Visioni ed Estasi Capolavori dell'arte europea tra Seicento e Settecento |
Gian Lorenzo Bernini (attribuito) - (Napoli, 1598 - Roma, 1680) Testa di Santa Teresa d'Avila 1647 Terracotta, 30 x 18 x 11 cm - Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia Il bozzetto della Testa di santa Teresa d'Avila è da riferire al grande gruppo marmoreo con l'estasi della santa scolpito dal Bernini per la cappella Comaro nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. L'opera fu commissionata dal cardinale Federico Comaro (1579-1653), figlio del doge Giovanni ed appartenente ad una delle famiglie veneziane più antiche che aveva dato alla Chiesa sei cardinali.La terracotta di Palazzo Venezia rappresentante il volto di Teresa segnato da dolcissimo dolore, spirituale ed al tempo stesso fisico, caratterizzato dai grandi occhi sui quali gravano pesanti palpebre e dalla bocca dischiusa - è da considerare uno studio assai prossimo alla realizzazione finale in marmo e stupisce per l'assoluta identità con essa nelle dimensioni e in ogni particolare; poiché non sembra essere stata adoperata come modello per scolpire il marmo da parte del Bernini o dai suoi aiuti (mancano i consueti punti di riferimento per il trasferimento), è da ipotizzare che fosse stata apprestata per verificare, direttamente sopra l'altare, le dimensioni da assegnare alla statua di Teresa e per controllare sul volto il ricercatissimo gioco delle luci nella complessa regia della "machina" e dei molti elementi che concorrono alla decorazione della cappella. Il gruppo del Bernini, librato sull'altare, evoca il rapimento mistico della santa, che giace riversa nella soavità della sofferenza mentre l'angelo sorridente si appresta a ferirla nuovamente: la grande scultura, poetica nella difficile sintesi dei vari momenti e degli effetti contrastanti, è una sincera e puntuale traduzione figurativa delle parole di Teresa: "Dio volle che io vedessi alla mia sinistra un angelo sotto forma corporea...avea in mano un lungo dardo d'oro, dalla cui punta di ferro usciva una fiamma. Mi colpì tosto il cuore fin nelle fibre più profonde, e mi parve che, nel ritirarlo, ne portasse con sé dei lembi... Il dolore era tanto vivo da strapparmi dei gemiti, ma la soavità che l'accompagnava era tanta che non avrei voluto che quella sofferenza mi fosse tolta ... Questa sofferenza non è corporea, ma spirituale, benché il corpo non vi sia del tutto estraneo... |