VIDEOMESSAGGIO DEL CARDINALE PIETRO PAROLIN, A NOME DEL SANTO PADRE FRANCESCO, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA 2021 [Multimedia]
Eccellenze, È per me un onore salutarvi cordialmente, anche a nome del Santo Padre, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2021. Il tema scelto per questo anno, «Valorizzare l’acqua», ci invita a essere più responsabili nella tutela e nell’utilizzo di questo elemento tanto fondamentale per la preservazione del nostro pianeta. Senza acqua, in effetti, non ci sarebbe stata vita, né centri urbani, né produttività agricola, forestale e zootecnica. Ciononostante, questa risorsa non è stata curata con lo zelo e l’attenzione che merita. Sprecarla, trascurarla o inquinarla è stato un errore che continua a ripetersi anche ai nostri giorni. Non solo, ma anche nel XXI secolo, nell’era del progresso e degli sviluppi tecnologici, l’accesso all’acqua potabile e sicura non è alla portata di tutti. Il Santo Padre ci ricorda che l’acqua «è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale ...[...] condizione per l’esercizio degli altri diritti umani » (Enciclica Laudato si’, n. 30); un bene a cui tutti gli esseri umani, senza eccezione, hanno diritto di accedere in maniera adeguata, così da poter condurre una vita dignitosa. Pertanto «questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità » (Ibidem). A questa triste realtà si aggiungono oggi gli effetti nocivi del cambiamento climatico: inondazioni, siccità, aumento delle temperature, variabilità repentina e imprevedibile delle precipitazioni, disgeli, diminuzione delle correnti dei fiumi ed esaurimento delle acque sotterranee. Tutti questi fenomeni pregiudicano e abbassano la qualità dell’acqua e, di conseguenza, impediscono una vita serena e feconda. A questo stato di cose contribuiscono anche la diffusione della cultura dello scarto e la globalizzazione dell’indifferenza, che portano l’uomo a sentirsi autorizzato a saccheggiare e a depredare il creato. Senza dimenticare l’attuale crisi sanitaria, che ha aumentato le disuguaglianze sociali ed economiche esistenti, mettendo in evidenza il danno causato dall’assenza o dell’inefficienza dei servizi idrici tra i più bisognosi. Pensando a quanti oggi sono privi di un bene così sostanziale come l’acqua, come pure alle generazioni che ci succederanno, invito tutti a lavorare per porre fine all’inquinamento dei mari e dei fiumi, delle correnti sotterranee e delle sorgenti, attraverso un’opera educativa che promuova il cambiamento dei nostri stili di vita, la ricerca della bontà, la verità, la bellezza e la comunione con gli altri uomini in vista del bene comune. Che siano questi gli elementi che determinano le scelte del consumo, del risparmio e degli investimenti (cfr. San Giovanni Paolo II, Enciclica Centesimus annus, n. 36). «Valorizzare l’acqua», come recita il tema di quest’anno, significa, pertanto, modificare il nostro stesso linguaggio. Invece di parlare del suo “consumo”, dobbiamo riferirci al suo “uso” sensato, in funzione dei nostri bisogni reali e rispettando quelli degli altri. «Se qualcuno possiede acqua in avanzo, e tuttavia la conserva pensando all’umanità — ci dice il Santo Padre — è perché ha raggiunto un livello morale che gli permette di andare oltre sé stesso » (Enciclica Fratelli tutti, n. 117). Se vivremo con sobrietà e metteremo al centro dei nostri criteri la solidarietà, utilizzeremo l’acqua razionalmente, senza sperperarla inutilmente, e potremo condividerla con quanti ne hanno più bisogno. Per esempio, se proteggiamo le paludi, riduciamo le emissioni di gas ad effetto serra, permettiamo l’irrigazione ai piccoli agricoltori e miglioriamo la resilienza nelle zone rurali, le comunità a basso reddito, che sono le più vulnerabili per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, ne trarranno beneficio e usciranno dal loro stato di prostrazione e abbandono. «Valorizzare l’acqua» può significare anche riconoscere che la sicurezza alimentare e la qualità dell’acqua sono intimamente collegate tra loro. Di fatto, questa risorsa svolge un ruolo essenziale in tutte le fasi dei sistemi alimentari: nella produzione, nella lavorazione, nella preparazione, nel consumo e, in parte, anche nella distribuzione degli alimenti. L’accesso all’acqua potabile e alla depurazione adeguata riduce il rischio di inquinamento degli alimenti e di diffusione delle malattie infettive, che incidono sullo stato nutrizionale e sulla salute delle persone. Molte, se non la maggior parte, delle patologie provocate da alimenti hanno di fatto la loro origine nella cattiva qualità dell’acqua utilizzata nella loro produzione, lavorazione e preparazione. Per garantire il giusto accesso all’acqua è di vitale urgenza agire senza indugio, per porre fine una volta per tutte al suo spreco, alla sua mercificazione e al suo inquinamento. È più che mai necessaria la collaborazione tra gli Stati, tra il settore pubblico e quello privato, come pure la moltiplicazione delle iniziative da parte degli Organismi intergovernativi. Sono altresì urgenti una copertura giuridica vincolante, un sostegno sistematico ed efficace, affinché in tutte le zone del pianeta giunga, in quantità e qualità, l’acqua potabile. Affrettiamoci pertanto a dare da bere all’assetato. Correggiamo i nostri stili di vita, così da non sperperare né inquinare. Diventiamo protagonisti di quella bontà che portò san Francesco d’Assisi a definire l’acqua come una sorella «la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta» (Cantico delle creature: FF 263). Sono propositi che affido all’Onnipotente affinché ci aiuti a portarli a termine dando il meglio da parte nostra.
da L'Osservatore Romano, Anno CLXI n. 65, lunedì 22 marzo 2021, p.6 |