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  PREFAZIONE DEL SEGRETARIO DI STATO PIETRO PAROLIN
 AL VOLUME
"RIPENSARE IL FUTURO DALLE RELAZIONI"

 

«Roma sia sempre fedele alla sua vocazione e alla sua missione nella storia e nel mondo»: è quanto auspica Papa Francesco nell’autografo con cui si apre il libro donato a ricordo della visita in Campidoglio compiuta il 26 marzo. Si intitola "Ripensare il futuro dalle relazioni" e contiene i discorsi del Pontefice sull’Europa. 

 

Sono ancora vivide nella mia mente le prime parole che Papa Francesco ha pronunciato poco dopo la sua elezione, la sera del 13 marzo 2013: «Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo».[1] Non accadeva dai tempi di San Gregorio III, nell’VIII secolo, che un Romano Pontefice fosse nato fuori dall’Europa. D’improvviso l’Europa non sembrava più stare al centro. D’altronde, non era proprio l’elezione del Cardinale Bergoglio un segno dei tempi? Non era una chiara indicazione che — per usare un’immagine antica — la Chiesa era sempre più chiamata a guardare oltre “le colonne d’Ercole”? Oltre gli orizzonti di quell’Europa ove pure il cristianesimo si è sviluppato e donde ha preso le mosse per raggiungere le più remote regioni della Terra? Ci si poteva dunque facilmente domandare quale sarebbe stato l’interesse del nuovo Papa per l’Europa.

Ma Papa Francesco ama sorprendere sempre e ha mostrato fin da subito un’attenzione particolare per il Vecchio Continente, che nel corso degli ultimi anni è apparso più volte in affanno, costretto ad affrontare nuove crisi e sfide, lacerato da inedite divisioni laddove si sperava che non ce ne fossero più. Papa Francesco insegna che i momenti di crisi non sono ostacoli insormontabili. Al contrario, sono un tempo di opportunità.[2] Ne è stata una testimonianza eloquente il suo primo viaggio a Lampedusa, cuore del Mediterraneo e ponte fra le sue sponde travagliate, varco d’ingresso in Europa dei numerosi migranti che giungono dall’Africa in cerca di un futuro. Lampedusa è stata in questi anni il simbolo delle fatiche dell’Europa, della crisi della solidarietà europea, come anche il segno della speranza che il Vecchio Continente rappresenta oggi per molte persone che vivono in terre oppresse dalla fame, dalla povertà e dalla guerra.

Da lì, potremmo dire, prendono idealmente le mosse queste pagine, che raccolgono le cinque principali riflessioni che Papa Francesco ha offerto a rappresentanti della politica, dell’episcopato e della società civile europea, a partire dalla significativa visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa a Strasburgo il 25 novembre 2014. In tutte queste occasioni, il Papa ha colto la possibilità di rivolgere all’Europa una parola che fosse anzitutto di speranza.

Il lettore noterà da subito come il Papa non intenda mai offrire ragionamenti astratti. Egli mostra di aver sempre davanti a sé volti e situazioni concrete, le problematiche reali delle persone che incontra quotidianamente nelle sue numerose udienze. È da questi volti e incontri che nascono le sue riflessioni. Esse collocano sempre al centro la persona umana, con i suoi bisogni, i suoi legami, la sua dignità. Nello stesso tempo non si può essere indotti a pensare che il Papa intenda proporre soluzioni pratiche ai problemi che vanno via via ponendosi. Piuttosto, il contributo che egli desidera offrire è quello di aiutare a individuare l’orizzonte ideale entro il quale trovare linfa e vigore per affrontare le sfide del momento.

Per Papa Francesco l’Europa è chiamata a ritrovare se stessa, la sua anima, «quello “spirito umanistico” che pure ama e difende».[3] Ciò esige di “ripensare il futuro dalle relazioni”. Di fronte ad una diffusa idea individualista dell’uomo, a «una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale e antropologico, quasi come una “monade” (monás[4], il Papa propone una visione relazionale della persona, inserita in una comunità. Essa è «l’antidoto (...) a quella tendenza diffusa oggi in Occidente a concepirsi e a vivere in solitudine»,[5] al pensare la libertà come il dovere di essere sciolti da qualunque legame,[6] dando vita ad «una società sradicata priva di senso di appartenenza e di eredità».[7] Una tale visione apre la strada a «quella globalizzazione dell’indifferenza che nasce dall’egoismo, frutto di una concezione dell’uomo incapace di accogliere la verità e di vivere un’autentica dimensione sociale».[8] Papa Francesco fa invece appello ad una libertà responsabile[9], radicata nella verità e capace di dare vita ad una solidarietà di fatto.[10]

Nel richiamare questi fondamenti dell’Europa, il Papa evoca sovente i Padri Fondatori dell’Europa sorta dalle ceneri del secondo dopoguerra. Infatti «non si può comprendere il tempo che viviamo senza il passato, inteso non come un insieme di fatti lontani, ma come la linfa vitale che irrora il presente. Senza tale consapevolezza la realtà perde la sua unità, la storia il suo filo logico e l’umanità smarrisce il senso delle proprie azioni e la direzione del proprio avvenire».[11] Riandare al passato non è però inteso come un esercizio sterile. Dinanzi alla diffusa immagine di «un’Europa un po’ invecchiata e compressa, che tende a sentirsi meno protagonista in un contesto che la guarda spesso con distacco, diffidenza e talvolta con sospetto»,[12] Papa Francesco invita a guardare avanti e a «discernere le strade della speranza»[13].

Occorre allora recuperare la memoria dell’origine per «affrontare le sfide dell’oggi e del domani»,[14] poiché il rischio del nostro tempo è quello di essere smemorato, di perdere il senso delle proprie radici, di prediligere l’effimero dell’istante e smarrire dunque il suo orizzonte ideale. Papa Francesco mostra che senza consapevolezza dell’origine, si smarrisce pure il senso della meta e si finisce facile preda di marosi che disorientano. Si rende allora necessaria quella che íl Papa chiama una «trasfusione della memoria»,[15] che ispirandosi al passato inietta nuova linfa vitale nel futuro dell’Europa, donandole la capacità di dare vita ad «un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare».[16]

La lettura di queste pagine non può dunque che essere un incoraggiamento a recuperare quel «patrimonio ideale e spirituale»[17] che contraddistingue la storia dell’Europa e che fa di essa «una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente»,[18] prima ancora che «un insieme di regole da osservare, (...) un prontuario di protocolli e procedure da seguire».[19] In questo percorso, non può mancare íl contributo dei cristiani, chiamati ad «essere anima dell’Europa».[20] Essi non devono venir meno alla responsabilità storica di essere coscienza viva del Vecchio Continente, aiutando ad indicare la rotta da seguire e, soprattutto, testimoniando con la propria vita che si può e si deve lavorare per edificare una terra di solidarietà, di giustizia e di pace.


[1] Francesco, Primo saluto e Benedizione apostolica “Urbi et orbi”, 13 marzo 2013.

[2] Cfr. Francesco, Discorso ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, Sala Regia, 24 marzo 2017.

[3] Francesco, Discorso al Parlamento Europeo, Strasburgo, 25 novembre 2014.

[4] Ibid.

[5] Francesco, Discorso ai partecipanti alla Conferenza “(Re)Thinking Europe”, organizzata dalla Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea, 28 ottobre 2017.

[6] Cfr. Ibid.

[7] Ibid.

[8] Francesco, Discorso al Consiglio d’Europa, Strasburgo, 25 novembre 2014.

[9] Ibid.

[10] Francesco, Discorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, Sala Regia, 6 maggio 2016.

[11] Francesco, Discorso ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, cit.

[12] Francesco, Discorso al Parlamento Europeo, cit.

[13] Francesco, Discorso ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, cit.

[14] Ibid.

[15] Francesco, Discorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, cit.

[16] Ibid.

[17] Francesco, Discorso ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, cit.

[18] Ibid.

[19] Ibid.

[20] Francesco, Discorso ai partecipanti alla Conferenza “(Re)Thinking Europe”, cit.


(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIX, n.71, 27/03/2019)