanno lottando e, sfortunatamente, nascono pochi bambini. La Chiesa può offrire, come in effetti fa, un grande sostegno morale. Inoltre sono lodevoli le iniziative e le attività dei religiosi nell’esercito, negli ospedali e nelle carceri. I militari sono già nella guida di cappellani militari. Possano i difensori della nostra patria essere motivati dall’amore per i loro fratelli!

La Chiesa sta riconquistando il suo posto nella società e nello Stato. Sta restaurando le sue chiese e altre proprietà confiscate dal regime sovietico. Il ripristino della proprietà privata, un impulso all’economia di mercato e programmi di sviluppo sociale sono tutti segnali di un progresso lettone, ma attualmente riponiamo grandi speranze per una nostra salda integrazione europea. Nel nostro Stato, orientato alla democrazia, stiamo operando per instaurare rapporti sociali civili. È importante per noi che sia garantita la nostra sicurezza esterna. Stiamo basando quest’ultima su una politica estera pacifica e sulla cooperazione con le strutture di sicurezza internazionali ed europee. Non siamo assolutamente interessati a tracciare una linea di demarcazione fra l’Est e l’Ovest. Tuttavia, non possiamo permettere che un confine Est-Ovest divida di nuovo la nostra patria distrutta.

Sua Santità, lo scorso settembre a Riga ho potuto constatare la sua profonda comprensione delle questioni riguardanti l’evacuazione dai territori dei Paesi Baltici. Ora la Lettonia deve prendere difficili decisioni. Molte nazioni stanno aspettando con ansia il raggiungimento di un nostro accordo con la Russia. I nostri accordi influenzeranno il futuro sviluppo dei rapporti fra Lettonia e Russia. Innanzitutto saranno basati sul ritiro incondizionato delle truppe sovietiche dal territorio lettone, occupato nel 1940. Ora più che mai, la Nazione lettone, che ha a lungo sofferto, e io, in qualità di Presidente, abbiamo bisogno di credere che questi accordi verranno rispettati. Abbiamo bisogno del sostegno delle forze di pace internazionali, abbiamo bisogno della garanzia che, in seguito alla firma degli accordi, gli Stati Baltici non verranno più abbandonati e relegati con l’inganno in una sfera di influenza straniera e che la nazione non perderà il suo diritto di decidere sulle più importanti questioni riguardanti la sopravvivenza della nazione e dello Stato nazionale.

Sua Santità, mi permetta di ringraziarLa di nuovo per avermi ricevuto, per l’ascolto e il sostegno che ha dato alla Lettonia, rafforzando la fiducia, la fede e l’amore del nostro popolo verso l’onnipotenza della bontà.


*L’Attività della Santa Sede 1994 p. 233-235.

L'Osservatore Romano 18.3.1994.

 

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