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PENITENZIERIA APOSTOLICA

OMELIA DEL CARD. JAMES FRANCIS STAFFORD

Fatima 13 luglio 2006 

 

La spiritualità dell’uomo e della donna sposati si basa sul fatto che questi vivano in accordo con lo Spirito Santo. La mia omelia vuole prendere in esame proprio questo tipo di vita coniugale in sintonia con lo Spirito. Lo svilupperò in tre parti: 1) spiritualità coniugale basata sul mistero del Verbo Incarnato, Gesù Cristo, lo sposo della Chiesa; 2) l’archetipo della spiritualità coniugale è la relazione di Cristo con la Chiesa; 3) la concreta realizzazione di questo mistero si può riscontrare nel matrimonio della prima coppia beatificata dalla Chiesa: Luigi e Maria Quattrocchi.

1) La spiritualità coniugale si basa sul mistero del Verbo Incarnato, Gesù Cristo, il Suo matrimonio con la Chiesa. Il fulcro di questa prima lettura, tratta dal libro della Genesi ripetuta ed approfondita poi, nella lettura tratta dall’Epistola agli Efesini, “ed i due formeranno una carne sola”. Questo mistero è davvero profondo ed è mia opinione che si riferisca a Cristo e alla Chiesa.” Qui San Paolo illumina il mistero della comunione di Cristo con i “santi” della Chiesa, cioè un segno nuziale: ‘una carne sola’ dell’uomo e della donna. Qui ci viene indicato che la “nuzialità” è un essenziale proprietà d’amore. Lui insiste sul fatto che il mistero dell’Incarnazione ha una logica particolare. Ciò significa che il Dio invisibile è  stato reso visibile attraverso una genuina rivelazione di se stesso nel mondo dell’uomo e della sua storia. Nella prima prefazione del Natale si comunica la bellezza di Dio nella rappresentazione di sé mediante l’Incarnazione, “Mediante il mistero del Verbo incarnato, la nuova luce della tua lucentezza ha brillato negli occhi della nostra mente, rendendo Dio visibile, e noi potremmo essere rapiti ed innalzati da questo nell’amore invisibile delle cose”.

2) L’archetipo della spiritualità coniugale è rivelata nella relazione di Cristo e la Chiesa. San Paolo usa la forma dell’amore degli sposi, illustrata nella Genesi “il piano del mistero nascosto per anni in Dio” (Efes. 3:9). In questo contesto lui si riferisce al sacramento nuziale di Cristo con la Sua Chiesa. Cristo è lo sposo e la Chiesa è la Sua sposa. Il mistero della logica nuziale di Gesù e della Chiesa comporta che l’uomo cristiano e la donna cristiana siano uniti nel sacramento del matrimonio come marito e moglie ed abbiano una relazione distinta e personale l’uno con l’altra. Negli scritti dei profeti, nella sapiente letteratura ebraica e nei salmi, la caratterizzazione di Israele come ‘sposa’ rimaneva un’immagine principalmente etica e giuridica.

Nel Nuovo Testamento, inoltre, questa caratterizzazione viene alterata radicalmente dall’Incarnazione del Verbo: il carattere della ‘sposa’ si basa ora completamente sull’ ”essere una carne”, del Verbo Incarnato (“Una persona in ogni natura. Una Persona in utraque natura”- Sant’Agostino). Sant’Agostino insiste sul fatto che la natura umana assurge all’unione personale con la Parola eterna nel preciso momento in cui viene creata. La sua natura umana è stata creata dall’assunzione precisa (ipsa assumptione) in modo tale che  “dal momento in cui ha iniziato ad essere uomo, niente altro che il Figlio di Dio è diventato uomo”.

Quindi la ‘sposa/chiesa’ disegna la sua origine ed identità dalla natura umana di Cristo. Perché il Verbo ha assunto in sé la “condizione di servo”, ed il soggetto ‘la sposa/chiesa’, insieme con il battezzato, in qualsiasi forma e modo sia stata ricevuta tale rivelazione, secondo un proprio modo particolare, comunque quest’incarnazione deve necessariamente essere analoga all’incarnazione del Verbo di Dio.

Nella prima lettura abbiamo ascoltato che al principio della storia umana esisteva una natura creata con un’unica corrispondenza: un uomo ed una donna. Quindi l’origine umana datum  non era identità ma relazione. Quando ad Adamo fu presentata Eva, lui vide bellezza, verità e bontà in lei e cantò la sua prima canzone d’amore: “Questa alla fine è osso delle mie ossa e carne della mia carne; lei sarà chiamata Donna perché è stata presa dall’uomo.”

Conseguentemente, l’uomo non deve rassegnarsi ad un universo che è sordo alla musica ed indifferente alle sue speranze, alle sue sofferenze o ad i suoi crimini. Non può essere definito in termini di progresso materiale, si sta scoprendo il dolore e la costernazione che costituiscono il prezzo per il progresso ma rappresentano la morte dello spirito. L’universo non è semplicemente evoluzione; non ci si può basare sulla sopravvivenza del più adatto all’economia globalizzata. L’universo non è brutale e senza speranza, non è più simile ad un campo di battaglia che ad un’orchestra. Il fatto che vi siano stati all’inizio, un uomo ed una donna soli, rende credibile la visione nuziale della fine che è realmente l’inizio.

“Ho visto la città santa, la nuova Gerusalemme, venire fuori dal paradiso, da Dio, preparata come una sposa adornata per il suo sposo, ed ho sentito una gran voce dal trono che diceva, ‘Contempla, la dimora di Dio è con gli uomini’” (Rev. 21; 2-3).

3) Sulla concreta realizzazione di questo mistero si fonda il matrimonio della prima coppia che sia stata mai formalmente beatificata dalla Chiesa: Luigi e Maria Quattrocchi. Si può constatare questa realtà del significato dell’inizio realizzato nel matrimonio cristiano. Penso alla bontà, verità e bellezza rivelata nella relazione del Beato Luigi Beltrame Quattrocchi e della Beata Maria Beltrame Quattrocchi. Nel 2001 la Romana Chiesa Cattolica beatificò per la prima volta nella sua storia, una coppia sposata. La Chiesa ha considerato la coppia Quattrocchi una straordinaria testimone del profondo mistero che costituisce il sacramento del matrimonio. Quindi questa moderna coppia italiana è stata promossa ai ranghi di “Beato” - uno gradino formale della santità - dopo essere stata ritenuta un modello “della spiritualità cristiana, (i quali) hanno vissuto eroicamente il matrimonio e la famiglia.

Giovanni Paolo II disse in occasione della loro beatificazione nel 2001: “Care famiglie, oggi assistiamo ad una singolare confermazione che il sentiero alla santità, seguita insieme, come coppia, è possibile, è bella, è straordinariamente piena di frutti ed è fondamentalmente per il bene della famiglia, della Chiesa e della società”. Incoraggiò specialmente quelle coppie, che sperimentano il dramma della separazione, della malattia o della morte di un figlio. L’unica precedente coppia sposata che ha dato inizio a tale status furono i martiri Aquila e Prisca, che divennero santi nei primissimi tempi del Cristianesimo, prima che fosse stabilito la necessità di un processo formale di beatificazione.

I Beltrame Quattrocchi entrambi sono nati nel 1880. Si sposarono nel 1905 e vissero sempre a Roma. Ebbero quattro figli, tre dei quali divennero religiosi. Due loro figli furono ordinati sacerdoti. Una delle  loro due figlie divenne suora. I due sacerdoti hanno concelebrato con il pontefice alla Messa celebrata per la beatificazione dei loro genitori, ed anche la quarta figlia ha servito durante questa celebrazione. Se quest’ultima, la più giovane, avesse abbracciato una vita religiosa, Luigi e Maria avevano deciso di consacrarsi essi stessi. Dei giornali hanno riportato quello che i figli hanno detto, ovvero che la coppia aveva deciso, dopo 20 anni di matrimonio, di dormire in letti separati, di vivere come fratello e sorella per altri 26 anni. Luigi morì nel 1951, era un avvocato che ha lavorato per il governo, per le banche e fu attivo in molti gruppi cattolici. Nel 1939 Dino Grandi, italiano, ministro della giustizia sotto Mussolini, offrì a Luigi l’alta carica di Avvocato Generale dello Stato italiano. Lui rifiutò perché non voleva che il suo nome fosse associato con la gerarchia fascista. Sua moglie, deceduta nel 1965, fu un’insegnante ed una scrittrice. Durante la I guerra si prese cura di alcuni soldati e successivamente studiò per diventare infermiera e accompagnò tanti invalidi nei loro viaggi verso mete come Lourdes, in Francia.

“La nostra era una famiglia normale che cercava di vivere le relazioni su di un piano altamente spirituale”, ha detto in occasione di un’intervista, Don Tarcisio Beltrame Quattrocchi, uno dei quattro figli. Inizialmente la coppia appoggiò il regime fascista ma successivamente ne prese le distanze ed aprirono la loro casa a coloro che combattevano contro di esso, a volte hanno prestato i vestiti sacerdotali dei propri figli per aiutare i partigiani a scappare dai controlli delle forze naziste. I ricordi nel dettaglio delle beatificazioni sono iniziati soltanto ad essere tenuti conservati 5 secoli fa. Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi sono stati il 1273esimo e la 1274esima cattolici ad essere beatificati dal pontefice.

Alla luce di quanto detto desidero esprimere esplicitamente la caratteristica del matrimonio cristiano che è, in un certo senso, come ha scritto il Cardinale Angelo Scola, fondamentale per il legame sacramentale, che unisce l’uomo e la donna nel legame nuziale: la sua indissolubilità. Una delle visioni di Ezechiele (37:15) è  stato fondamentale per me, per comprendere il matrimonio. Fa riferimento al simbolo dei due bastoni di legno separati che sono fatti dall’intervento miracoloso di Dio. Questa azione divina simbolizza il miracolo di Dio per unire Israele e Giuda ancora in unica nazione. Negli anni, questa visione  ha costituito per me, un’interpretazione centrale del dono che  Dio  fa, donando la comunione indissolubile tra marito e moglie nel matrimonio. Il matrimonio, in quanto sacramento, è indissolubile soltanto perché esso è partecipazione nella totale ed irrevocabile comunione di Gesù, sposo della Chiesa, sua sposa.

Per l’uomo e la donna che celebrano il matrimonio cristiano, le implicazioni sono chiare. Entrambi devono sentirsi coinvolti nella trasfigurazione di ciò che, dapprincipio è essenzialmente una sorte di amore che coinvolge emotivamente e fisicamente, eros, poi si trasforma in una sorte di amore che conosce se stesso che viene coinvolto dall’amore empatico di Dio, agape.

Vorrei concludere con una magnificente  intuizione di Papa Benedetto XVI sul sacramento del matrimonio. Scrive nella sua Enciclica, Deus Caritas Est, “in un orientamento fondato nella creazione, l'eros rimanda l'uomo al matrimonio, ad un legame caratterizzato da unicità e definitività; così, e solo così, si realizza la sua intima destinazione. All'immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l'icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell'amore umano” (12).

 

J. Francis Cardinal Stafford
Penitenziere Maggiore

  

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