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DISCORSO DI S.E. THOMAS KLESTIL,
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AUSTRIACA,
A GIOVANNI PAOLO II*

Venerdì, 25 novembre 1994

 

Santo Padre!

con grande gioia e gratitudine, la mia delegazione e io abbiamo ascoltato le cordiali parole di saluto che Lei ci ha rivolto. Esse sono un segno nuovo ed evidente di quella particolare unione e vicinanza che Lei, Santo Padre, dona da molti decenni alla mia patria e alla sua gente. E commovente sapere che a capo della Chiesa c'è un autentico amico dell'Austria.

Tuttavia questa unione esiste anche da parte nostra. Proprio in questi ultimi mesi e settimane, i cittadini dell'Austria si sono molto interessati alle condizioni di salute di Sua Santità e si rallegrano oggi per la rapida guarigione che ha anche reso possibile questo incontro.

Durante questo Pontificato, l'Austria ha avuto il privilegio di due visite pastorali [Austria 1983, Austria 1988]. Con immensa gioia i miei concittadini hanno appreso che Lei, Santo Padre, intende effettuare un'ulteriore visita. E oggi per me una grande gioia poterLe rivolgere, anche a nome del governo austriaco, l'invito a un nuovo incontro con il mio Paese. E il benvenuto!

Il cristianesimo ha forgiato in maniera decisiva la storia e lo sviluppo culturale dell'Austria. Lei, Santo Padre, ha sottolineato queste solide radici e anche il ruolo particolare che il nostro Paese svolge come creatore di accordo nel cuore del continente e ha definito l'Austria come «specchio e modello d'Europa».

Ed è sicuramente questa grande eredità cresciuta sul terreno della fede e délla storia, che permette oggi agli austriaci di credere in maniera così profonda nella forza apportatrice di pace dell'unione europea.

In quanto membro dell'Unione Europea, il nostro Paese prenderà parte con particolare impegno al creativo processo di rinnovamento di questo continente. Noi austriaci desideriamo contribuire ad abbattere qualsiasi barriera sociale e spirituale che sia stata eretta nei decenni della divisione e che non sia ancora stata superata. Inoltre vogliamo contribuire attivamente affinché anche i nostri vicini in Europa centrale e orientale possano essere parte integrante di un'Europa unita.

Noi austriaci siamo consapevoli del fatto che il raggiungimento di questa importante meta ha bisogno di molti sostenitori. Proprio la Chiesa si è dedicata in modo particolare all'opera di pacificazione europea, sapendo che la fede cristiana è per tutti in tutti i tempi un patrimonio inestinguibile dei popoli europei. Abbiamo visto in Lei, Santo Padre, sempre un'immagine e un propugnatore della nuova civiltà della riconciliazione e dell'effettivo aiuto reciproco senza i quali non si potrebbe neanche immaginare un'Europa realmente unita.

Proprio ora il nostro continente vive un periodo di grandi speranze e possibilità, ma anche di grande smarrimento e perplessità. In uno spazio ristretto sperimentiamo contemporaneamente l'avvento di un nuovo medioevo della libertà e della pace e il ritorno di nazionalismi radicali e di una violenza che svilisce l'uomo. La Sua voce, Santo Padre, ha dato a così tanti popoli afflitti dal dolore nuova speranza e forza, ultimamente a Zagabria e speriamo anche a Sarajevo. E la voce della pace, è la voce della giustizia, è la voce della compassione; noi tutti speriamo e preghiamo senza sosta affinché anche per i popoli dei Balcani il tempo della pace non sia più lontano.

L'Austria è orgogliosa dell'armonia che noi, anno per anno, possiamo scoprire nel messaggio papale per la Giornata della Pace e anche nell'instancabile impegno della Santa Sede per tutelare i diritti dell'uomo e la libertà di coscienza e di religione.

Il nostro scopo comune di apportare accordo e solidarietà non si è mai limitato ai confini di questo continente. E il servizio verso i perseguitati e i bisognosi ci ha visti uniti in molti territori di crisi della terra. Io sono profondamente convinto che il popolo austriaco non negherà la sua effettiva solidarietà anche'in futuro a alcun uomo bisognoso o smarrito.

Noi austriaci sappiamo che cosa significa aiutare nel bisogno. Nei momenti dolorosi della nostra storia abbiamo potuto sperimentare l'aiuto benefico degli altri.

In quei tempi bui abbiamo scoperto una nuova solidarietà che ha permesso al nostro Paese di diventare un luogo di stabilità e di pace interna. A ciò contribuisce sicuramente anche il rapporto armonioso fra la Chiesa cattolica e le principali forze politiche. Anche l'impegno ecumenico viene assunto dagli austriaci in modo particolarmente serio; la comprensione fra le Chiese cristiane e altre grandi religioni è esemplare. Al di là dei confini confessionali i rappresentanti delle comunità di fede in Austria sono diventati esortatori molto solleciti quando si tratta di una cultura di convivenza fraterna e di un rapporto con la creazione.

«Il compito, che la Chiesa deve svolgere nel mondo, non è politico, ma religioso e spirituale». Santo Padre, Lei ha pronunciato queste parole all'inizio della sua prima visita pastorale in Austria. Ora più che mai, l'Europa e il mondo hanno bisogno di basarsi su valori saldi e cuori sinceri. Per questo, Santo Padre oggi non voglio solo portarLe i cari saluti del popolo austriaco, ma anche farLe i migliori auguri per la Sua salute e per una lunga e benedica attività. Arrivederci a Vienna!


*L’Attività della Santa Sede 1994 p.895-896.

 

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